LIVORNO. «Sconcerto e grande preoccupazione per l’inaugurazione del terminal riservato ai crocieristi in via Cogorano». Lo scrive l’associazione “Porto pulito”, i cui attivisti ieri mattina erano fuori dal “City cruise terminal” per protestare e chiedere di «spegnere i motori».
«Contrariamente a quanto annunciato sul Tirreno dall’assessora al traffico Giovanna Cepparello – scrivono dal comitato – la chiara conseguenza sarà quella di far convergere ulteriore traffico veicolare in un’area densamente abitata e già congestionata, aggravando una situazione ambientale insostenibile per i residenti. Sono stati conteggiati anche 12 grandi mezzi (navette o shuttle bus che dir si voglia) contemporaneamente in fila in via Cogorano, che impegnavano gli spazi di fermata delle autolinee pubbliche e ostacolavano il transito da e per piazza e via Grande. Una situazione critica già segnalata da anni dal vigente piano urbano di mobilità sostenibile, che non a caso prevede esplicitamente una diversa collocazione del traffico crocieristico. Riguardo agli impatti ambientali Cepparello cita l’ordinanza di oltre un anno fa che imponeva alle navette di spegnere i motori dopo tre minuti di sosta, sostenendo che grazie a questo provvedimento la situazione sarebbe migliorata. Non è affatto così: lo scorso settembre i volontari dell’associazione hanno compiuto una verifica diretta della situazione, riscontrando che in poco più di cinque ore monitorate, per oltre quattro ore i motori dei grossi mezzi sono rimasti accesi per far funzionare l’aria condizionata: 59 mezzi su 102 hanno tenuto il motore acceso oltre i tre minuti previsti dall’ultima delibera comunale. Il danno oltre alla beffa, tenuto conto che le disposizioni precedenti prescrivevano che i motori dovevano essere sempre spenti, anche durante la salita e la discesa dei crocieristi».
«Sulla base delle targhe rilevate e interrogando il “Portale dell’automobilista” – prosegue “Porto pulito” – si è anche riscontrato che una parte importante dei veicoli appartenevano alle fasce più inquinanti (euro 2 e 3). Niente si dice poi a proposito del rilevante inquinamento acustico causato dal rumore ininterrotto dei motori tenuti accesi per tutto il giorno, visto che le navette si succedono continuamente per ore, con la conseguenza di dover tenere chiuse le finestre da aprile a ottobre. Anche qui l’atteggiamento dell’Amministrazione è inconcepibile: nel corso degli ultimi mesi sono state compiute varie azioni di sensibilizzazione e inviate comunicazioni Pec per segnalare all’amministrazione il grave disagio giornaliero, compreso un esposto alla procura e l’interessamento tuttora in corso del Difensore civico. Nessun seguito è stato dato in merito dal Comune, se non l’affermazione, da parte del dirigente dell’Ufficio ambiente, che “non essendo state evidenziate in questo ambito criticità, l’area non è stata presa in considerazione tra quelle valutate nell’ambito del conseguente piaano di azione” approvato dalla giunta l’11 ottobre scorso. Ci domandiamo in quale modo, oltre alle Pec alle manifestazioni in piazza e agli esposti dobbiamo rappresentare le nostre ragioni a tutela della nostra salute».
Riguardo alle due nuove aree di sosta dei mezzi in via della Cinta esterna e viale degli Avvalorati (che ha privato fra l’altro i residenti di vari posti auto in un’area già molto critica per i parcheggi) – conclude l’associazione – per tutti questi mesi si è trattato del classico specchietto per le allodole, visto che nessun pullman è stato mai visto utilizzarle. Chiediamo quindi alle autorità (Comune e Autorità portuale, azionista di minoranza di Porto 2000) di rivalutare la scelta di far affluire in centro centinaia di migliaia di turisti diretti per lo più altrove, tenuto conto che per il 2025 si prevedono 850.000 crocieristi, con relativi mezzi pesanti. Ferma restando la diversa ubicazione dei pullman turistici, chiediamo che le navette impiegate per accompagnare in centro i crocieristi che desiderano rimanere a Livorno siano tutte alimentate da motori elettrici. Potrà essere più oneroso per la società che gestisce il servizio ma non è giusto che i costi sanitari vengano addossati ai cittadini: gli interessi commerciali di pochi non possono pregiudicare la salute di molti».
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