Auto aziendali, la stretta in manovra: tassazione più alta (e retroattiva) su benzina e diesel, ecco perché

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di
Mario Sensini

Le auto aziendali sono «fringe benefit» soggette a tassazione. La manovra cambia il criterio di calcolo, fissando al 50% l’imposta per veicoli a benzina e diesel

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Con la manovra di bilancio, dal prossimo anno, cambia il regime fiscale a carico dei dipendenti per l’auto concessa in uso promiscuo dall’azienda. I «fringe benefit» come l’auto rappresentano a tutti gli effetti una parte della retribuzione, che va assoggettata a tassazione. Il nuovo sistema modifica i meccanismi per calcolare il valore dell’auto ai fini dell’imposizione fiscale e contributiva. Nella maggior parte dei casi questo valore aumenta, e i dipendenti pagheranno più tasse.

1) Quali sono i nuovi criteri introdotti dal governo?
Fino ad oggi il peso dell’auto in busta paga dipendeva dalla quantità di emissioni inquinanti, calcolate in grammi di anidride carbonica emessa a chilometro. Dal 2025 si calcolerà esclusivamente in funzione dell’alimentazione del veicolo. Alla fine un’auto a benzina o diesel, anche poco inquinante, pagherà comunque di più (a meno che non sia una supercar super inquinante).




















































2) Come si calcola il valore dell’auto ai fini fiscali?
La base sono le tabelle Aci del costo chilometrico, calcolato per ciascun modello, per una percorrenza annua di 15 mila km. Il valore fiscale è dato dal costo chilometrico, moltiplicato per 15 mila e per l’aliquota fiscale stabilita. Oggi questa aliquota è pari al 25% per le auto che emettono fino a 60 g/km di CO2, al 30% tra 61 e 160 g/km, al 50% per quelle che emettono tra 161 e 190 g/km e al 60% per quelle che producono ancora più CO2.

3) E le nuove aliquote 2025?
Per le auto elettriche pure l’aliquota si riduce al 10%, sale al 20% per le auto ibride plug-in (ricaricabili alla colonnina), e diventa del 50% per tutte le altre automobili.

4) Che effetto ha il nuovo meccanismo sulla busta paga?
Facciamo un paio di esempi pratici. Oggi l’imponibile di una Fiat 500 X Multijet, alimentata a gasolio, con emissioni di 107 g/km di CO2, è pari a 2.053 euro annui (il 30%, aliquota applicabile, del costo chilometrico da tabella Aci, pari a 0,4563 euro, moltiplicato per 15 mila). La stessa automobile dal 2025 avrebbe un valore fiscale quasi doppio, pari a 3.422 euro. Una Audi A3 a benzina oggi ha un valore fiscale di 2.331 euro, che domani salirà a 3.885. Al contrario, una Tesla Model 3 elettrica, che oggi “vale” 1.597 euro, scenderà a 639 euro.

5) Perché il cambiamento?
Il governo la giustifica con la riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente, impegno Pnrr, anche se non si interviene sugli incentivi. Paradossalmente, poi, i Suv e le auto di grande cilindrata, per le quali l’aliquota, oggi al 60%, scenderà al 50%, pagheranno di meno. Altra ragione è il gettito: dalla stretta arriveranno 25 milioni di euro nel ‘25, che salgono a 120 nel 2027.

6) A chi si applica il regime?
Secondo la norma a tutte le auto di nuova immatricolazione concesse in uso promiscuo con contratti stipulati dal 1° gennaio 2025. Colpirebbe, dunque, anche le vetture che sono state ordinate nel 2024 contando su un regime fiscale diverso. Il governo ha tentato di modificare la norma inserita nella Legge di Bilancio, ma si è bloccato sulle coperture. Un chiarimento potrebbe arrivare con il Milleproroghe. Ad ogni buon conto alcune aziende stanno chiudendo in questi giorni i contratti definitivi con i dipendenti, prima che scatti il nuovo regime.

7) Perché le associazioni di settore protestano?
Anfia e Uniasa sostengono che la nuova norma frenerà il mercato dell’automobile, già in crisi. Le imprese di noleggio a lungo termine temono un calo delle nuove richieste, perché molti preferiranno prorogare i vecchi contratti.

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