81% energia globale dai combustibili fossili: “non finiranno presto”

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Dal rapporto World Energy Balances 2024 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) emerge come il mondo sia ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili per generare energia, motivo per cui gli obiettivi di ridurre a zero l’uso dei combustibili fossili entro il 2050 sembrano una vera e propria chimera. Il rapporto dell’IEA svela che la produzione di combustibili fossili è diminuita fortemente nel 2020 rispetto al 2019 (-5%). Tutti i combustibili fossili sono stati colpiti, in particolare il petrolio (-7%) poiché la domanda di trasporto è diminuita durante la pandemia di Covid. La produzione di carbone è diminuita del 4%, secondo i dati preliminari dell’IEA, anche a causa delle ricadute economiche del Covid, nonostante una forte ripresa economica in Cina, il più grande consumatore di carbone al mondo, nella seconda metà dell’anno. La produzione di gas naturale è stata meno colpita, ma è diminuita anch’essa (-3%).

La produzione mondiale di energia è stata pari a 617 EJ nel 2019, con un aumento del 2% rispetto al 2018. Questo aumento è stato guidato principalmente dal gas naturale (+4%) e dal carbone (+2%), sebbene alcune energie rinnovabili siano aumentate molto di più in termini relativi (ad esempio +14% per l’energia solare e +12% per l’energia eolica). La produzione idroelettrica è rimasta stagnante a 15 EJ. Sebbene non sia aumentato nel 2019, il petrolio è rimasto la forma di energia più prodotta, con 190 EJ. I combustibili fossili hanno rappresentato oltre l’81% della produzione nel 2019, come negli anni precedenti, afferma l’IEA.

Tra il 1971 e il 2019, l’offerta energetica totale mondiale (TES) è aumentata di 2,6 volte (da 230 EJ a 606 EJ) e la sua struttura è cambiata notevolmente. Il petrolio è sceso dal 44% al 31% del TES tra il 1971 e il 2010; la sua quota è rimasta stabile da allora e rimane il combustibile più importante nel 2019. Il carbone è rimasto costantemente al secondo posto nel mix energetico globale, con oltre un quarto del totale, ovvero 162 EJ nel 2019. Il gas naturale ha consolidato il suo terzo posto, passando dal 16% nel 1971 al 23% nel 2019.

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La quota di TES globale dell’OCSE è scesa dal 62% nel 1971 al 37% nel 2019. Con 225 EJ, è ora uguale a quella dell’Asia non OCSE, dove la domanda di energia è cresciuta di oltre sette volte e la cui quota di TES è triplicata nel periodo, dal 12% nel 1971 al 37% nel 2019.

Carbone e rinnovabili nella produzione di energia

Il carbone è rimasto il combustibile dominante per la produzione di energia nel 2019, raggiungendo il 37% della produzione globale di elettricità, 10 punti percentuali in più rispetto alle energie rinnovabili. La quota del carbone nella produzione di energia oscillava intorno al 40% dalla metà degli anni 2000, prima di iniziare a scivolare nel 2015, quando le energie rinnovabili hanno iniziato a crescere fortemente, riporta l’IEA.

La quota delle energie rinnovabili nella produzione di elettricità ha superato quella del gas naturale nel 2013 e il divario ha continuato a crescere. Nel 2019, le energie rinnovabili hanno fornito quasi il 27% dell’elettricità globale, tre punti in più del gas naturale (24%). La quota del nucleare si è stabilizzata intorno al 10% per otto anni, mentre il petrolio ha fornito meno del 3% dell’elettricità globale nel 2019.

La fine dei combustibili fossili non è così vicina

Sulla base di questi dati, Bjorn Lomborg, direttore del Copenhagen Consensus Centre, ricercatore alla Hoover Institution dell’Università di Stanford, saggista e commentatore tv, ha messo in evidenza come l’abbandono dei combustibili fossili non sia realizzabile a breve. “I combustibili fossili non finiranno presto”, ha scritto Lomborg in un post su X. “Tutti sostengono una presunta transizione verde, con zero combustibili fossili entro il 2050. In realtà, i combustibili fossili forniscono ancora l’81% dell’energia globale nel 2022. I combustibili fossili calano così lentamente che per lo zero ci vorranno tra 4-9 secoli, scrive Lomborg.

“Oggi, il mondo ottiene l’81% della sua energia (non solo l’elettricità) dai combustibili fossili, in calo rispetto all’82,8% nel 2010 e all’81,2% nel 2000. Sulla base delle tendenze attuali dal 2010, arriveremmo a zero nel 2401, tra quattro secoli. Sulla base delle tendenze attuali dall’inizio dei dati nel 1971, arriveremmo a zero nel 2905, tra nove secoli”, conclude Lomborg.



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