Vincenzo De Luca condannato, dovrà pagare 609mila euro: «Card regionali mai usate»

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È andato avanti nonostante lo stop del governo e l’intervento del garante della Privacy. È andato avanti nella produzione delle smart cards, le tessere concepite dalla regione Campania per tracciare le operazioni di vaccinazione sul territorio, «uscendo dal perimetro di sua competenza». Con questo ragionamento, i giudici della Corte dei Conti hanno condannato il presidente della Regione Campania per danno contabile: dovrà risarcire lo Stato per 609mila euro, in relazione al suo ruolo di soggetto attuatore di una delle procedure assunte nel pieno della emergenza Covid. Danno contabile è l’accusa mossa dai pm Mauro Senatore e Davide Vitale, nel corso del processo giunto ieri al giro di boa del primo grado di giudizio. In sintesi, la produzione di smart regionali è stata ritenuta un inutile duplicato amministrativo, che avrebbe arrecato un danno alle casse dello Stato.

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A firmare la condanna, i giudici Paolo Novelli, Eugenio Musumeci e Flavia D’Oro, che ripercorrono una delle fasi più gravi della nostra storia recente, quella legata alle scelte della politica e di Palazzo Santa Lucia nel corso dei primi mesi della pandemia. La produzione di green card regionali sarebbe stata superata dai green pass nazionali. Fu così che le tessere rimasero stipate in un fondo di magazzino, nel senso che non vennero mai usate. Più nello specificio, la produzione delle card – a leggere oggi la sentenza – sarebbe stata ultimata, al netto degli avvertimenti partiti da Roma.

«Covid card regionali erano dei doppioni»: Vincenzo De Luca condannato a pagare 609mila euro

La ricostruzione 

Una vicenda in cui giocano un ruolo significativo le date, la scansione cronologica, in una parola, la tempistica: gli acquisti di smart cards per i quali De Luca è stato condannato risalgono al periodo compreso tra agosto del 2021 e novembre del 2021, per effetto della ordinanza datata sei agosto del 2021 assunta dalla Regione. Un’ordinanza quella regionale, che sarebbe stata firmata al netto dell’alt del ministero della Sanità. Dal 9 giugno del 2021 era partita la procedura per i green pass nazionali, in una sorta di corsa contro il tempo che – aspette propagandistici a parte – puntava a rendere possibile il ritorno alla normalità. Date, scadenze e primati, al centro del lavoro dei giudici. Chiaro? Non è tutto. C’è una seconda data che i giudici – forti delle indagini contabili – hanno fatto leva: è legata all’intervento del garante della Privacy, un organo nazionale che il 25 maggio del 2021, quindi tre mesi prima dell’ordinanza, ammoniva le regioni a proseguire nel lavoro di raccolta di dati e di formalizzazione delle schede per la definizione dei vaccini.

Le assoluzioni

Ma ci sono dei distinguo nell’ambito del lavoro dei giudici della Corte dei Conti. Se infatti Vincenzo De Luca viene condannato in qualità di soggetto attuatore, i membri della sua cabina di regìa invece vengono assolti. Per quale motivo? Andiamo a leggere le motivazioni adottate dai giudici di via Piedigrotta: a De Luca viene contestato il dolo, quindi l’intenzionalità nel voler proseguire nella produzione di card; diversa la valutazione degli altri amministratori, per i quali passa l’accusa di colpa grave ma non di dolo. È così che i giudici contabili hanno prosciolto Italo Giulivo, Massimo Bisogno, Ugo Trama, Antonio Postiglione e Roberta Santaniello, che hanno svolto un ruolo decisivo negli interventi messi sul terreno da Palazzo Santa Lucia. Ma qual è la reazione del governatore? Difeso dall’avvocato e docente Andrea Castaldo, Vincenzo De Luca è intervenuto ieri nella sua diretta streaming del venerdì pomeriggio. È pronto a fare ricorso e rivendica la correttezza del proprio operato, al punto tale da definirsi «condannato per efficienza».

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Battute a parte, proviamo ad entrare nel merito del processo che si è concluso ieri mattina con una condanna al rimborso da 609mila euro. Nel corso del procedimento, la difesa di De Luca aveva battuto sulla «sussidiarità» delle carte prodotte dalla Regione, alla luce della possibilità di utilizzare quei documenti per implementare il servizio pubblico offerto ai cittadini campani. In sintesi, quei documenti servivano a garantire più servizi a una collettività rimasta scossa dall’avvento della pandemia. Una vicenda, quella della card regionali che deve essere ricondotta a un clima complesso, al netto di indagini della magistratura (contabile e ordinaria) e strategie amministrative. Qualcosa di molto simile è accaduta con la definizione dei cosiddetti ospedali modulari, quelli che vennero allestititi a ridosso dell’Ospedale del Mare di Ponticelli. Anche in quell’occasione, suggestini e prospettive differenti. Ricordati gli applausi all’esterno dei balconi, all’arrivo degli ospedali modulari? Finita l’emergenza, c’è stata una inchiesta nella quale – giova ricordarlo – è stato scagionato il manager della Asl Napoli uno, in un procedimento che ora attende una definizione in sede penale.





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