Taranto calcio, dove si è rotto il giocattolo

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di Vittorio Galigani

Era proprio necessaria la  “reclamizzata” cena alla Paranza? O la conferenza stampa “farlocca” nel Salone degli Specchi? Come l’invito nella stessa sede per “festeggiare” la giornata delle pettole? O la foto sulla terrazza del Municipio con vista castello Aragonese e sciarpa rossoblu al collo del finto “magnate” inglese

Massimo Giove, sull’entusiasmo della brillante salvezza raggiunta, contro ogni previsione nella stagione 2022/23, “apparecchia” per il campionato successivo.  All’insegna del “migliorarsi”. Obbiettivo play off. Affida la gestione tecnica/sportiva al “vate”. Crede, in questo modo, di poter riempire gli spalti dello Iacovone. Si illude sui ricavi da sponsor e pubblicità. Nonostante le “marchette” del vate, le aspettative vengono presto tradite. Ancor prima che la squadra scenda in campo. Abbonamenti limitati. Sponsor  e pubblicità latitanti. Segnali tutti negativi. 

Il “giocattolo” rossoblu, economicamente parlando, si rompe già alla prima giornata di campionato. Imprevedibilmente. Accade che un “incapace”, addetto della civica amministrazione, abbia permesso che sotto la curva sud dello Iacovone, quella riservata ai tifosi ospiti, sia stato stoccato del materiale altamente infiammabile. Per il comportamento vandalistico dei foggiani, presenti quel giorno in quel settore, quel materiale va in fiamme. La struttura, anche i supporti in metallo, viene danneggiata irrimediabilmente. Le Autorità preposte pongono quel settore sotto sequestro. Rendono l’intero impianto inagibile sino a quando non saranno ultimati quanto meno i lavori di ripristino. Almeno parziale (impianto idrico, elettrico, accessi, sedute ecc.).

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I lavori vanno a rilento. La Commissione Provinciale di controllo per i pubblici spettacoli “boccia”, in prima battuta, i lavori eseguiti. Ritenendoli non conformi. I tempi lievitano, inevitabilmente, ben oltre le previsioni dei benpensanti. Il Taranto, squadra, è costretto prima ad emigrare in campo neutro (a porte chiuse). Poi, perdurando l’inibizione, a giocare, a spalti vuoti, anche allo Iacovone.

Una perdita secca, per il Taranto società, in fatto di incassi al botteghino. Di sponsor maglia. Di pubblicità sui rotor e cartellonistica fissa. Un danno di oltre 500 mila euro.

Ero ancora in carica. Abbiamo fatto il giro di tutte le “chiese”. Pregando, materialmente aiuto, per l’imprevisto. Eravamo fiduciosi in un intervento positivo. Dalla Civica Amministrazione, concretamente responsabile dell’accaduto, in giù. Tutto inutile. Oltre il danno, la beffa. Tutti a parole proclamano “amore” per il Taranto. Di fatto, tutti gli voltano le spalle. Tutti però vogliono entrare gratis allo stadio.

Eravamo alla fine di settembre. Per far fronte agli impegni di metà ottobre facemmo i “salti” mortali. Il settore ospiti è poi rimasto inagibile per tutto il campionato. Provocando un ulteriore danno economico. A dicembre, nonostante i sacrifici economici della proprietà, “scoppiammo”. Nonostante le premesse/promesse del “vate” solo una volta (con il Vicenza) e nei play off si raggiunse il sold out. Con l’incasso però diviso con Lega Pro e squadra ospite. Per il resto del campionato la media è sempre stata al di sotto dei 3.500 paganti. Con incassi che venivano “deturpati” dai costi eccessivi. Steward, percentuale squadre ospiti, organizzazione gara. Multe.

Si perché dalla curva si cantava “amore perdonami se amo il Taranto più di te …”, ma al tempo stesso si offendevano le Forze dell’ordine, i tifosi avversari. Si devastavano i servizi degli impianti. Si facevano volare le poltroncine. In bella sostanza degli incassi (lordi) rimanevano le briciole. Ed il “vate” tanto osannato, rifiutava di utilizzare gli “under” che lui stesso aveva scelto. Io non sono più in buoni rapporti con Giove, anzi. Mi sono allontanato sbattendo la porta. Ma la verità non va sottaciuta.

Il “giocattolo” rossoblu, come sopra accennato, si era rotto a settembre 2023. Nel corso di quel campionato è così iniziata la ricerca di soggetti che potessero essere interessati al Club. Di fronte alle difficoltà rappresentate “scappavano” tutti. Letteralmente. Nel senso più ampio della parola. Per i costi eccessivi. Per la prossima indisponibilità dello stadio. Per le intemperanze. Per l’abbandono ed indifferenza della civica amministrazione. Ciò nonostante siamo sempre riusciti ad inscrive la squadra al campionato professionisti. Superando, indenni, a costo di grandi sacrifici economici della proprietà, le forche caudine della Covisoc.

A metà luglio scorso, sperando di dare un segnale tangente, mi sono allontanato dalla Società. Desideravo dare una spinta motivazionale anche a Giove. Non ci sono riuscito. Nel disinteresse economico generale era giusto dare un taglio netto con il passato. Era giusto passare la mano. Perché? Perché tutti bravi nel parlare, tutti assenti nel contribuire. Hai voglia tu a dire che il Taranto è un bene di proprietà della città.

In altre città le Istituzioni del territorio sono partecipi all’attività sportiva. Basta guardare alla Sicilia (per esempio). Cosa sta accadendo a Trapani. In favore della locale società di calcio. Dalle nostre parti, nonostante il danno provocato da quell’incendio, l’indifferenza è stata assoluta. Preferibile intralciare, più che aiutare.

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Sino alla tragicomica “pagliacciata” con Apex. Nella notte della Paranza si è parlato di acquirenti. Era presente anche l’avvocato Pelillo (poi defilatosi con perspicacia). A proposito, a che titolo erano presenti anche Roberto Ciccioli e Giuseppe Losavio? Chi ha avvisato i media di attendere la comitiva all’uscita del ristorante? Quali le indiscrezioni? Ma il sindaco ha informato la città che i colloqui con Campbell si incentravano, a puro livello informativo, sulla disponibilità degli impianti.

Poi la conferenza stampa in Municipio. Farlocca anche quella. Mark Campbell americano. No scusate inglese. Un fondo di investimenti americano interessato al Taranto (ma quando mai!!!). E’ stato tutto detto in quella sede. Non ce lo stiamo inventando ora. Melucci, è bene ribadirlo, nei suoi interventi, non  ha mai parlato di strutture. Si sta cercando, solo ora, di inculcarlo alla platea. Soltanto dopo la fuga, peraltro precipitosa, di Campbell. Viene allora spontaneo chiedere cosa fosse venuto a fare, questo signore, in città. Con un quesito rimasto irrisolto. A chi appartiene, nella realtà, il denaro di quel bonifico, arrivato con colpevole ritardo?

Oltre le bicchierate alcoliche. I tagliandi, per la partita, regalati. I selfie con Azzaro. Le pettole a palazzo di città. La gita a Carosino per la visita a quello stadio. Gli aperitivi offertigli a base di dolcetti. Le dirette televisive dai bar cittadini. Le promesse mai mantenute ai calciatori. I comunicati stampa sulla improbabile programmazione futura. Vulpis (malamente scaricato dalla Lega Pro). Ghelfi (sfiduciato dal presidente dell’Empoli Corsi). Che ruolo aveva nell’operazione il commercialista Ciccioli? Lui, a quale titolo, aveva contattato Valter Novellino? Per allenare a Taranto.

Il tentativo ridicolo di Campbell di “intorbidire” le acque, promettendo ruoli a destra ed a manca. Sul settore giovanile, il marketing, ufficio stampa, contabilità, scouting e chi più ne ha più ne metta.

Con un quesito da sempre irrisolto. Il ruolo recitato dal sindaco e dalla civica amministrazione. Quei post assurdi di Azzaro in inglese più volte ripetuti. In uno asseriva addirittura che preferiva far parlare il campo. Non le parole. Sarebbe opportuno  spiegasse a quale “campo” si riferiva. Certamente non quello che riguarda lo Iacovone.

E Melucci? Anche lui autore di post con foto nella sua pagina social. Nel presentare Campbell parlava di progetti. Di non intralciare chi veniva a Taranto per investire nel calcio. Mai abbiamo ascoltato Melucci parlare di “consulenza” dell’Amministrazione. Sulla disponibilità degli impianti, per i prossimi due anni. Poi perdoni il buon Rinaldo, per colloquiare, eventualmente, di quelle cose pur  interessanti ma spicciole, con il mitico Campbell, era proprio necessaria la  “reclamizzata” cena alla Paranza? O la conferenza stampa “farlocca” nel Salone degli Specchi? Come l’invito nella stessa sede per “festeggiare” la giornata delle pettole? O la foto sulla terrazza del Municipio. Con vista castello Aragonese e sciarpa rossoblu al collo del finto “magnate” inglese.

Concludendo. Il “giocattolo” rossoblu”, già rotto a settembre 2023, da chi aveva stoccato quel materiale sotto la curva sud dello Iacovone. E’ stato poi “disintegrato” a ottobre 2024, da chi ha spalancato la porta della casa dei tarantini a Mark Campbell. Facilitando la messa in onda di quella “recita”, indegna. Protrattasi, sul palcoscenico cittadino, per più di tre mesi.

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Con i “biglietti” di quello spettacolo, deprimente, distribuiti da APS Taras. Nella circostanza irrimediabilmente colpevole. Con quel “credenzone” (cercando di escludere la malafede) del suo presidente Rodolfo de Molfetta. Incapace anche di “interpretare”, con dignità, quel ruolo.



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