Sms, video, scrittura a mano: cosa conta (e cosa no) come testamento olografo

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Negli Usa invalidate le volontà di un uomo registratein un video poco prima di morire. In Italia norme più restrittive: la scelta sull’eredità va sempre scritta di proprio pugno su carta (ma ora si può archiviare digitalmente grazie alla Blockchain)

«Se mi dovesse succedere qualcosa do tutti i miei averi, tutto, a Jason Beck, mio fratello». Quattro giorni prima di schiantarsi contro una macchina in sella alla sua Harley, Jesse Beck aveva registrato un video in cui, parlando allo schermo del suo smartphone, annunciava le proprie volontà in caso di morte. Non poteva immaginare che poco dopo la sua vita sarebbe realmente finita e che il suo video-selfie sarebbe stato al centro di una disputa legale

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La Corte suprema del Montana ha infatti stabilito che quella registrazione, «pur esprimendo indubbiamente un intento testamentario», non contava niente da un punto di vista giuridico. Una decisione che ha riaperto un dibattito oltreoceano sui criteri di validità del testamento olografico, che in Italia sono ancora più stringenti che negli Stati Uniti.




















































«Su un tovagliolo sarebbe stato sufficiente»

La maggior parte della vita è ormai diventata digitale, ma il diritto successorio rimane fortemente radicato a carta e penna. Così, nonostante la chiara volontà manifestata da Jesse Beck nel suo video, la corte americana ha stabilito che quella registrazione non poteva considerarsi valida da un punto di vista testamentario perché non era nelle forme previste per questo strumento. Per questo i suoi beni andranno alla sua unica erede «naturale», la figlia Alexia Beck. Il quarantacinquenne nel video ha anche specificato la sua volontà che niente andasse alla sua ex compagna.

«Se Jesse l’avesse scritto su un tovagliolo sarebbe stato sufficiente», ha sottolineato il fratello che, a conferma della chiara volontà di Jesse, ha anche informato i giudici che pochi mesi prima era stato nominato suo agente in base a una procura finanziaria che aveva firmato davanti a un notaio. Eppure per il tribunale del Montana non è bastato: la procura finanziaria è valida solo quando la persona è in vita, e il testamento mancava della forma scritta richiesta. Intanto è in corso una causa per un risarcimento fino a 750 mila dollari per risarcimento colposo.

Uno strumento ancora poco digitale

«È una follia affermare con tenacia che tutto deve essere sulla carta. Questo non è il tempo di Charles Dickens». Sul caso è intervenuto anche Chuck Borek, consigliere generale di FreeWill, un fornitore di testamenti online. I testamenti elettronici stanno pian piano prendendo piede, ma il più usato – oltreoceano e in Europa – continua a essere quello olografo: redatto a mano, datato e firmato dal testatore. L’importante è che sia scritto: nel 2018 una corte d’appello del New Jersey ha validato una scrittura non d’inchiostro ma di sangue.

Sono circa una dozzina gli Stati americani che riconoscono i testamenti elettronici, e molti altri stanno discutendo proposte di legge analoghe. Possono essere creati, filmati e archiviati digitalmente: l’importante è che siano di testo e non di audio o video. La metà degli americani non ha un testamento e quelli digitali – sostiene chi spinge per introdurli – potrebbero aiutare le persone a fare piani patrimoniali. Ma con l’esplosione dell’intelligenza artificiale e dei deepfake aumentano anche i rischi di contraffazione in questo campo ed è difficile che si arrivi a stretto giro.

In alcuni Stati, come ha spiegato al Wall Street Journal Gerry W. Beyer, professore di diritto immobiliare alla Texas Tech University School of Law, un testo digitale può contare come testamento. Nel 2019 in Michigan un tribunale ha accettato una nota scritta da un defunto nell’app Evernote: il messaggio includeva una lettera di suicidio e istruzioni riguardanti la disposizione delle sue armi, di un’auto e di un fondo fiduciario. Ma in Montana, per esempio, non è stata riconosciuta validità testamentaria a un messaggio di testo: uno sviluppatore di software oltre che collezionista canadese di spade, Darcy Brockbank, affetto da gravi problemi di salute, nel gennaio del 2022 aveva inviato, tramite l’app Wire, un messaggio a suoi tre amici dicendogli che la sua collezione sarebbe andato a loro. 

Nonostante in Montana i messaggi possono essere considerati testamenti se esistono prove chiare e convincenti che il defunto intendesse proprio questo, la Corte suprema dello Stato ha stabilito che quelle chat non soddisfacevano questi standard. In uno screenshot si leggeva che Brockbank, che morì dopo poco, stava «ritoccando il (suo) testamento» e che il business delle spade stava per «andare agli amici». Non è stato sufficiente.

Il testamento in Italia

E in Italia? L’articolo 602 del codice civile, che disciplina forme e modi del testamento olografo, è chiaro e non ammette deroghe: «Deve essere scritto per intero, datato e sottoscritto di mano del testatore».

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Quindi niente video o audio che possano sostituire quello che è di gran lunga il principale strumento usato dagli italiani per decidere della propria eredità: dal 1989, secondo i dati del ministero della Giustizia, è stato scelto nel 78 per cento dei casi. Ma sono nulli anche i testamenti redatti al computer e sottoscritti, per esempio, con la firma digitale. In Italia le norme testamentarie sono molto più restrittive degli Stati Uniti dove, in alcuni Stati, qualche eccezione viene ammessa.

Ma qualcosa si muove anche nel nostro Paese. Dal 2021 è possibile fare il cosiddetto «testamento digitale», anche se è «digitale» fino a un certo punto. Esistono alcune startup che aiutano a redigere le proprie ultime volontà: la prima è stata Lastello (da Last Hello, letteralmente «l’ultimo saluto»), nata nel 2016 come comparatore di prezzi di funerali e che nel frattempo si è estesa anche ad altri servizi. 

Affinché sia valido il testamento andrà comunque compilato a mano. Lastello e simili aiutano i testatori a rispondere ad alcune semplici domande per creare una bozza di testo che rispetti tutti i criteri richiesti dalle norme italiane. Il testo va quindi scritto di proprio pugno, firmato e datato, e poi – ma non è obbligatorio – caricato su registri forniti ad hoc da queste startup.

Se quindi penna e inchiostro continuano per il momento a essere due strumenti ancora insostituibili, di digitale – oltre al supporto nella fase della sua redazione – c’è la possibilità di archiviare il proprio testamento olografico tramite Blockhain, tecnologia a prova di contraffazione che ne garantisce immutabilità e integrità: un grande alleato per chi rischia di perdere questo documento così «vitale» nella confusione dei cassetti delle proprie case.

20 dicembre 2024

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