Russia, inflazione in crescita per la guerra ma la Banca centrale tiene il tasso d’interesse al 21%

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Dopo il rialzo dei tassi a ottobre per contenere l’inflazione alimentata dalla guerra, la Banca di Russia ha deciso di restare al 21 per cento. La mossa è stata criticata da esponenti del mondo imprenditoriale, secondo cui interessi elevati ostacolano le aziende e la crescita economica

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La banca centrale russa ha annunciato che manterrà il tasso di interesse di riferimento a un livello record del 21 per cento, nonostante la dura reazione di influenti leader economici.

La decisione è stata annunciata venerdì e sembra in contrasto con la rapida crescita dei prezzi al consumo. L’inflazione ha raggiunto ormai il 9,3 per cento, alimentata dalle spese militari per la guerra in Ucraina e dai bonus elevati per chi si arruola nell’esercito.

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La governatrice della banca centrale, Elvira Nabiullina, ha giustificato la cautela su nuovi rialzi affermando che il credito alle aziende ha risentito piu del previsto dell’ultimo aumento dei tassi deciso ad ottobre.

Nabiullina ha lasciato comunque aperta la possibilità di un rialzo tra qualche tempo.

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Le fabbriche in Russia producono tutto ciò che serve alle forze armate, dai veicoli all’abbigliamento, ma la carenza di manodopera drenata dai giovani mandati in guerra fa salire i salari con conseguente aumento delle spese e dei prezzi.

A peggiorare la situazione contruibuisce la debolezza del rublo sui mercati internazionali, che si traduce in aumento dei prezzi dei beni importati come le automobili e l’elettronica di consumo dalla Cina, diventata il principale partner della Russia da quando le sanzioni occidentali hanno interrotto le relazioni economiche con l’Europa e gli Stati Uniti.

Le spese militari nazionali sono invece sostenute in gran parte dalle esportazioni di petrolio, che si sono spostate verso i mercati cinese e indiano, meno inclini a rispettare le sanzioni e con un tetto di 57 euro al barile sulle vendite di petrolio russo.

Il mondo imprenditoriale lamenta tuttavia che i tassi elevati stiano frenando le attività produttive. Se infatti contribuiscono a frenare l’inflazione, rendendo più costoso prendere in prestito dalle banche soldi per spese e investimenti, ottengono anche l’effetto di limitare lo spazio di manovra per le aziende.

Tra i critici figurano Sergei Chemezov, capo del conglomerato tecnologico e della difesa controllato dallo Stato Rostec, e il magnate dell’acciaio Alexei Mordashov.

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La decisione ha messo Vladimir Putin in una posizione difficile, tra il contenimento dell’inflazione che rischia di creare malcontento tra la popolazione e la richiesta di condizioni migliori di credito per le aziende vicine al Cremlino.

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Nella sue dichiarazioni di fine anno giovedì, il presidente russo è sembrato scaricare la responsabilità di questa situazione sulla stessa Banca, accusata indirettamente di scarsa tempestività nei suoi interventi.

“Alcuni esperti ritengono che la Banca centrale avrebbe potuto essere più efficace e avrebbe potuto iniziare a usare certi strumenti prima” ha detto Putin, secondo cui la situazione economica generale resta “stabile” a dispetto dell’inflazione.

Putin deve mantenere l’economia in crescita e garantire la stabilità sociale, sostiene Alexander Kolyandr, senior fellow del Centre for European Policy Analysis.

“L’inflazione non è una buona ricetta per mantenere stabile la società. Inoltre, ha bisogno di fare la guerra e lo Stato non dispone di risorse sufficienti per raggiungere tutti e tre gli obiettivi: crescita, prezzi stabili e spese militari” dice Kolyandr.

La Nabiullina “non si preoccupa molto delle pressioni degli uomini d’affari”, aggiunge l’analista, “è abbastanza indipendente e sa di avere Putin alle spalle. Ma il rallentamento generale dell’economia ha sicuramente giocato un ruolo”.

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Nell’ultimo mese la Banca centrale ha tentato altre strade per contrarre i prestiti e raffreddare l’inflazione, imponendo per esempio standard di credito più severi e requisiti normativi alle banche.

“Vedremo l’anno prossimo se questo avrà avuto successo o meno. Per il momento ha dato a Nabiullina l’opportunità di mantenere il tasso invariato, di accontentare gli industriali, i politici e lo stesso presidente Putin, e di sedersi e aspettare”, spiega Kolyandr, e magari di aumentarlo alla prossima riunione della Banca di Russia nel febbraio 2025.

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