Pfas, dopo 11 anni nuovo allarme di Legambiente: «Acque inquinate anche lontano dalla Miteni»

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di
Francesco Brun e Anna Maselli

Vicenza, le mamme in tribunale: ora bonifiche e uno studio. A febbraio via alla requisitoria del pm

Un albero di Natale allestito vicino all’ingresso del palazzo di giustizia: tra le fronde, le evidenze scientifiche emerse negli ultimi anni, come la cancerogenicità del Pfoa e i quattromila morti in più in 34 anni nell’area rossa. Sotto l’albero, i doni che ci si aspetta per l’anno a venire: la bonifica del sito Miteni, alimenti sicuri e soprattutto uno studio epidemiologico. Erano presenti in molti ieri, quasi un centinaio, tra «mamme no Pfas», sindacalisti della Cgil ed esponenti di Legambiente, Isde, Medicina Democratica e altre sigle attive da anni nella lotta all’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche. 

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La dimostrazione

Non è un caso il luogo scelto per la dimostrazione: il tribunale dove a febbraio prenderanno il via la requisitoria del pubblico ministero e le arringhe delle parti civili e delle difese dei quindici imputati nel processo per il disastro ambientale causato dalla Miteni di Trissino. «Auspichiamo che il procedimento giudiziario si concluda in tempo utile per accertare e sanzionare le eventuali responsabilità – ha spiegato Laura Facciolo, una mamma no Pfas -, ma al momento restano irrisolte alcune criticità che meritano risposta. Sono nodi da dipanare dato che la situazione della contaminazione è ben lontana dall’essere risolta e il silenzio rischia di avvolgere un disastro ambientale di portata epocale». I comitati lamentano poca trasparenza sullo stato della bonifica che, da quanto appreso, non sarebbe ancora iniziata, e tra le richieste alla Regione c’è anche il punto sulle indagini epidemiologiche, anche alla luce delle nuove evidenze scientifiche, chiedendo campionamenti sugli alimenti e quale siano le intenzioni delle autorità riguardo le 16.222 persone residenti in area rossa che, secondo i dati dell’ultimo rapporto sulla sorveglianza sanitaria, presentano valori di Pfoa nel sangue superiori alla media.




















































A livello europeo

Presente alla manifestazione anche l’eurodeputata di Avs Cristina Guarda: «A livello europeo c’è un grandissimo movimento che comincia ad alzare la testa di fronte alla lobby della chimica – è intervenuta -, la quale sta compromettendo le azioni iniziate dal Parlamento negli anni precedenti, facendo addirittura scrivere a Draghi che non ci può essere transizione senza la chimica fluorurata: mai una falsità è stata detta in maniera più consapevole su questo tema, non possiamo restituire alle future generazioni una terra malata».

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A conferma della presenza dei Pfas nell’ambiente c’è il report conclusivo della campagna Operazione Fiumi, promossa da Legambiente con il supporto tecnico di Arpav: tra maggio e giugno di quest’anno gli operatori e volontari di Legambiente hanno percorso tredici corsi d’acqua del Veneto e raccolto 120 campioni sottoposti ad analisi di laboratorio. Stando ai risultati, i Pfas sono presenti nelle acque del Fratta Gorzone da Cologna Veneta fino alla confluenza con il Brenta e per la prima volta da quando viene effettuata l’indagine, anche studiando le precedenti analisi condotte da Arpav, è stata riscontrata la presenza di Adona. Non va meglio con il Retrone a Vicenza e nel Dese, i cui campioni prelevati a Cavallino-Treporti evidenziano un valore elevato di Pfos isomero lineare. «I dati raccolti sulla contaminazione da Pfas – sottolinea Piergiorgio Boscagnin della segreteria di Legambiente Veneto – dimostrano come questi inquinanti siano presenti anche in luoghi lontani dalla pesante contaminazione venuta alla luce nel 2013. È necessario un monitoraggio accurato di chi rilascia questi pericolosi inquinanti». «I Pfas stanno contaminando la nostra esistenza – aggiunge Giulia Bacchiega, vicepresidente di Legambiente Veneto – e la loro presenza necessita risposte da parte di tutte le autorità pubbliche che devono agire attraverso regolamenti d’uso, limiti restrittivi, bonifiche e condanne per gli inquinatori».

L’intervento dello Stato

Interpellato sulla vicenda, l’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin ha spiegato che il Veneto è la prima Regione per quanto riguarda la lotta ai Pfas, e che ora sarebbe necessario un intervento da parte dello -Stato. «Io mi auguro che vengano posti dei limiti a livello nazionale – il commento di Bottacin -, come peraltro ha stabilito la commissione bicamerale ecoreati, che ha decretato essere una funzione spettante allo stato: noi in Veneto siamo stati i primi a fissarli, e per questo motivo mi sono visto presentare settanta ricorsi».

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21 dicembre 2024 ( modifica il 21 dicembre 2024 | 14:44)



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