Ieri, 20 dicembre, Legambiente Veneto ha presentato il rapporto conclusivo dell’Operazione Fiumi 2024, la campagna di ambientalismo scientifico realizzata per monitorare lo stato di salute dei fiumi regionali. Una campagna che Legambiente Veneto ha portato a termine grazie al supporto tecnico di Arpav, al contributo di Coop Alleanza 3.0, ai patrocini dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e con il partner tecnico Strada.
Uno dei parametri osservati in questa quarta edizione è stato l’escherichia coli, ovvero i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque. Oltre a quel parametro sono stati anche misurati due inquinanti chimici: il glifosate e i Pfas.
La campagna di Legambiente ha percorso 13 corsi d’acqua della regione raccogliendo, in 52 punti lungo le aste fluviali, 120 campioni d’acqua sottoposti ad analisi di laboratori. Durante le 8 tappe estive sono state messe in evidenza i parametri della depurazione, mentre ieri Legambiente ha presentato i dati su glifosate e Pfas.
Per il glifosate, il valore limite stabilito dalla legge per le acque di superficie è di 0,1 microgrammi per litro. Nei campionamenti effettuati da Legambiente, il valore limite è stato superato solo in tre punti: nel Canalbianco a Loreo, nel Sile a Cavallino Treporti e nel Dese a Venezia.
Sui Pfas, la normativa attuale non definisce limiti, ma è in corso la regolamentazione di alcune sostanze della famiglia Pfas. Gli standard di qualità ambientale espressi come valore medio annuo pongono il limite di 0,65 microgrammi per litro per i pfos e di 100 microgrammi per litro per i pfoa. Poiché i rilevamenti di Legambiente sono puntuali, sono stati messi a confronto con le serie storiche di dati estratti dalle stazioni di campionamento di Arpav, una a monte e una a valle rispetto al punto di campionamento di Operazione Fiumi. In 15 dei 16 punti di campionamento sono stati rilevati almeno uno dei 28 composti Pfas e in tali punti il confronto con le serie storiche dei dati Arpav ha messo in evidenza anomalie in 6 campioni. Con “anomalie” si intendono i casi in cui il composto è stato rilevato sopra il limite di rilevabilità , seppur a basse concentrazioni, ma non era mai stato rilevato prima. I fiumi che si confermano più problematici per i Pfas sono il Fratta-Gorzone, lungo tutta la tratta da Cologna Veneta alla confluenza nel Brenta, il Retrone a Vicenza e il Sile.
Infine, sul fronte della depurazione, il 17% dei punti monitorati (9 su 52) presenta valori superiori il limite di legge per l’escherichia coli. E tra le maggiori criticità , già segnalate nel corso della campagna, ci sono il fiume vicentino Retrone, il Bacchiglione, il canale Piovego, l’Adige e il Livenza.
«I dati raccolti dal monitoraggio che abbiamo svolto sulla contaminazione da Pfas nei nostri corsi d’acqua dimostrano come questi inquinanti siano presenti anche in luoghi lontani dalla pesante contaminazione venuta alla luce nel 2013 e che interessa le province di Vicenza, Verona e Padova – ha commentato Piergiorgio Boscagin della segreteria di Legambiente Veneto – Ai dati dei fiumi che attraversano i luoghi della contaminazione storica, Fratta Gorzone, Retrone e Bacchiglione, si aggiungono corsi d’acqua quali il Sile, il Dese e, in alcuni punti, anche l’Adige. Situazione che preoccupa e che dimostra una volta ancora, come sia necessario un monitoraggio accurato delle molte fonti legate al rilascio di questi pericolosi inquinanti. Così come preoccupa il ritrovamento, in alcuni dei campioni d’acqua esaminati, dei cosiddetti nuovi Pfas, ritenuti da molti studiosi non meno pericolosi dei Pfas conosciuti e studiati sino ad oggi».
Proprio a riguardo del problema Pfas, Legambiente, Mamme No Pfas, Cgil Veneto e tante altre organizzazioni costituite parte civile nel processo per l’inquinamento da Pfas delle acque del vicentino e del veronese sono state ieri in presidio di fronte al tribunale di Vicenza per richiamare l’attenzione sul dibattimento in corso che, nonostante stia volgendo a conclusione, è ancora avvolto da criticità irrisolte che meritano risposta. Nodi che l’associazione ambientalista ed i cittadini chiedono alla procura ed alle istituzioni di sciogliere, visto che la situazione della contaminazione è ben lontana dall’essere risolta, come sembrano confermare anche i dati puntuali raccolti dai volontari di Legambiente.
«I Pfas stanno contaminando la nostra esistenza e la loro presenza, sia diffusa e ubiquitaria che gravemente puntale, necessita risposte da parte di tutte le autorità pubbliche che devono fare ognuna la loro parte, agendo con bandi a produzione e utilizzo, regolamenti d’uso, limiti restrittivi, bonifiche e condanne per gli inquinatori – ha dichiarato Giulia Bacchiega, vicepresidente di Legambiente Veneto – Lo stimolo più importante che la campagna di Operazione Fiumi vuole attivare, attraverso l’esame dell’impatto sulla salute dei fiumi delle attività umane, è quello di alzare il livello di attenzione sul concetto di ripristino fluviale e sui suoi benefici, esortando la politica a prendere immediate misure per proteggere e stimolare comportamentali sostenibili per una più rapida transizione verso un’economia e uno stile di vita più sostenibili».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità *****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link