L’avvio del piano Transizione 5.0 da parte del Governo rappresenta una svolta importante per sostenere l’innovazione nel nostro Paese. Tuttavia, integrando l’ambito ESG con la digitalizzazione, si evidenziano alcune criticità che potrebbero minarne l’efficacia, soprattutto per quanto riguarda le micro, piccole e medie imprese.
Il piano del Ministero delle Imprese e del Made in Italy prevede uno stanziamento di 4 miliardi di euro, suddivisi tra incentivi per la digitalizzazione e per interventi di efficienza energetica. Una scelta condivisibile in termini di priorità, ma che necessita di maggiore chiarezza nei meccanismi di erogazione e nell’accesso ai fondi.
Il piano Transizione 5.0 rappresenta un’opportunità unica per accelerare il percorso di innovazione e sostenibilità del nostro Paese. Tuttavia, per sfruttare appieno il suo potenziale, è necessario un approccio più pragmatico e orientato alle esigenze delle imprese di tutte le dimensioni.
Il panorama digitale italiano e la sfida della liquidità
Secondo i dati dell’Assintel Report 2024, il numero medio di tecnologie e servizi ICT adottati dalle imprese italiane è cresciuto del 20,7% rispetto all’anno precedente, passando da 5,3 a 6,4 tecnologie per azienda. Questo aumento riflette un maggiore interesse verso il digitale, ma non colma il divario con i principali Paesi europei. Tra le criticità principali, spiccano ai primi posti la mancanza di liquidità, la scarsa cultura digitale e competenze insufficienti.
Questo scenario sottolinea l’urgenza di rendere più accessibili gli strumenti previsti dal piano Transizione 5.0. Se implementato correttamente, il piano potrebbe generare un impatto significativo sul PIL italiano, stimato in una crescita del +1,2% annuo grazie agli investimenti in tecnologie innovative e green. Inoltre, secondo le previsioni, il mercato ICT italiano, che è un abilitatore della crescita generale, crescerà con un CAGR del 5,3% tra il 2024 e il 2026, trainato soprattutto da soluzioni cloud, cybersecurity e intelligenza artificiale generativa. Anche le PMI ICT, protagoniste del Made in Italy digitale, prevedono una chiusura positiva del 2024: il 95% di loro vedranno il fatturato stabile o in crescita e il 54% di loro dichiara di aver aumentato i propri addetti. Tuttavia, per sostenere questo slancio, è fondamentale garantire finanziamenti tempestivi e un ecosistema di competenze adeguate.
Uno dei principali problemi delle PMI italiane, storicamente, è la scarsa liquidità. Molte aziende hanno idee e progetti innovativi, ma si scontrano con difficoltà strutturali nell’ottenere i finanziamenti necessari per realizzarli. Anche nei casi in cui gli incentivi governativi sono accessibili, il meccanismo di erogazione a posteriori rappresenta un ostacolo significativo. Come Assintel, abbiamo sottolineato più volte che per rendere davvero efficace qualunque piano di digitalizzazione è essenziale adottare strumenti di finanziamento più immediati. Servono meccanismi che permettano alle imprese di accedere a risorse liquide in tempi brevi, senza dover attendere per ricevere il rimborso degli investimenti effettuati ex post, perché molte di queste non hanno nemmeno la possibilità di cominciare.
Digitalizzazione ed energia: due facce della stessa medaglia
Il legame tra digitalizzazione ed efficienza energetica è strategico e ben evidente nella struttura del piano. Investire in tecnologie avanzate non solo migliora la competitività delle imprese, ma consente anche una gestione più sostenibile delle risorse. Tuttavia, le due aree devono essere affrontate con strumenti distinti.
Assintel propone uno “spacchettamento” degli incentivi in due filoni separati:
- Digitalizzazione: supporto mirato a progetti che abilitano l’adozione di tecnologie come l’intelligenza artificiale, il cloud, la cybersicurezza e l’Internet of Things.
- Efficienza energetica: fondi dedicati per favorire la transizione ecologica delle aziende, attraverso l’uso di energie rinnovabili e l’ottimizzazione dei consumi.
Solo così sarà possibile evitare la dispersione delle risorse e garantire che gli investimenti raggiungano concretamente le imprese, massimizzandone l’impatto.
Formazione, cultura e compliance digitale sono pilastri imprescindibili
Oltre agli incentivi economici, un altro elemento cruciale per il successo del piano Transizione 5.0 è l’investimento nella formazione. La trasformazione digitale non può avvenire senza un adeguato sviluppo delle competenze. In Italia, il divario digitale rimane un problema significativo, non solo in termini tecnologici ma anche culturali. Una parte del piano deve essere dedicata a programmi formativi per imprenditori e dipendenti, con un focus sulle competenze necessarie per sfruttare appieno le nuove tecnologie. Non si tratta solo di “sapere usare” gli strumenti, ma di comprendere come integrare la tecnologia nei processi aziendali, generando innovazione e valore.
A questi si aggiunge un tema relativamente recente: la cultura della compliance normativa, che ormai si intreccia in modo indissolubile con il digitale e la protezione del proprio business.
Un dialogo costruttivo con il Governo
È positivo vedere che alcune delle richieste avanzate da Assintel negli scorsi mesi siano state recepite. Tuttavia, rimane fondamentale lavorare insieme per risolvere i nodi che ancora limitano l’efficacia delle politiche di transizione digitale. In particolare, sottolineiamo la necessità di:
- Incentivi calibrati sulle PMI, per garantire che le risorse siano proporzionate alle dimensioni aziendali e alle loro reali capacità di investimento.
- Semplificazione burocratica, che permetta di snellire le procedure di accesso ai fondi per evitare che le imprese, soprattutto le più piccole, rinuncino per difficoltà amministrative
- Monitoraggio e trasparenza, attraverso il potenziamento di un sistema di controllo che permetta di valutare l’efficacia degli interventi e di correggere eventuali criticità in corso d’opera.
La Transizione 5.0 non è solo un obiettivo economico: è un progetto che può trasformare il nostro sistema economico e migliorare la qualità della vita di tutti noi. Ma per riuscirci, dobbiamo agire con visione e concretezza. Come Assintel, continueremo a lavorare per rappresentare la voce del settore ICT e delle PMI italiane, proponendo soluzioni concrete e collaborando con le istituzioni per costruire un ecosistema che favorisca la crescita e lo sviluppo.
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