Quattro medici su cinque hanno problemi con pazienti che non pagano o lo fanno con ritardo

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Sconti, rateizzazioni e anticipi, tra i metodi più utilizzati dagli studi privati per convincere i clienti a pagare. Cresce anche l’adozione di sistemi BNPL

Un recente sondaggio di AlfaDocs.com, la piattaforma tedesca SaaS in-cloud per la digitalizzazione delle attività gestionali degli studi medici, condotto su un campione di oltre 1.500 professionisti della sanità che usufruiscono dei contenuti online dell’azienda, ha rivelato uno spaccato interessante delle dinamiche economiche che interessano la medicina privata in Italia. Il dato più significativo emerso dal sondaggio riguarda i mancati pagamenti o i pagamenti in ritardo: l’88,7% degli studi dichiara di avere problemi con clienti che non pagano o pagano più tardi del previsto. Alcuni medici (il 12,1%) hanno a che fare con almeno 6 o più pazienti al mese, che “dimenticano” di pagare le parcelle o le pagano molto dopo la scadenza. Per circa un medico su cinque, il 21% dei rispondenti, questi pagamenti “fuori tempo massimo” o non pervenuti, hanno un impatto significativo – tra il 5% e il 15% – sul fatturato mensile dello studio, con uno sfortunato 7% di professionisti che lamenta un impatto anche peggiore (più del 15%).

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Vista l’entità del problema, anche le strategie che gli studi privati mettono in campo per convincere i pazienti a pagare il dovuto, nei tempi pattuiti, sono molte.  C’è chi ha scelto di premiare la correttezza, offrendo sconti e incentivi a chi paga nei tempi giusti (50,8%) e chi fa il possibile per venire incontro ai propri pazienti, proponendo piani di rateizzazione delle parcelle (63,7%) per consentirgli di distribuire i versamenti nel tempo. È interessante notare che alcuni studi medici (14,1%) utilizzano, per questo, anche le nuove piattaforme di BNPL (Buy Now,Pay Later), per consentire ai pazienti di rateizzare i pagamenti, lasciando però ad altri l’onere di gestire la riscossione delle rate.

C’è poi chi adotta misure più draconiane. Il 56,5% dei professionisti richiede acconti anticipati per le prestazioni, mentre l’11,3% utilizza sistemi automatizzati per l’invio di solleciti ai clienti ritardatari. Sono in pochi (2,4%), invece, a ricorrere ad agenzie di recupero crediti, una extrema ratio, che di certo deteriora il rapporto con i clienti e quindi viene riservata solo ai casi più gravi. Il sondaggio realizzato da AlfaDocs chiedeva anche ai professionisti della sanità di indicare quali sono i mezzi di pagamento che i pazienti utilizzano per saldare i costi delle prestazioni.  Le risposte ottenute sono in linea con le tendenze generali italiane. Resistono le soluzioni tradizionali, ma con un’apertura sempre maggiore verso strumenti di pagamento digitali.

In particolare la quasi totalità dei medici accetta, dai propri pazienti, bonifici bancari (96,1%) e pagamenti con carte di credito o debito (96,1%) a testimonianza del fatto che queste due modalità rappresentano ormai uno standard consolidato.  L’88,3% dei pazienti utilizza in alternativa anche I contanti, evidenziando come, nonostante le tendenze globali verso il cashless, restino ancora una scelta importante e vengano largamente utilizzati dalle persone. Una curiosità degna di nota è che il 76,6% degli studi si vede proporre – e accetta – assegni, un metodo di pagamento che sta scomparendo in molti altri settori (secondo i report di Banca D’Italia, vengono utilizzati ormai in meno dell’1% dei pagamenti), ma che evidentemente persiste per i pagamenti di prestazioni nella sanità privata.

I pagamenti digitali, da PayPal ad altre soluzioni simili, sono anch’essi strumenti richiesti dai pazienti e accettati dal 41,4% degli studi. Una cifra significativa, ma che conserva ancora un margine di crescita, rispetto a mezzi di pagamento più tradizionali. Crescita che, almeno secondo chi ha risposto alla survey di AlfaDocs, potrebbe essere frenata in parte anche da cause strutturali. Il 36,3% dei medici, ad esempio, colloca i costi alti (commissioni, apparecchiature, spese bancarie, ecc.), tra i principali problemi che ha nella gestione dei pagamenti dello studio. C’è poi chi lamenta la mancanza di integrazione tra i vari sistemi (21% dei rispondenti) e chi (12,9%) ha proprio difficoltà nell’uso di molti strumenti diversi. Nonostante le difficoltà, però, la crescita delle richieste di strumenti di pagamento più tecnologici è inevitabile. Oltre il 40% dei professionisti (40,3%), sono concordi nel dire di aver rilevato, negli ultimi due anni, un aumento significativo delle richieste di pagamenti digitali, da parte dei propri pazienti. Un chiaro segno della crescente familiarità con queste soluzioni da parte del pubblico italiano.





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