Il Parlamento Eu con l’approvazione di Bruna Szego alla presidenza dell’Autorità per la Lotta al Riciclaggio e al Finanziamento del Terrorismo (AMLA), si prepara a un nuovo approccio centralizzato contro il riciclaggio. La Sicilia, per la sua peculiare esposizione al fenomeno, si trova al centro di questa battaglia, divenendo un laboratorio di iniziative per rafforzare la trasparenza economica e prevenire l’infiltrazione della criminalità organizzata.
Bruna Szego: un’italiana alla guida della strategia europea
Bruna Szego, già responsabile dell’Unità di Supervisione Antiriciclaggio della Banca d’Italia, è stata scelta tra i migliori esperti europei per guidare l’AMLA. La sua nomina, approvata il 18 dicembre 2024 dal Parlamento Europeo con 569 voti favorevoli, riflette il riconoscimento internazionale della competenza italiana nella lotta al riciclaggio.
Sotto la guida di Szego, l’AMLA mira a centralizzare il controllo delle entità finanziarie ad alto rischio e a coordinare le Financial Intelligence Units (FIU) nazionali, unità dedicate all’analisi e alla segnalazione di operazioni sospette. Per la Sicilia, questa istituzione rappresenta un’opportunità per rafforzare le capacità di controllo, sia a livello operativo che normativo.
Il ruolo dell’Italia: normativa e vigilanza avanzata
L’Italia è considerata un modello in Europa per la sua normativa antiriciclaggio, che si basa su un sistema integrato di prevenzione e repressione. Tra le principali leggi nazionali:
- D.Lgs. 231/2007: istituisce l’obbligo per banche e professionisti di segnalare transazioni sospette alle FIU.
- D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia): facilita la confisca preventiva di beni legati alla criminalità organizzata.
- D.Lgs. 90/2017: recepisce la quarta direttiva antiriciclaggio dell’UE e introduce regole stringenti sulla trasparenza dei beneficiari effettivi.
Questa cornice normativa è completata da un’intensa attività investigativa condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e dalla Guardia di Finanza, con una stretta collaborazione tra autorità nazionali e europee.
La Sicilia: crocevia strategico nella lotta al riciclaggio
La Sicilia, per la sua posizione geopolitica e la presenza storica della criminalità organizzata, è un territorio particolarmente vulnerabile al riciclaggio di denaro. Organizzazioni come Cosa Nostra utilizzano settori chiave dell’economia – tra cui edilizia, turismo e agricoltura – per camuffare flussi finanziari illeciti. Tuttavia, è anche una regione che si distingue per iniziative innovative nella lotta alla criminalità economica.
- Operazione “Moby Dick”: Coordinata dalla Procura Europea, ha portato all’arresto di 47 persone e al sequestro di beni per oltre 520 milioni di euro. La rete criminale utilizzava false fatturazioni e connessioni mafiose per trasferire fondi tra diversi Paesi europei.
- Caso Nigrelli: Nel settembre 2024, la DIA di Messina ha confiscato beni per 12 milioni di euro a un commercialista accusato di creare società fittizie per accedere a contributi pubblici.
Normative e strumenti regionali contro il riciclaggio
La Sicilia si è dotata di strumenti normativi e amministrativi per contrastare il riciclaggio e prevenire le infiltrazioni mafiose, con misure che hanno anticipato o integrato disposizioni nazionali:
- Legge Regionale n. 15/2008: questa normativa introduce la tracciabilità dei flussi finanziari negli appalti pubblici e rende obbligatoria la certificazione antimafia per le imprese partecipanti. È uno dei pilastri della trasparenza negli appalti regionali e ha ispirato provvedimenti simili in altre regioni italiane. (Testo della legge)
- Protocollo di Legalità: firmato dalla Regione Siciliana con le Prefetture, stabilisce procedure di monitoraggio rafforzato negli appalti pubblici. Questo protocollo prevede verifiche preventive sulle aziende partecipanti e l’obbligo di segnalare qualsiasi anomalia finanziaria alle autorità competenti.
- Protocollo Antoci: introdotto nel 2015 da Giuseppe Antoci, allora presidente del Parco dei Nebrodi, il protocollo è stato concepito per bloccare l’accesso ai fondi europei da parte di organizzazioni criminali. La sua principale innovazione è l’estensione dell’obbligo di certificazione antimafia anche per i contributi inferiori ai 25.000 euro, che rappresentavano una soglia critica per aggirare i controlli. Nel 2017, il Protocollo Antoci è stato recepito a livello nazionale all’interno del Codice Antimafia, garantendo un’applicazione uniforme in tutto il territorio italiano.
- Controllo dei fondi europei: la Regione Sicilia è sottoposta a una vigilanza rafforzata da parte della Corte dei Conti e dell’ANAC, per prevenire usi illeciti dei fondi europei e monitorare l’intero ciclo dei finanziamenti.
Con la nomina di Bruna Szego e il rafforzamento della cooperazione europea, la Sicilia ha l’opportunità di consolidare il proprio ruolo di avamposto nella lotta al riciclaggio. La Regione potrà beneficiare delle nuove risorse e strategie europee per migliorare la prevenzione e il contrasto alle attività illecite.
Brigida Raso
Fonti e approfondimenti
Link alla pagina ufficiale: Europarl – Giuseppe Antoci
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