La mostra di Maria Lai alla Stazione dell’Arte, Museo CaMuc di Ulassai

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Conosciamo meglio la grande artista sarda e la sua importante eredità artistica

Al Museo CaMuc di Ulassai una mostra dedicata all’eredità artistica di Maria Lai, la grande artista sarda originaria dell’Ogliastra. Fino al 28 febbraio 2025, il museo ospita Il Gioco dell’arte, importante rassegna che approfondisce il lavoro di sei artisti protagonisti della Biennale d’arte contemporanea dedicata a Maria Lai, conclusasi lo scorso ottobre.

Gli artisti in mostra – Silvia Argiolas, Nicola Caredda, Roberto Fanari, Silvia Idili, Silvia Mei e Paolo Pibi – presentano opere inedite che esplorano il legame profondo tra Maria Lai e la Sardegna, la sua poetica unica e i temi ricorrenti nella sua produzione artistica.

La mostra, curata da Gianni Murtas, Antonello Carboni e Chiara Manca, si inserisce in un percorso culturale di lungo respiro, avviato nel 2006 con l’apertura del Museo di Arte Contemporanea “Stazione dell’Arte”. Negli anni, il museo è diventato un polo artistico di riferimento, promuovendo iniziative e mostre che mirano a realizzare il sogno di Maria Lai: trasformare Ulassai in un grande museo a cielo aperto.

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Il Gioco dell’arte è visitabile dal mercoledì alla domenica, dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 19:30, consolidando così il ruolo centrale di Ulassai nel panorama dell’arte contemporanea sarda. Ingresso gratuito.

Chi era Maria Lai

Maria Lai è una delle artiste sarde più influenti del Novecento, celebre per i suoi capolavori tessili, definiti dalla critica “visionari”. Nata nel 1919 a Ulassai, un piccolo borgo dell’Ogliastra, crebbe in una famiglia benestante, una rarità in un’area segnata dalla povertà. La sua infanzia fu costellata di difficoltà, tra lutti familiari e problemi di salute, ma anche di un precoce avvicinamento all’arte e al disegno, che le permisero di sviluppare una sensibilità unica.

Negli anni ’30, i suoi genitori decisero di iscriverla alle scuole medie, un passo insolito per una ragazza dell’epoca. Qui Maria conobbe lo scrittore e insegnante Salvatore Cambosu, che la introdusse al potere evocativo delle parole e della narrazione. Nel 1939, animata dal desiderio di indipendenza, si trasferì a Roma per studiare al Liceo Artistico, e successivamente a Venezia, dove frequentò l’Accademia di Belle Arti sotto la guida del celebre Arturo Martini. Fu un periodo di grande sperimentazione, in cui Lai affinò le sue capacità tecniche e iniziò a definire la sua poetica.

Dopo il diploma, Maria tornò in Sardegna, ma la sua carriera prese rapidamente una piega nazionale. Nel 1955 organizzò una mostra personale a Bari e partecipò alla Quadriennale di Roma, esponendo accanto a maestri come Lucio Fontana e Alberto Burri. Due anni dopo, presentò una personale alla Galleria dell’Obelisco di Roma, conquistando il suo spazio nel panorama artistico italiano.

Negli anni ’60, Maria si allontanò dal circuito espositivo, dedicandosi a una ricerca artistica intima e innovativa. Fu in questo periodo che nacquero le sue celebri Tele cucite, i Libri cuciti, i Pani e i Telai, opere che segnarono il suo avvicinamento al movimento dell’Arte Povera. Questo decennio di introspezione culminò in mostre di grande successo, come Tele e Collage presso la Galleria Art Duchamp nel 1975 e I pani di Maria Lai alla Galleria Il Brandale di Savona nel 1977. La critica accolse con entusiasmo queste opere, che le valsero un posto alla Biennale di Venezia, in una sezione dedicata all’arte femminile.

Gli anni Ottanta e Novanta furono quelli della consacrazione e delle grandi opere pubbliche, spesso realizzate nella sua terra natale. Tra queste, spicca Legarsi alla montagna (1981), una performance straordinaria che coinvolse l’intera comunità di Ulassai: un filo azzurro di 27 chilometri legò simbolicamente gli abitanti del paese al monte Gedili, creando un’opera unica nel suo genere. Durante questo periodo Maria sviluppò anche le sue serie di Geografie e Libri cuciti, ulteriormente consolidando il suo stile inconfondibile.

Nel 2006, il suo sogno di rendere Ulassai un epicentro culturale si concretizzò con l’apertura del Museo di Arte Contemporanea Stazione dell’Arte. Oggi, il museo custodisce oltre cento delle sue opere, rappresentando il fulcro dell’eredità artistica di Maria Lai.

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Negli ultimi anni della sua vita, Maria raggiunse una fama internazionale, esponendo le sue opere in prestigiose sedi in tutto il mondo. Si spense il 16 aprile 2013, all’età di 93 anni, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea e un’eredità che continua a ispirare generazioni di artisti.

La mostra di Maria Lai in America

Fino a luglio 2025, Maria Lai è protagonista di una straordinaria mostra al Magazzino Italian Art di Cold Spring, New York. Intitolata Maria Lai. A Journey to America e curata da Paola Mura, direttrice artistica del museo, l’esposizione presenta cento opere, alcune delle quali inedite.

Negli anni Sessanta, l’artista aveva intrapreso un lungo viaggio negli Stati Uniti e in Canada per approfondire nuove tecniche artistiche, sognando di esporre le sue opere oltreoceano, un obiettivo che all’epoca non riuscì a realizzare. Oggi, quel sogno trova finalmente compimento.

La mostra esplora temi centrali nella poetica di Lai, come la comunità e le radici della tradizione sarda, espressi attraverso le sue sculture di pane e le raffinate opere tessili, che testimoniano un legame profondo con la sua terra e una visione universale dell’arte.



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