Il giorno della discarica, un sit in di protesta e la mossa di Biancani per uscire dall’angolo

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PESARO È il giorno della discarica . Alle 11 si riuniscono i sindaci dell’Assemblea territoriale d’ambito per esaminare le 15 osservazioni al nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti . E ribolle, con un sit in di protesta, il movimento civico e ambientalista contro la proposta 14, che vorrebbe ridurre dai 1.500 metri previsti nella pianificazione in itinere a 500 (rispetto agli attuali 2.000) la distanza minima dalle aree residenziali e dai luoghi sensibili, come scuole e ospedali, delle nuove discariche per rifiuti pericolosi e non pericolosi. Un colpo di maglio alla tenace resistenza sociale, politica e anche istituzionale opposta negli ultimi due anni al maxi progetto per rifiuti industriali da interrare a Riceci di Petriano, portato avanti da Marche Multiservizi, nonostante la contrarietà manifestata dagli enti locali che ne detengono la maggioranza del capitale.

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La giravolta politica

Oggi si andrà alla conta sulla richiesta di stralcio dell’osservazione contestata avanzata dai sindaci di centrodestra e civici, che nell’omologa Autorità di ambito idrico hanno la maggioranza risicata del 50,3%.

In assemblea arriverà anche la mossa del sindaco di Pesaro Biancani per uscire politicamente dall’angolo in cui si è infilato, già additato dagli attivisti come il campione della giravolta. Nel consiglio regionale, infatti, aveva votato la proposta del capogruppo del M5S Ruggeri per elevare tutte le distanze a 2.000 metri. Biancani nega di essere l’artefice dell’osservazione (la manina che ha scritto la misura dei 500 metri) e tanto più di volere salvare la discarica di Riceci.

Sulla pressione degli alleati (Avs e M5S), lo stesso Biancani proporrà un’osservazione sostitutiva in cui scompaiono i 500 metri e si rimette alla procedura per l’autorizzazione la valutazione della distanza per le discariche comprese nella programmazione pubblica di ambito (in teoria, quindi, la misura potrebbe essere anche inferiore) da sottoporre alla valutazione di impatto sanitario. Lasciando i 1.500 metri per i rifiuti pericolosi.

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La Regione convitato di pietra

Ma all’Ata il convitato di pietra è la Regione. L’assessore all’ambiente si è espresso in modo inequivocabile. «Abbiamo previsto la distanza di 1.500 metri per le nuove discariche – ha affermato Aguzzi – non c’è un’emergenza per i rifiuti urbani in provincia di Pesaro Urbino perché il piano dà priorità all’ampliamento dei siti esistenti (con riduzione in questo caso della distanza dalle case a 500 metri, ndr), perciò si possono allargare gli impianti di Tavullia e Fano. Nuove distanze non saranno accolte, nel consiglio regionale ci sarà un dibattito ma perché se approvi questa eventuale proposta dell’Ata dovrebbero passare sul mio corpo».

Una sorpresa la lettera di Paolini

Il presidente della Provincia Paolini, indicato con Biancani dal centrodestra come principale promotore della proposta, agisce a sorpresa: seppure a favore dell’osservazione i giorni scorsi, ieri ha annunciato l’invio odierno alla Regione di una lettera con corpose osservazioni dei tecnici dell’ente per chiedere di riportare la distanza dagli abitati a due chilometri.

In ogni caso, il canovaccio della programmazione è noto e ora si recita a soggetto. La chiusura accelerata delle discariche di Urbino (2022) e Tavullia (2027) era stata pianificata sin dal 2017 dall’Ata per portare poi tutti i rifiuti urbani nell’impianto di Fano (ma quest’ultima previsione nel stata recente piano d’ambito è cassata).

La saturazione degli impianti 

La saturazione dei siti gestiti da Mms è avvenuta abbancando grandi quantità di rifiuti industriali anche da fuori regione oltre il limite del 50% (pianificato anche il 99%) dei rifiuti urbani stabiliti nelle Marche. Su tale questione a inizio 2023 c’era stato un braccio di ferro con la Regione, che aveva negato l’approvazione del piano d’ambito, con conseguente minaccia dell’Ata di ricorrere al Tar.

Tra le osservazioni di oggi è interessante la numero 9, che propone di eliminare il limite per i rifiuti industriali discesi nel nuovo piano al 30% degli urbani. Nell’integrazione con l’osservazione sulla distanza, riveduta da Biancani, emerge la strategia per garantire, rivisitando il progetto di Riceci, un nuovo business a Marche Multiservizi. Che potrebbe spingere anche di più sui rifiuti produttivi rispetto all’esperienza di Ca’ Lucio e Ca’ Asprete visto che, a differenza degli scarti urbani, per questi non c’è un vincolo di provenienza territoriale.

Tutti sulla piattaforma meet

Per stamattina alle 11 l’attivista Malini annuncia un sit in davanti al Municipio di Pesaro con un metro snodabile come simbolo del dissenso, che sarà consegnato al sindaco. Mobilitati comitati e associazioni già in campo contro il progetto di Riceci, che invitano la cittadinanza a partecipare numerosa alla seduta online dell’assemblea dei sindaci (meet.google.com/ito-xcjp-trq). «Vogliamo guardarli in faccia – dicono – nel momento in cui esprimeranno il voto».

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