Fondazione Open, Renzi ed altri 10 indagati prosciolti: nessun illecito

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Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’imprenditore Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi ed altri 4 indagati per l’inchiesta sulla Fondazione Open sono stati prosciolti dal Gup Sara Farini del Tribunale di Firenze . Al termine della camera di consiglio il giudice ha emesso una sentenza di non luogo a procedere nei confronti degli 11 imputati (a cui si aggiungevano 4 società), stabilendo che non ci sono presunte irregolarità nei finanziamenti alla fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere l’ascesa e l’attività politica di Renzi, prima come sindaco di Firenze e poi come segretario del Pd. Le motivazioni del verdetto saranno depositate dal giudice entro 90 giorni.

La vicenda e il verdetto

“Letti ed applicati gli articoli 424 e 425 terzo comma 3 del Codice di procedura penale”, il giudice ha dichiarato “il non luogo a procedere nei confronti degli imputati in quanto gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna“. Alla lettura del dispositivo della sentenza in aula erano presenti il pubblico mistero Luca Turco (andrà in pensione per raggiunti limiti di età alla vigilia di Natale), che con il sostituto procuratore Antonino Nastasi aveva chiesto il rinvio a giudizio, e gli avvocati difensori degli imputati.

I due pm il 9 febbraio 2022 avevano chiesto il processo, tra gli altri, per l’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi, l’ex ministra Maria Elena Boschi, l’ex deputato e ex ministro Luca Lotti, l’ex presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai, cioè i principali componenti del cosiddetto “giglio magico”. A tutti loro era stato contestato il presunto reato di finanziamento illecito ai partiti, in quanto la Procura riteneva la Fondazione Open un’articolazione di partito riconducibile e funzionale all’ascesa politica di Renzi.

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A Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi, in quanto componenti del consiglio direttivo di Open, ed a Renzi (che i pm avevano qualificato come “direttore” di fatto della Fondazione) era contestato il reato di finanziamento illecito continuato “perché in concorso tra loro” avrebbero utilizzato la Fondazione come “articolazione politico-organizzativa del Partito democratico (corrente renziana)“, ricevendo “in violazione della normativa sul finanziamento pubblico ai partiti” contributi in denaro per un totale quantificato dalla procura in 3.567.562 euro provenienti dalle donazioni private dei finanziatori: 257mila per il 2014, 332.500 per il 2015, 1.420.988 per il 2016, 805.010 per il 2017 e 752.064 per il 2018. Talune delle somme versate alla Fondazione, sempre secondo la Procura, sarebbero state utilizzate, inoltre, per fornire a Renzi, Lotti e Boschibeni e servizi” di cui avrebbero fruito personalmente.

L’ex presidente Bianchi era accusato anche del reato di fatture false, per aver emesso quattro fatture che in realtà per i pm sarebbero andate a finanziare la Fondazione Open. L’imprenditore Alfonso Toto era imputato di “corruzione, finanziamento illecito e traffico di influenze illecito“. L’imprenditore Riccardo Maestrelli veniva accusato di “finanziamento illecito”. Accuse di corruzione e finanziamento illecito anche per Carmine Ansalone (all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio relazioni esterne della British American Tobacco Italia) e Giovanni Caruci (sempre all’epoca dei fatti vice presidente della British American Tobacco Italia). L’imprenditore Pietro Di Lorenzo, amministratore delegato della Imbr di Pomezia era accusato di “traffico di influenze illecite” per aver consegnato a Bianchi la somma di 130mila euro in cambio del suo appoggio con Lotti riguardo all’erogazione di finanziamenti pubblici per la realizzazione di una tv scientifica su piattaforma digitale a cui era interessato. Il Gup Sara Farini ha scagionato, infine, tutti gli imputati da ogni accusa, perchè gli elementi proposti dalla Procura di Firenze “non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna“.

“In un mondo normale la Meloni chiederebbe scusa”

“Cinque anni di massacro mediatico per un’accusa infamante e ingiusta. Ora che è finita il mio primo pensiero va a chi non ha mai dubitato di noi, a cominciare dalla mia famiglia, da mia moglie e dai miei figli”, è stato il commento a caldo di Matteo Renzi al TG1.

“In un mondo normale oggi Giorgia Meloni mi chiederebbe scusa per come ha cavalcato in modo vergognoso l’aggressione giudiziaria nei confronti miei e della mia famiglia. Non lo farà. Perché la sua cultura giustizialista con gli avversari e garantista con gli amici non cambia e non cambierà mai. Oggi vorrei ricevere le scuse del Movimento Cinque Stelle, della parte giustizialista del Pd, dei commentatori che hanno parlato di Open e della Leopolda senza sapere nulla di noi. Non arriveranno. Peccato, per loro”, scrive Matteo Renzi nella sua Enews.

Il nostro impegno per una giustizia giusta deve proseguire – aggiunge Renzi -, oggi più che mai. Io ho avuto la possibilità di combattere, nelle aule dei tribunali e nelle aule del Senato. Io ho scritto un libro. Io sono andato in tv. Ci sono invece tanti cittadini che sono vittime di ingiustizie e non si possono permettere la difesa che noi abbiamo avuto. Per loro continueremo a combattere”.

“A tutti coloro che mi volevano fuori dalla politica con indagini scandalose e che oggi mi vogliono fuori dalla politica con norme ad personam auguro un buon Natale e un felice anno nuovo”, conclude Renzi.

Boschi: “Dopo anni di sofferenza finisce incubo”

Finisce l’incubo. Dopo anni di sofferenza silenziosa oggi si chiude la pagina di Open: sono stata prosciolta”, scrive Maria Elena Boschi deputata di Italia Viva in un post su Facebook . “Da avvocato conoscevo l’assurdità delle accuse. Da parlamentare ero certa della correttezza del nostro operato. Ma da donna ho sofferto molto, quasi sempre in silenzio. Ringrazio Giulio per avermi abbracciata e capita. Ringrazio i miei genitori e i miei fratelli, tutta la famiglia, per avermi aiutata e sostenuta, a cominciare da mio padre che aveva dovuto soffrire un trattamento persino peggiore ma altrettanto ingiusto. Ringrazio i miei avvocati, Nanni e Pellegrini e soprattutto Paola Severino collega amica e faro. Abbraccio Matteo, Luca e tutti i miei amici e colleghi. E do a tutti l’appuntamento alla prossima Leopolda, a ottobre 2025“. “Non smettiamo di lottare per un Paese più giusto. E più garantista”, conclude la Boschi.

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