Eppur si muove. Speranze di cambiamento grazie a un giovane commissario europeo all’industria

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di ANTONIO GOZZI

Con una delegazione di Confindustria nazionale e di Assolombarda ho incontrato la settimana scorsa a Milano il neo Vice Presidente Esecutivo della Commissione UE con delega alle strategie industriali, il giovane francese Stephane Séjourné (39 anni), indicato dal Presidente Macron.

La decisione di venire in Italia e a Milano e di incontrare subito gli industriali italiani non è stata casuale, ma motivata dal fatto che, ha detto il neo-Commissario, “questa è la culla dell’industria europea”.

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È la seconda volta in pochi giorni che un esponente di primo piano della politica francese esprime grande apprezzamento nei confronti dell’Italia industriale. Al Trilaterale di Parigi delle Confindustrie di FranciaGermania Italia di un mese fa di cui ho riferito su ‘Piazza Levante’ il 28 novembre, l’allora primo Ministro francese Michel Barnier aveva sottolineato che per troppo tempo la Francia ha sottovalutato la forza dell’industria italiana, che oggi è quarta nella graduatoria dei paesi più esportatori del mondo, quando i francesi sono solo settimi, così evidenziando il divario competitivo tra le manifatture dei due Paesi.

L’incontro con Séjourné è stato molto importante perché ascoltando il neo-Commissario abbiamo avuto la sensazione che l’aria in Europa potrebbe cambiare, almeno nelle intenzioni, e che dopo lustri di disattenzione se non di fastidio nei confronti dell’industria, e di imposizione di politiche e regolamentazioni soprattutto ambientali che non hanno tenuto in nessun conto della competitività del  nostro sistema industriale, si voglia guardare in faccia la triste realtà del declino europeo e si vogliano correggere gli errori del passato.

Come ha ben scritto recentemente Adriana Cerretelli non siamo ancora al pubblico mea culpa, che probabilmente non arriverà mai. Ma la brusca sterzata persino nell’uso delle parole la dice lunga su un rovesciamento di logica nella politica industriale europea finora vincolata a forza al totem di un ambientalismo apodittico ma insostenibile che, almeno negli ultimi cinque anni, ha fatto morti e feriti.

La crisi dell’automotive e l’elezione di Trump alla Presidenza degli USA hanno probabilmente fatto da detonatori per un ripensamento profondo, almeno di una parte delle forze politiche europee, che già nel rapporto Draghi avevano trovato un grido dall’allarme ed un richiamo a decidere rapidamente una svolta per il futuro.

Con riferimento alla crisi dell’automobile Séjourné ha detto: “Ho in mente due o tre ipotesi choc per rilanciare la domanda di auto nuove. Soltanto vetture made in Europe, ma non solo quelle elettriche”. E ancora, a proposito delle multe monstre che dovrebbero colpire nel 2025 le case automobilistiche europee che non avranno venduto abbastanza auto elettriche (che il mercato non compra perché sono troppo care e perché le infrastrutture di ricarica sono insufficienti), ha affermato “la questione delle multe deve essere risolta in modo pragmatico per non penalizzare i produttori, ai quali viene richiesto di fare molto”.

Ma l’approccio nuovo e perciò interessante di Séjourné non si è limitato al solo comparto dell’auto. I termini più usati dal giovane politico francese sono stati “pragmatismo”, “flessibilità”, “realismo”. E la visione è apparsa larga, con un’attenzione agli eccessi di regolamentazione europea e alla necessità di sostegno ai settori più esposti alle fatiche della transizione, come acciaio, chimica, alluminio, cemento, carta, vetro ecc.

In particolare sul tema dell’appesantimento burocratico e sull’iper-regolamentazione europea Séjourné ha affermato: “Ci sarà uno choc di semplificazione importante  per le aziende e per tutta la filiera industriale: vogliamo avere un ambiente normativo molto più semplice per tutta l’industria. Nei primi cento giorni presenteremo un piano per l’industria pulita. E durante il mandato creeremo un fondo per la competitività, il cui scopo sarà quello di finanziare tutte le transizioni, per sostenere i produttori nei cambiamenti necessari a renderli più competitivi”.

Il neo-Commissario ha annunciato che il Fondo farà tre cose. In primis potrà intervenire come garanzia per progetti che non hanno accesso al finanziamento attraverso le banche e il sistema finanziario tradizionale. Secondo, aiuterà i ricercatori e le start-up innovative a crescere. Terzo, aiuterà le scale-up (e cioè la start-up che hanno superato positivamente la fase iniziale). Troppi progetti industriali promettenti vengono abbandonati o delocalizzati nella fase di sviluppo. Il fondo si applicherà a tutte le industrie strategiche.

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E l’ottica è un’ottica volta alla competitività ma anche all’autonomia strategica europea che, per bisogni essenziali, non può creare nuove dipendenze.

Séjourné ha annunciato che nel prossimo bilancio UE aumenterà significativamente la quota per le politiche legate alla competitività, che ora vale solo il 15%. Lo si farà anche liberando il denaro che oggi dorme in circa cinquanta fondi UE che hanno scopi molto diversi e che andranno semplificati e razionalizzati.

Si è respirata un’aria nuova. Noi industriali italiani abbiamo sottolineato la necessità di agire con urgenza per evitare il rischio di desertificazione industriale e abbiamo detto al neo-Commissario che attendiamo le prime risposte concrete con atti della Commissione che siano in grado di contenere i prezzi dell’energia, nuovamente in salita;  che mettano mano alle storture del CBAM; e che facciano, dopo venti anni un bilancio del sistema ETS comprendendo cosa ha  di buono dato e cosa ha invece tolto al sistema industriale europeo.

Ci siamo dati un appuntamento per rivederci presto e approfondire i temi. 

Se son rose fioriranno.



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