Sicilia, Palermo, 1894. Sono passati 130 anni, difficile immaginare la storia in quel periodo a 34 anni dallo sbarco dei Mille e a pochi dall’inizio del secolo breve. Un’Italia diversa, una Sicilia agli albori che si stava costruendo, tra immense campagne e grandi famiglie. Ed è proprio in questa Sicilia che profuma di agrumi e vento di storia che Lorenzo e Vincenzo Barbera fondano la “Società degli Oleifici Siciliani”, nello stesso anno in cui il governo di Francesco Crispi reprime i Fasci Siciliani, movimenti contadini che chiedevano condizioni di vita migliori. Questa società vide anche la partecipazione fondamentale di un’altra famiglia siciliana, leggendaria per il Marsala e per il suo ruolo cruciale nella storia economica dell’isola: i Florio. Destini incrociati che aggiungono un’aura di prestigio e continuità alla narrazione.
La collaborazione con i Florio porta l’olio Barbera a inserirsi in un mercato internazionale, grazie alla rete di distribuzione della famiglia calabrese, che all’epoca controllava settori chiave come la navigazione, le tonnare e, come detto, la produzione del famoso Marsala. Lorenzo fu tra i primi a imbottigliare l’olio in vetro, un’intuizione pionieristica che diede al prodotto una dignità mai vista prima. Come i Florio, anche i Barbera hanno saputo trasformare una materia prima in un’icona del made in Italy. Nel 1900, il loro olio viene premiato all’Esposizione Universale di Parigi, un riconoscimento che consolida l’immagine di un prodotto di qualità superiore. Possiamo dire che furono fra i primi a capire che anche l’occhio vuole la sua parte. Introdurranno infatti l’uso delle eleganti ampolle di Murano, che diventeranno simbolo di esclusività , utilizzate anche nelle navi della flotta dei Florio.
Ma la storia dei Barbera non è solo quella di un successo crescente: con l’inizio degli anni ’20, la famiglia Florio vive un periodo di declino, segnato dalle difficoltà economiche e da scelte poco felici. La fine di questa alleanza segna un punto di svolta. I Barbera, invece di cedere alle difficoltà , scelgono di proseguire da soli, espandendo la loro rete produttiva e continuando a fare dell’olio un simbolo di eccellenza. Acquistano olive di alta qualità da diverse regioni italiane, e negli anni successivi si diversificano anche nel packaging, con l’introduzione delle “marsaline”, bottiglie eleganti che ricordano quelle utilizzate per il Marsala. Nonostante le difficoltà della seconda metà del secolo, come la distruzione della tenuta di San Lorenzo ai Colli, a causa della speculazione edilizia, e l’abbattimento di un antico ulivo saraceno, simbolo della famiglia, i Barbera non cedono mai al destino avverso.
Negli anni ’80, con Manfredi Barbera al timone, l’azienda entra in una nuova fase di modernizzazione, migliorando i processi produttivi e consolidando la propria presenza nei mercati internazionali, pur mantenendo salde le radici siciliane. La scelta strategica di puntare sulla qualità , invece che competere sul prezzo con i colossi spagnoli e tunisini, ha permesso ai Barbera di costruire un marchio riconosciuto e apprezzato per la sua autenticità . “Quando il nostro olio arriva sulle tavole di New York, Tokyo o Shanghai, portiamo con noi un pezzo di Sicilia, una cultura, un modo di vivere” – spiega Manfredi, che vede in ogni bottiglia non solo un prodotto, ma una storia da raccontare. Il 2024 è stato un anno difficile per l’olivicoltura italiana, segnato da siccità e temperature estreme che hanno ridotto la produzione nazionale del 60%. Nonostante queste avversità , i Barbera sono riusciti a mantenere standard elevatissimi grazie a sistemi di irrigazione avanzati e a un’attenzione maniacale per le coltivazioni. “Dove siamo riusciti a garantire acqua, il nostro olio è eccezionale, un concentrato di sapori e aromi che rappresentano la Sicilia nella sua migliore espressione” – commenta Manfredi. Tuttavia, queste difficoltà hanno accentuato l’urgenza di affrontare le sfide climatiche con soluzioni innovative e sostenibili.
Un altro pilastro della filosofia Barbera è il rapporto con il territorio. Dal 2001, l’azienda guida il CO.FI.OL., il più grande consorzio olivicolo del Sud Italia, che coinvolge migliaia di piccoli produttori, aziende agricole e frantoi. La creazione della cooperativa O.R.O. Sicilia nel 2020 ha ulteriormente rafforzato questo legame, contribuendo a valorizzare le produzioni locali e a sostenere l’economia siciliana. “Non siamo solo produttori, ma custodi di una tradizione”, dice Manfredi, sottolineando il ruolo della famiglia come garante di un’eredità etica oltre che economica. Il futuro degli oleifici è già in mano alla quinta generazione: Lorenzo e Carlo, figli di Manfredi e parte attiva dell’azienda che vuole puntare in maniera importante su sostenibilità e innovazione. “Abbiamo il dovere di lasciare un’eredità che non sia solo economica, ma anche etica” – afferma infine Manfredi. E così, in ogni goccia di olio Barbera si condensa una storia fatta di terra e di famiglia, un invito a guardare al futuro con la stessa determinazione che ha guidato i Barbera nei loro primi 130 anni di storia. Perché, come insegna la Sicilia, la forza sta nelle radici.
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