La gestione emotiva della partita. Baroni, un’ora dopo l’imbarcata subìta con l’Inter, aveva già spostato il focus e individuato il difetto su cui orientarsi. La Lazio ha un limite da superare. Le mancano freddezza, lucidità, capacità di interpretare il gioco e restare con la testa sul campo. Ecco lo step, la crescita da dimostrare sabato a Lecce e nelle prossime settimane. Già, perché dopo la trasferta al Via del Mare arriveranno l’Atalanta all’Olimpico e il derby contro la Roma, altri due appuntamenti in cui serviranno mentalità giusta, saldezza di nervi e una concentrazione feroce dal primo all’ultimo minuto. Un tarlo, oltre alla delusione e al dispiacere per le dimensioni della disfatta, assillava il tecnico fiorentino nella notte di lunedì. Preso il gol su rigore di Calhanoglu, la squadra ha messo la palla al centro e ha cominciato a giocare sbilanciandosi, perdendo distanze e compattezza, come se volesse pareggiare per forza entro la fine del primo tempo. Eccesso di generosità, scarsa lucidità. Mancavano quattro minuti e lo scollamento ha prodotto il raddoppio di Dimarco. Può succedere, ma con un minimo di attenzione in più la Lazio sarebbe rientrata negli spogliatoi ancora in partita. Baroni non sopporta e non digerisce l’idea che la Lazio si sgretoli al primo episodio negativo. Una squadra potente, esperta e cinica come l’Inter ha inghiottito i suoi giocatori. Dissolti in un attimo, sgonfiati come un palloncino bucato da uno spillo. La partita all’intervallo era finita. I ko di Gila e Gigot si sono aggiunti alle assenze di Castellanos, Romagnoli, Vecino oltre a Dia, con una caviglia in disordine. Gap di statura. Sotto di due gol e senza sei titolari, troppo per la Lazio. Così l’Inter ha spopolato, arrivando (persino con i cambi e senza spingere troppo) al 6-0. Una botta pesantissima. Baroni, lavorando da mental coach, cercherà di trasformarla in energia positiva. Le avvisaglie di un calo si erano notate nell’ultimo quarto d’ora di Amsterdam, gestito senza palleggio. Ha pesato la stanchezza. La Lazio veniva da tre imprese in fila, due contro il Napoli (eliminato in Coppa Italia e piegato al Maradona) e la terza in Europa League, perché non è da tutti vincere in quel modo a casa dell’Ajax. Un collasso, rendendosi conto di non poter rimontare l’Inter, ci poteva stare. Di tattico non c’è stato niente, se non le distanze perse. La Lazio più bella ha giocato, vinto e dato spettacolo con due punte, un unicum in Serie A abbinato alla difesa a quattro. Ora dovrà crescere sotto l’aspetto mentale. Il precedente del Tardini era stato analizzato a Formello da Baroni e Fabiani. Al netto delle proteste arbitrali, non si può perdere in quel modo e regalando tre gol al Parma. L’ultimo, dopo il guizzo del Taty, preso in contropiede da un angolo a favore, senza alcuna copertura difensiva. Mancava l’intero recupero, il 2-2 era ancora possibile. Un’altra partita condizionata dal nervosismo: al netto dei torti rivendicati dalla società, poco persuasa dall’utilizzo del Var (persino la beffa europea, contro il Ludogorets, di un rigore negato dall’arbitro dopo essere stato richiamato a controllare le immagini), i giocatori pensino a proseguire senza sentirsi perseguitati. Così eviteranno danni collaterali. Il milanese Rovella è diventato ferocemente laziale, rapito come diceva Felice Pulici (a sei anni dalla scomparsa andava ricordato all’Olimpico insieme con Mihajlovic, Flavio e Francesco, altri tre monumenti della lazialità), ma ora prende troppe ammonizioni per proteste. Baroni ha richiamato Zaccagni perché stava discutendo con il quarto uomo. Servono intelligenza e lettura del momento oltre al cuore caldo. Nella prima mezz’ora la Lazio stava mettendo sotto l’Inter. A Napoli era stata “centrata”, senza mollare di un centimetro, sino alla fine. Baroni, dopo averle trasmesso coraggio, cercherà di regolare i nervi. Il gruppo è sanissimo, vuole vincere. Un dato conforta. Quest’anno ogni sconfitta ha partorito una squadra più forte e cattiva di prima. Sette vittorie di fila dopo il ko allo Stadium con la Juve. La tripletta Napoli-Ajax per reagire allo scivolone di Parma. A Lecce non sarà facile. Baroni conta di presentare una Lazio tosta, quadrata e matura.
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