L’anno difficile del vino in Piemonte: «Cresce la produzione, cala il fatturato». Ecco quale è più bevuto all’estero (Russia inclusa)

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di
Marcello Pasquero

La regione si conferma seconda in Italia per giro d’affari, pari quest’anno a 1.248 milioni di euro. Sono oltre 2,25 i milioni gli ettolitri prodotti (+ 5%). L’export tiene grazie ai rossi, boom in Canada

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Come sta il settore vitivinicolo piemontese? Discretamente, nell’anno nero dei vini francesi e delle difficoltà delle altre regioni nell’export. C’era molta attesa per la pubblicazione del report annuale curato da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte in cui si analizzano dati tecnici e valutazioni sulla vendemmia appena passata e sull’andamento economico generale del comparto vitivinicolo, presentato nel Castello di Grinzane Cavour. Due anni di siccità avevano fatto crollare la produzione e c’era curiosità di conoscere come avrebbe reagito il settore, nell’anno più piovoso dal secondo dopoguerra.

Nonostante le difficoltà di lavorare i vigneti, a causa delle intense precipitazioni, sono stati oltre 2,25 i milioni gli ettolitri prodotti (+ 5%) contro i 2,06 milioni del 2023. Ci sarà ancora tempo fino a domani per comunicare le dichiarazioni di produzione; quindi, il dato potrebbe ancora leggermente crescere. La pioggia, insomma, permette di tornare al segno più dopo anni difficili con una gradazione dei vini in calo.




















































Il Piemonte si conferma come la seconda regione a livello nazionale per giro d’affari, pari a 1.248 milioni di euro, su un totale di 9.084 milioni euro contro i 1.362 milioni di euro su un totale italiano di 11.334 milioni dell’anno precedente. Segno di un anno difficile dal punto di vista delle vendite per i vini italiani che si consolano guardando a una Francia con rendite crollate di oltre il 40% nella zona del Bordeaux.

Ad arrancare è il mercato interno, mentre sul fronte dell’export crescono i rossi Dop piemontesi di circa l’1% a valore, a fronte di un +4,4% a volume. È una vera e propria «Made in Italy mania» per i vini piemontesi in Canada dove si registra un +49% di export, seguito dalla Svezia (+14%) e da Giappone e Stati Uniti (+10%).

Ad analizzare l’andamento dei vini piemontesi all’estero è stato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor: «Bene i rossi, sotto la parità invece l’Asti spumante (-1,7%), trascinato al ribasso da Germania (-9%), Austria (-14%) e Polonia (-20%). Corrono le esportazioni in Russia (+51%), sebbene in questa corsa abbia avuto un ruolo importante la decisione del governo di Putin di incrementare le accise sui vini, decisione che ha fatto “accelerare” gli acquisti da parte degli importatori nella prima parte dell’anno». Pantini ha sottolineato come il settore stia cambiando con un crescente interesse dei consumatori verso i vini bio, sostenibili, ottenuti da vitigni autoctoni, ma soprattutto dai vini a minor gradazione alcolica.

Per quanto riguarda le denominazioni, secondo il servizio tecnico di Vignaioli Piemontesi, l’annata può essere valutata come più che discreta. I tecnici hanno assegnato le otto stelle e mezzo al Sauvignon Blanc; le otto stelle a Brachetto, Pelaverga, Ruché, Chardonnay. Sette stelle e mezzo a Cortese, Erbaluce, Favorita, Moscato, Barbera, Freisa, Nebbiolo, Vespolina, Pinot Nero. Sette stelle ad Arneis, Timorasso, Nascetta, Grignolino, e sei e mezzo al Dolcetto. «Il carattere più apprezzabile del 2024 — sostengono i tecnici — potrebbe essere quello delle “ridimensionate” potenze alcoliche anche più in sintonia con le nuove richieste di mercato».

Il dato definitivo sugli ettari vitati sarà disponibile a gennaio, al termine delle dichiarazioni di vendemmia, ma si stima siano 44.471 ettari vitati in Piemonte, in lieve aumento rispetto allo scorso anno quando, per la prima volta dal 2017, hanno registrato una flessione, passando da 45.823 ettari del 2022 a 44.285.

L’assessore all’agricoltura Paolo Bongioanni ha ribadito l’impegno della Regione con i 750 milioni di euro del Complemento di Sviluppo Rurale 2023-27, con una particolare attenzione alla rivoluzione della Filiera corta connettendo produttori, distretti del cibo e del commercio, consorzi, mercati di tradizione e ristoratori. 

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