Un’inchiesta condotta da The Reporters’ Collective, testata indipendente di giornalismo collaborativo, ha rivelato come il governo indiano guidato dal Primo Ministro Narendra Modi abbia manipolato i dati sulla povertà per costruire una narrativa favorevole in vista delle elezioni parlamentari del 2024.
Durante un raduno a Bulandshahr nell’Uttar Pradesh, Modi aveva affermato che 250 milioni di persone erano state sollevate dalla povertà nei dieci anni del suo governo, ma questa statistica è risultata priva di fondamento e frutto di una pianificazione strategica volta a migliorare l’immagine dell’India nei ranking globali.
Secondo l’inchiesta, l’ufficio del Primo Ministro aveva avviato una manovra discreta per contrastare classifiche internazionali come il Multidimensional Poverty Index (MPI) delle Nazioni Unite, dove l’India otteneva risultati poco lusinghieri.
Questo sforzo era coordinato dall’unità interministeriale “Global Indices for Reform and Growth” (GIRG), creata per monitorare 30 indici globali e influenzarne i parametri o, in alternativa, screditarli promuovendo versioni nazionali più favorevoli.
L’MPI è stato uno degli obiettivi principali, con il governo che ha deciso di sviluppare una versione nazionale dell’indice per mostrare un quadro più positivo della povertà in India.
L’inchiesta ha evidenziato che il governo aveva stabilito già nel 2020 che l’indice nazionale avrebbe mostrato una significativa riduzione della povertà, ben prima della raccolta e analisi dei dati. La metodologia dell’indice nazionale è stata calibrata per ridurre il peso di parametri come la nutrizione e la mortalità infantile — dove l’India presenta risultati peggiori — e per includere nuovi criteri favorevoli come il possesso di un conto bancario.
Quest’ultimo parametro, che non figura nell’MPI globale, ha consentito di dipingere un quadro eccessivamente ottimistico: con oltre il 90% della popolazione indiana in possesso di un conto bancario, il governo ha potuto vantare risultati straordinari.
Nel 2021, Niti Aayog, il think tank governativo, ha pubblicato il primo indice nazionale di povertà multidimensionale, mostrando che il 25,01% della popolazione era multidimensionalmente povera, una percentuale inferiore a quella riportata dall’MPI globale per lo stesso periodo.
L’indice nazionale ha così sottostimato il numero dei poveri di circa 37 milioni di persone. Questo schema si è ripetuto nel secondo rapporto pubblicato nel 2023, intitolato “A Progress Report”, che ha sostenuto che 135 milioni di persone erano uscite dalla povertà tra il 2015-16 e il 2019-21.
Tuttavia, gli economisti indipendenti hanno sollevato dubbi sulla metodologia, accusando il governo di aver ignorato la crescita della popolazione e di aver esagerato i risultati di circa 1,7 crore di persone.
A gennaio 2024, Niti Aayog ha pubblicato un documento secondo cui quasi 250 milioni di persone erano uscite dalla povertà dal 2013-14 al 2022-23. Per sostenere questa affermazione, il governo ha proiettato i dati di due anni (2015-16 e 2019-21) su un intero decennio, ignorando completamente la mancanza di dati reali per otto anni.
Inoltre, il governo ha attribuito i presunti successi a programmi come il Jan Dhan Yojana, che ha aumentato il numero di conti bancari, e la missione Anaemia Mukt Bharat, nonostante l’anemia non sia inclusa nell’indice.
L’inchiesta di The Reporters’ Collective evidenzia che il governo Modi ha usato questi dati manipolati come arma politica, ignorando le raccomandazioni della propria task force del 2015, che suggeriva che un indice multidimensionale doveva essere complementare, non sostitutivo, a una chiara soglia di povertà.
In mancanza di una definizione ufficiale della povertà, l’India si è trovata a fare dichiarazioni altisonanti basate su indici costruiti ad arte per dipingere un quadro di successo. Questa strategia, volta a mascherare le difficoltà socioeconomiche del Paese, rappresenta un esempio lampante di come i dati possano essere manipolati per fini politici.
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