Scarichi non autorizzati e smaltimento di rifiuti illecito: interviene la Procura

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CORIGLIANO-ROSSANO – Nei giorni scorsi, a seguito di specifici servizi di controllo e monitoraggio in materia ambientale eseguiti nell’area di giurisdizione, la Polizia giudiziaria del Nucleo di Polizia ambientale (N.O.P.A.) della Capitaneria di porto di Corigliano calabro ha individuato, presso tre attività commerciali e industriali, l’apertura di scarichi non autorizzati e altrettanti illeciti smaltimenti di rifiuti allo stato liquido sul suolo e nel suolo. 

In particolare, i militari operanti, con il coordinamento investigativo della Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal Procuratore Capo Dr. Alessandro D’Alessio, hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo di un autolavaggio sito nel Comune di Corigliano-Rossano presso il quale, a seguito di attività ispettiva, eseguita anche mediante l’utilizzo di liquido tracciante, veniva accertato che il sistema di raccolta delle acque derivanti dall’attività di lavaggio degli autoveicoli era illecitamente collettato alla rete fognaria comunale.

Nel corso di ulteriori ispezioni eseguite presso insediamenti industriali, nei quali aveva luogo la lavorazione di olive e sanse, venivano accertati due casi d’illecito smaltimento di reflui derivanti dalle lavorazioni (nei Comuni di Cerchiara di Calabria e CoriglianoRossano) i quali venivano sversati, senza alcun trattamento depurativo, sul suolo. Le due fattispecie in parola, integranti il “reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata”, hanno consentito alla Polizia giudiziaria di eseguire altrettanti sequestri preventivi d’urgenza, convalidati dall’Autorità giudiziaria, e di deferire gli autori dei reati alla competente Procura della Repubblica.

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Tali dati vanno a sommarsi alle risultanze derivanti dall’intensa attività eseguita dalla Guardia costiera di Corigliano calabro dall’inizio dell’anno in corso al fine di salvaguardare l’ambiente, che si vanno, di seguito, a riepilogare. Nel mese di gennaio, il titolare di un frantoio oleario sito nel comune di Corigliano Rossano veniva sorpreso a sversare le acque di dilavamento dei locali ove erano collocati i macchinari utilizzati per la lavorazione delle olive in un corso d’acqua, che ne risultava pesantemente deturpato. In detta circostanza, la Polizia giudiziaria deferiva l’autore del reato alla competente Autorità giudiziaria, procedendo al sequestro d’urgenza dell’opificio.

I titolari di due stazioni di servizio di erogazione di carburanti venivano scoperti a sversare i reflui contaminati da idrocarburi derivanti dal dilavamento dei piazzali di tali attività commerciali, rispettivamente, nella pubblica fognatura e in un fosso di scolo. Anche in questi due casi, il primo accertato a febbraio nel Comune di San Demetrio Corone e il secondo a Corigliano-Rossano nel mese di maggio, i reati accertati di scarico di reflui industriali senza autorizzazione portavano la Polizia giudiziaria a eseguire il sequestro preventivo d’urgenza delle due stazioni di servizio, ottenendone la convalida dalla competente Autorità giudiziaria, con il conseguente deferimento degli autori del reato alla competente Procura della Repubblica. Nei mesi da gennaio a maggio del 2024, il personale della Capitaneria di porto, coadiuvato da quello degli Uffici locali marittimi di Trebisacce e Cariati e da quello della delegazione di spiaggia di Montegiordano, ha eseguito verifiche su tutti gli impianti di depurazione situati sulla costa di giurisdizione, che si estende per circa 150 chilometri, dal Comune di Rocca imperiale a quello di Cariati. Nel corso dei numerosi controlli eseguiti, presso due strutture comunali, a febbraio e maggio, venivano rinvenuti ingenti quantitativi di rifiuti derivanti dal ciclo depurativo dei reflui urbani, i quali, anziché essere smaltiti presso centri autorizzati, venivano illecitamente stoccati in spregio delle vigenti normative in materia. Detti rifiuti, costituiti da fango e vaglio di depurazione, ammontanti complessivamente a più di 200 metri cubi, venivano posti sotto sequestro con la contestuale emissione di specifiche diffide che obbligavano i responsabili degli impianti all’immediato smaltimento. Detto intervento consentiva, altresì, un sensibile miglioramento dell’ordinario funzionamento dei depuratori interessati: molto spesso, proprio a causa della saturazione delle strutture cagionata da tale tipologia di stoccaggio illecito, gli impianti non sono sottoposti alla regolare e periodica espulsione dal ciclo depurativo di quelli che in gergo tecnico sono definiti “fanghi morti”, che poi inevitabilmente finiscono per essere riversati nel cosiddetto corpo ricettore e per tale via – soprattutto per quanto concerne gli impianti prossimi alla costa – al mare, con un conseguente significativo peggioramento della qualità delle acque di balneazione durante la stagione estiva. Le ispezioni e verifiche hanno interessato anche strutture e condotte costituenti le reti fognarie comunali, con particolare attenzione a quelle poste a ridosso di canali, vallate e corsi d’acqua. Anche in questo caso, a seguito di meticolose ispezioni eseguite mediante l’utilizzo di liquido tracciante, nei mesi di giugno e settembre, venivano scoperti e posti sotto sequestro preventivo d’urgenza quattro strutture comunali che permettevano l’illecito riversamento di refluo fognario non trattato nei corpi ricettori. Si avvia, pertanto, a conclusione un anno di intensa attività di polizia giudiziaria in campo ambientale, con centinaia di controlli eseguiti in tutto il lato ionico della Provincia di Cosenza da parte dei militari della Guardia costiera coriglianese, che anche nel 2025 sarà impegnata a garantire il rispetto delle vigenti normative in materia su tutto il territorio di giurisdizione.





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