Bloccata la proposta di Ferrazzi (gruppo Misto): «Il documento sarebbe stato approvato se ci fosse stato il voto segreto. Aula da intitolare a don Abbondio»
I consiglieri regionali della Lombardia eletti dal 2013 in avanti continueranno a rimanere senza pensione e senza indennità di fine mandato. Almeno per ora. Dopo una notte e una mattina di confronti e tentativi di mediazione, è stato ritirato l’emendamento al Bilancio presentato da Luca Daniel Ferrazzi (gruppo Misto) che chiedeva appunto di ripristinare le due indennità abolite dieci anni fa in seguito a una legge sul taglio dei costi della politica. Nella notte di martedì sembrava che il centrodestra, in particolare la Lega e Fratelli d’Italia, stesse lavorando per trovare un’intesa, mantenendo solo il Tfr ed escludendo dal provvedimento il mini-vitalizio. Poi, le pressioni su Ferrazzi per il ritiro, arrivato mercoledì mattina.
Amaro l’intervento del consigliere al Pirellone «Bisognerebbe intitolare l’aula consiliare a don Abbondio, giustificherebbe quanto avvenuto – le sue parole -. Ringrazio i colleghi che hanno espresso nella giornata di ieri la volontà di sostenere questo emendamento, che purtroppo ha una pecca, si vota attraverso il voto palese. Noi dobbiamo avere il coraggio di dire che se si fosse votato con il voto segreto, si sarebbe votato a favore. In nessun modo questo emendamento rappresentava l’introduzione di un privilegio. A differenza di tanti, io ho rinunciato al vitalizio che ho maturato. È una battaglia che ho fatto per i giovani che sono senza copertura previdenziale. Non è un privilegio, non abbiamo nulla di cui vergognarci, ma non abbiamo il coraggio di dirlo ai cittadini. Probabilmente questo emendamento potrebbe anche passare, ma credo non sia corretto consentire a qualcuno di strumentalizzare questa vicenda. La politica ha perso un’occasione».
L’emendamento, che riproponeva un testo approvato dalla conferenza dei presidenti delle Regioni del 2019, chiedeva di introdurre una trattenuta volontaria di circa 550 euro sull’indennità mensile dei consiglieri (di 6.327 euro) così da permettere loro di avere una pensione di 650 euro a fine mandato, dopo almeno 5 anni di carica e al compimento dei 60 anni. In più era prevista una sorta di tfr pari al massimo a 10 mesi di indennità. Secondo i calcoli contenuti del documento, in totale, la spesa annua per i tfr avrebbe toccato i 620 mila euro. Per le pensioni la stima era di 230 mila euro, compensati però dalla diminuzione di circa 800 mila euro delle spese per gli assegni vitalizi ai consiglieri delle giunte ante 2013. Un provvedimento simile, bipartisan, era stato proposto a luglio e a sua volta ritirato.
Da subito si sono detti contrari alla proposta Pierfrancesco Majorino, capogruppo dei Dem e i M5S. Questi ultimi dopo il ritiro dell’emendamento commentano così, per voce di Nicola Di Marco: «È bastato opporsi fermamente ad un solo emendamento, per mandare in crisi la maggioranza.
Il centrodestra non perde occasione per mostrare i muscoli e applaudire in aula per manifestare il proprio sostegno all’iniziativa, ma poi non ha il coraggio di votare. Pur ritenendo necessario regolamentare in modo omogeneo a livello nazionale i trattamenti pensionistici dei consiglieri regionali, pensiamo sia inaccettabile trattare il tutto attraverso questi tentativi di blitz. Soprattutto in un periodo storico in cui per tantissimi cittadini Tfr e pensioni sono diventati traguardi irraggiungibili.
La politica oggi dovrebbe essere incentrata sui bisogni di una comunità. È inaccettabile che l’intero bilancio di Regione Lombardia invece sia stato bloccato per ore dall’avvitarsi del centrodestra intorno a questo emendamento. Noi continuiamo a chiedere maggiore attenzione a sanità, trasporti, lavoro e diritto alla casa».
18 dicembre 2024
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