Nisticò (Aifa): “L’innovazione cresce e costa ma siamo bravi a contenere”

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No alle semplificazioni

A proposito dei dati sul consumo di antibiotici più elevato al Sud, sempre il direttore dell’Aifa ha sconsigliato di fare “interpretazioni semplicistiche”. “Gli indicatori – ha precisato – sono l’epifenomeno del sistema e del contesto sociale e organizzativo del Ssn in cui le prescrizioni si attuano. Se ho una difficoltà per un paziente anziano a fargli fare una radiografia, preferisco evitare e adottare un antibiotico che probabilmente potrebbe essere inappropriato. La prescrizione di un farmaco infatti è l’atto medico più semplice da fare”.

D’accordo nel ritenere il Rapporto una fonte d’informazione importante è Robert Nisticò, presidente dell’Aifa. “Il documento – ha affermato – va interpretato rispetto agli anni precedenti e, in un contesto in- ternazionale. Il tema vero è che dobbiamo mettere in essere evidenze correttive. Nel contesto internazionale, l’innovazione cresce e costa. In Italia, anzi, siamo bravi a contenere i costi delle terapie”.

Riguardo alla resistenza agli antibiotici, per il presidente di Aifa, il tema è più complesso di quel che si possa immaginare. “La causa – ha osservato – non è solo l’appropriatezza prescrittiva ma è globale. È uno dei problemi perché nei Paesi in via di sviluppo sono usati male e in maniera inappropriata”.

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Boom di antidiabetici

Capitolo a parte riguarda gli antidiabetici che ve- dono un aumento di spesa del 7,6%, legato sia a un aumento dei consumi (del 4,5%) sia al costo medio per dose. In particolare sono due i sottogruppi di farmaci in grado di ridurre in modo significativo il peso corporeo: gli analoghi del Glp-1 (a cui appartiene la semaglutide) che registrano un aumento di spesa del 17,9% e dei consumi del 26,4% e le gliflozine che registrano un aumento di spesa del 60,1% e dei consumi del 65,6%. “Sta cambiando la gestio- ne del diabete. Molti anni fa diabete – ha sottolineato Russo – eravamo abituati al controllo glicemico, oggi ci rendiamo conto che ci sono farmaci che impattano su outcome che derivano da altri aspetti”.

Differenze nelle regioni

Il Rapporto si sofferma anche sul tipo di prescrizioni che vengono fatte nelle diverse regioni. Partendo dagli antibiotici, si osserva che in Italia il consumo medio nel 2023 è stato pari a 17,2 dosi giornaliere per mille abitanti, con differenze evidenti però fra le 14,5 dosi al Nord, le 20,3 al Sud e le 18,2 al Centro.

Ancora più marcate risultano le diversità se si vanno a osservare i dati delle singole Regioni: si va dalle 11,1 dosi di Bolzano alle 22,4 dosi dell’Abruzzo, alle 21,7 della Campania e le 21,5 della Basilicata.

“Non esistono studi – sottolinea il report – che dimostrino una marcata prevalenza di ulcere peptiche e malattie da reflusso esofageo al Sud, dove ora si consumano 100,5 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti di farmaci contro queste malattie (in particolare gli inibitori della pompa acida) contro il 70,7 al Centro e il 77 al Nord. Con differenze regionali che vanno dalle 122,4 dosi della Campania o le quasi 100 della Basilicata, per scendere della metà e oltre in Umbria (50,7), Bolzano (51,2) e Toscana (56,7)”.

Così come il consumo di antidiabetici è più alto al Sud, 83,4 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti contro le 64,5 del Nord e le 67,9 del Centro. “Differenze dovute – precisa Aifa – a una maggiore prevalenza d’uso, che è del 7,7% della popolazione meridionale contro il 6,5% della media nazionale”.

Prosegue la sfiducia nei generici

Nel 2011, in Italia la quota di spesa per i farmaci generici era del 9% mentre nel 2023 sono saliti al 22,8% e al 31,2% in termini di consumi. Il trend di crescita negli ultimi cinque anni è tuttavia limitato di tre punti percentuali tanto è vero che il consumo resta basso, soprattutto se confrontato a quello di altri Paesi europei. Secondo i dati Iqvia, l’Italia è infatti ancora terz’ultima in Europa, con i medicinali ex-originator che occupano ancora il 44,3% del mercato dei farmaci a brevetto scaduto.

Il nostro Paese è invece primo per la diffusione del mercato dei biosimilari con l’80,8% del mercato dei farmaci biologici a brevetto scaduto. Anche in questo caso, la profonda eterogeneità regionale, sia in termini di spesa sia di consumo, la fa da padrona: in Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata il ricorso agli equivalenti oscilla tra il 19 e il 21%, mentre a Trento i valori sono del 44% e in Lombardia del 43%.

“Per velocizzare l’accesso sul mercato dei nuovi generici – ha osservato Nisticò – l’Agenzia adotta già procedure semplificate di prezzo e rimborso; in due soli Consigli di amministrazione sono stati approvati equivalenti per un risparmio pari a circa 200 milioni. Ma è indubbio che il consumo di generici sia ancora limitato, se confrontato a quello di Paesi europei a noi comparabili. Per questo occorre fare più informazione ma anche formazione sull’importanza dell’utilizzo dei generici, che a parità di efficacia e sicurezza aiutano a tenere in ordine i conti dello Stato e quelli delle famiglie italiane che oggi spendono più di un miliardo per pagare la differenza di prezzo con il farmaco branded”.

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