Con l’inizio dell’inverno sono arrivate le prime nevicate sulle montagne del Friuli Venezia Giulia, finora modeste a causa di particolari condizioni meteorologiche: facciamo il punto su questi fenomeni di inizio stagione, ricordando anche che le nevicate invernali sono un elemento chiave per la conservazione dei piccoli ghiacciai presenti in FVG, come ci spiegano gli esperti di glaciologia su “Segnali dal clima in FVG”.
Un piccolo spostamento della depressione con rilevanti effetti sulle nevicate di inizio dicembre
Nel primo fine settimana di dicembre 2024 si è creata una situazione meteorologica particolare, che ha influenzato la localizzazione e l’entità delle nevicate di inizio inverno: una depressione presente tra il Mar Ligure, il Tirreno e il Centro Italia ha portato afflusso di aria umida da sud in quota verso il Nord Italia, mentre al suolo prevalevano correnti di Bora più secche.
La previsione in questi casi è fortemente legata all’esatto posizionamento di questo tipo di depressioni, specie per la nostra regione, dove una differenza di soli 100 km significa passare da precipitazioni intense a scarse. Inizialmente infatti i modelli prevedevano la posizione del minimo depressionario in posizione ideale per l’afflusso di correnti umide verso la fascia occidentale della regione (Carnia e Piancavallo) e quindi con nevicate abbondanti previste fino anche a 70-90 cm su Prealpi Carniche. Ma avvicinandosi a sabato 7 dicembre i modelli hanno poi spostato il minimo depressionario sempre di più verso sud e verso est: il risultato è che i flussi umidi sono stati indirizzati verso il Veneto e verso l’Emilia, dove poi alla fine si sono verificate le maggiori nevicate, mentre sulla nostra regione i venti da est hanno dominato ed erano molto più asciutti di quelli previsti nei giorni precedenti.
In ogni caso comunque nevicate tra 5 e 20 cm si sono verificate sulle Prealpi Carniche, con spolverate anche fino a fondovalle a Claut. Quantitativi simili anche sulle Alpi Giulie, specie in quota, con nevicate fino a 600 m circa. La Carnia è risultata meno esposta con alcune zone che non hanno visto sostanzialmente alcuna nevicata (Zoncolan), ma anche località con neve abbondante fino a 15-30 cm (Forni di Sopra e Varmost).
Dopo il perdurare di condizioni sfavorevoli alle precipitazioni sulla zona montana, si attende ora un fronte atlantico tra la sera di giovedì 19 e la mattina di venerdì 20 dicembre, che potrebbe portare alcune deboli nevicate sulle nostre montagne oltre i 1000 m circa.
“Segnali dal clima in FVG”: come cambiano e cosa raccontano i ghiacci
I corpi glaciali subiscono in modo particolarmente evidente gli effetti dell’attuale riscaldamento globale, ma allo stesso tempo sono testimoni fondamentali delle variazioni climatiche avvenute in passato.
Nell’edizione 2024 di “Segnali dal clima in FVG”, la pubblicazione divulgativa realizzata dal Gruppo di lavoro tecnico-scientifico Clima FVG, alcuni articoli nella sezione I GHIACCI E LA MONTAGNA approfondiscono questi argomenti, partendo dalla situazione dei piccoli corpi glaciali ancora presenti in Friuli Venezia Giulia per poi passare alle analisi paleoclimatiche realizzate a scala più ampia.
I PICCOLI GHIACCIAI DI CANIN E MONTASIO: COME SONO CAMBIATI NEL TEMPO E NEL 2023
I piccoli corpi glaciali presenti sul Montasio e sul Canin sono ciò che rimane di ghiacciai un tempo molto più consistenti, ridottisi drammaticamente nell’ultimo secolo e soprattutto negli ultimi decenni. Collocati a quote basse, si sono conservati per particolari condizioni locali. I glaciologi ne monitorano l’evoluzione e ne calcolano ogni anno il “bilancio di massa”: quello del 2023 è negativo, ma la perdita di ghiaccio è stata meno marcata di quella registrata nel 2022.
Puoi leggere l’articolo completo (autori: Renato R. Colucci di CNR-ISP e Società Meteorologica Alpino-Adriatica; Andrea Securo – Università Cà Foscari e SMAA; Federico Cazorzi e Sara Cucchiaro – Università degli Studi di Udine) in “Segnali dal clima in FVG” (2024) – sezione tematica I GHIACCI E LA MONTAGNA.
I GHIACCI RACCONTANO: ESPLORARE I CLIMI DEL PASSATO CON I METODI DELLA PALEOCLIMATOLOGIA
Conoscere i climi del passato ci consente di comprendere meglio i cambiamenti climatici attuali e futuri. La paleoclimatologia si avvale di diverse modalità di indagine, integrandole per ricostruire in modo dettagliato le variazioni climatiche nel corso dei millenni. Tra le più efficaci, l’analisi delle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai e dalle calotte polari. Un nuovo progetto di ricerca consentirà di esplorare i climi del passato fino a 1,5 milioni di anni fa.
Puoi leggere l’articolo completo (autore: Renato R. Colucci di CNR-ISP e Società Meteorologica Alpino-Adriatica) in “Segnali dal clima in FVG” (2024) – sezione tematica I GHIACCI E LA MONTAGNA.
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