Madre e figlio con quasi 600 grammi di marijuana, arrestati a Scafati – JUORNO.it / IL GIORNO

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Un sistema criminale organizzato e tramandato dai più grandi ai più giovani, come in una vera e propria “università del crimine”. È questo il quadro inquietante emerso dalle indagini della Procura di Napoli, coordinate dal procuratore capo Nicola Gratteri e dai pm Giuliano Caputo e Lucio Giugliano. I Carabinieri della Dia hanno eseguito 53 misure cautelari contro presunti esponenti del clan Amato-Pagano, storici protagonisti della faida di Scampia.

L’accademia delle estorsioni

La tecnica era chiara: formare i più giovani alle attività illecite con un vero e proprio addestramento. I minorenni erano coinvolti in “giri di magazzini e cantieri” per imparare direttamente dai più esperti il mestiere del perfetto estorsore. A raccontarlo sono intercettazioni che svelano uno spaccato di formazione criminale, dove il ruolo di guida era spesso affidato a figure emergenti del clan.

Uno degli episodi più sconcertanti riguarda Luciano De Luca che, in un dialogo con la figlia, dice: «Ora babbo ti porta a fare l’estorsione». Non è solo una battuta: il tono evidenzia come la criminalità sia vissuta quasi come tradizione familiare e naturale passaggio generazionale.

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Il racket: metodi e consigli

La pratica del racket era centralizzata e ben organizzata. Dalle intercettazioni emergono dettagli chiari su come agire per non dare nell’occhio:

  • Consigli ai più giovani: «Non mettete il cappello, evitate la barbetta, entrate con la faccia da bravo ragazzo», suggerisce Nappi, per passare inosservati ed evitare l’attenzione dei vigilanti e delle telecamere di sorveglianza.
  • Le strategie: «Entrate, fate il giro, aspettate il vostro turno e non reagite mai se ci sono problemi».

Le estorsioni mascherate da vendite di gadget natalizi erano all’ordine del giorno: 250 euro chiesti in cambio di penne o agende dal valore di pochi centesimi. La camorra si imponeva anche nei cantieri edilizi, richiedendo sin dal primo giorno il computo metrico dell’opera per stabilire l’importo delle tangenti. Non si salvano nemmeno i piccoli artigiani: emblematica la storia di un imbianchino costretto a pagare il pizzo su un lavoro da appena tremila euro.

Debora Amato: leadership femminile nel clan

A capo del cartello emerge la figura di Debora Amato, 34 anni, figlia di Rosaria Pagano (madrina al 41 bis) e di Pietro Amato. La donna, secondo gli inquirenti, avrebbe gestito con capacità le attività legate al traffico di droga e alle estorsioni, mantenendo gli equilibri interni del clan. Accanto a lei, spiccano altri nomi importanti:

  • Gennaro Liguori, marito della nipote di Raffaele Amato;
  • Enrico Bocchetti, detto Benzema;
  • Emanuele Cicalese, genero di Raffaele Amato.

Questi esponenti, secondo le accuse, ricoprivano il ruolo di “docenti” nella cosiddetta “università della camorra”, addestrando i giovani a perpetuare un sistema di violenza e controllo territoriale.

Il lusso ostentato sui social

Il clan Amato-Pagano, come sottolineato dal procuratore Gratteri, rappresenta una camorra antica ma moderna. Accanto alle tradizionali attività criminali, si affianca una propaganda social mirata a ostentare ricchezza e potere. Caroselli di Ferrari e Lamborghini, orologi di lusso, bottiglie di Dom Pérignon: immagini che vengono condivise per ottenere consenso e attrarre i più giovani, proponendo la criminalità come stile di vita sfarzoso e ambito.

Il controllo del territorio

Più che un semplice sistema di racket, il clan esercitava un controllo asfissiante sul territorio, come spiega il procuratore Gratteri: «Non si tratta solo di estorsioni, ma di chi pretende di controllare anche il battito cardiaco delle persone». Un dominio che soffoca l’economia locale, creando un clima di paura e sottomissione.

Conclusioni

La vasta operazione che ha portato all’arresto di 53 presunti affiliati rappresenta un duro colpo al clan Amato-Pagano, riportando l’attenzione su una piaga criminale che, a vent’anni dalla faida di Scampia, continua a tramandarsi di generazione in generazione. L’inchiesta svela non solo un’organizzazione violenta e ramificata, ma anche una strategia di addestramento che mira a perpetuare il dominio camorristico, minacciando il futuro delle nuove generazioni.



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