Il ruolo della cooperazione in montagna. Il convegno di Legacoop Veneto a Villa Patt di Sedico | Bellunopress

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Cooperare in quota . Il convegno di Legacoop Veneto del 17/12/2024 a Villa Patt di Sedico

Tra le principali finalità: nuovi servizi per il territorio e mantenimento di quelli
a rischio, e ancora tutela delle tradizioni e del territorio, benessere dei suoi abitanti.
Un’indagine mostra come nel Bellunese siano già molte le “cooperative di comunità”.

Legacoop Veneto: «Il nostro contributo alla stesura di una legge regionale
che ne codifichi il modello e ne promuova lo sviluppo».

Marghera-Venezia, 17 dicembre 2024 – Sono nate con le finalità di offrire servizi nuovi alla comunità di appartenenza (48%), garantirne la sopravvivenza (circa 21%) e preservare le tradizioni (oltre 19%), hanno chiara la consapevolezza di contribuire al benessere della comunità in un territorio, come quello montano, a rischio di spopolamento e toccato da molteplici fragilità. È quanto rileva l’indagine sulle cooperative del Bellunese promossa da Legacoop Veneto, presentata al convegno “Cooperare in quota. La cooperazione a servizio della montagna”, svoltosi martedì a Sedico (Belluno), a pochi giorni dalla Giornata internazionale della montagna dell’11 dicembre.

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La ricerca, realizzata da un team di docenti, ricercatori e studenti del Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia dall’Università degli studi di Padova in collaborazione con Legacoop Veneto, ha innanzitutto tracciato una fotografia globale delle oltre 120 imprese cooperative iscritte all’albo ministeriale della provincia di Belluno che generano un fatturato globale di 325 milioni e 800mila euro e impiegano quasi 2400 lavoratori (anno 2023).
L’obiettivo era indagare lo stato di salute delle cooperative, con un focus specifico sulle “cooperative di comunità”. È senz’altro indubbio che – nonostante manchi una normativa nazionale unitaria, e per il Veneto anche quella regionale –, molte cooperative del territorio di fatto già lo siano e, in tanti casi, anche sentano di esserlo, identificando nella comunità il loro destinatario privilegiato nonché il protagonista del loro progetto imprenditoriale: l’86% delle coop rispondenti, infatti, dice di riconoscere nel proprio operato almeno un elemento caratteristico delle cooperative di comunità.
Con ambiti d’intervento diversi, in effetti dimostrano come la cooperazione possa avere una funzione strategica per garantire una serie di servizi e attività altrimenti a forte rischio di chiusura: si pensi solo ai bar e ai negozi di prossimità, che oltre a essere esercizi commerciali sono anche luoghi di socialità e di coesione. E infine, si tratta di esperienze in cui la cooperazione spesso figura fondamentale per valorizzare e tutelare le zone montane, rafforzarne e mantenerne vive le comunità.

Punto di partenza dell’appuntamento – promosso e organizzato dall’associazione con il patrocinio della Provincia di Belluno nell’ambito di un progetto Interreg Italia-Austria –, l’indagine si è poi concentrata sulle quasi 40 cooperative che hanno risposto al questionario, un campione molto significativo per dimensione (mappato il 73% del fatturato complessivo), attività e impatto socioeconomico sul territorio (8639 soci e 1645 dipendenti), tra cui molte associate a Legacoop Veneto. Si tratta perlopiù di cooperative di recente costituzione (oltre il 35% è nato tra il 2000 e il 2021), con un numero di soci compreso tra 1 e 25 (circa il 39%) e con meno di 50 dipendenti (il 36% ne ha tra 1 e 10, il 28% circa tra 11 e 50), caratteristiche tipiche delle imprese nelle zone montane. Tuttavia non mancano cooperative di medie (25%) e grandi dimensioni (22,2%), a conferma della varietà nel panorama cooperativo locale.

Tra le principali sfide che le cooperative si trovano ad affrontare quotidianamente, la concorrenza del mercato (66%), l’inefficienza di servizi e infrastrutture (45%) oltre alla difficoltà di reperimento di personale (66%). Ed è scarsa la presenza di soci giovani: il 50% ne conta meno di 10 a conferma della criticità del ricambio generazionale, percepito come “rischio futuro” da oltre il 40% delle cooperative indagate.

«Tra gli obiettivi dell’indagine – ha evidenziato il presidente di Legacoop Veneto Devis Rizzo – quello di identificare i principali tratti distintivi delle “cooperative di comunità”, per comprendere innanzitutto quali leve possano favorirne il potenziamento, e dunque l’impegno necessario da parte dell’organizzazione a loro sostegno. E ancora per offrire, attraverso quanto emerso, il nostro contributo alla stesura di una legge regionale, non ancora arrivata per il nostro territorio, che ne codifichi il modello e ne promuova lo sviluppo, anche con risorse dedicate». Da anni si parla infatti anche per il Veneto della necessità di questa normativa, di cui altre Regioni si sono invece già dotate; nello specifico sono 14 quelle che hanno disciplinato la forma comunitaria dell’impresa cooperativa: Puglia (2014), Emilia Romagna (2014, modificata nel 2022), Lombardia (2015), Liguria (2015), Abruzzo (2015, modificata nel 2022), Basilicata (2015), Sardegna (2018), Sicilia (2018), Toscana (2019), Umbria (2019), Campania (2020), Lazio e Piemonte (2021), Trentino-Alto Adige (2022).

E in merito al ruolo della cooperazione e alle potenzialità del modello cooperativo in quest’area, è intervenuto Michele Pellegrini, coordinatore di Legacoop Veneto per le province di Belluno e Treviso: «Sono state avviate diverse collaborazioni con altre associazioni di categorie territoriali. Un esempio su tutti è il protocollo d’intesa firmato con Appia Cna con l’obiettivo di valutare potenziali progetti di workers buyout in situazioni d’impresa che incontrino difficoltà nel ricambio generazionale, ma anche le recenti adesioni ai due Gal provinciali».

Ancora, in questi anni Legacoop ha rafforzato la propria presenza sul territorio a supporto delle imprese cooperative, tanto da contare nel solo ultimo biennio dieci nuove associate: quattro nel settore consumo, altrettante nel settore sociale, una nel settore servizi e una nel settore cultura.

«Dall’indagine – ha sottolineato Claudio Riva, docente di Sociologia all’Ateneo patavino – è emerso come la realtà cooperativa assuma una funzione rilevante nel generare non solo valore economico ma anche capitale sociale, stimolando lo sviluppo di relazioni, competenze e reti di sostegno reciproco, coniugando l’efficienza economica con la capacità di immaginare, sperimentare e realizzare soluzioni imprenditoriali orientate al benessere collettivo e alla sostenibilità. Proprio la capacità di valorizzare le dinamiche di coesione sociale e innovazione conferma il ruolo delle cooperative come attori chiave per il futuro delle comunità locali».

Al tavolo del confronto anche Marco Bassetto, direttore del Gal (Gruppo di azione locale) Alto Bellunese, che ha spiegato: «Nel periodo di programmazione europea 2021-2027 il Gal si è posto come obiettivo centrale il contrasto dei fenomeni di spopolamento che interessano il suo territorio, sostenendo iniziative e progetti che mirino al miglioramento della vivibilità e della qualità della vita delle persone, attraverso il potenziamento e rafforzamento dei servizi di base alla persona. Tale obiettivo può essere raggiunto creando sinergie tra pubblico e privato, soprattutto del terzo settore, e sostenendo iniziative imprenditoriali che favoriscano la messa in rete degli attori locali. Inoltre, queste azioni sono promosse dal Gal nell’ambito di alleanze con i territori confinanti, che condividono le medesime problematiche tipiche dei territori montani alpini, per apprendere nuovi approcci e buone pratiche ed individuare soluzioni comuni».
Tra le iniziative di Legacoop a supporto della nuova cooperazione c’è anche Coopstartup Veneto, promossa da Legacoop Veneto, Coopfond e Genera, progettualità biennale che prevede attività di formazione e consulenza gratuite, nonché un finanziamento a fondo perduto per le migliori idee imprenditoriali; sarà possibile iscriversi al programma dalla primavera del 2025.

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STORIE COOPERATIVE DELL’ALTO BELLUNESE
Protagoniste dell’appuntamento le storie vincenti di imprese cooperative già operanti nel territorio.
C’è la cooperativa De Zopè, costituita nel 2021, che ha sede nel più piccolo comune della provincia di Belluno, Zoppè di Cadore, paese di circa 190 abitanti (oltre 120 i soci della coop), ad oltre 1400 metri di altitudine con un’unica strada di accesso. La cooperativa si è da subito prodigata per la riapertura dell’unico negozio di alimentari del paese e, pochi mesi più tardi, ha preso in gestione anche il bar evitandone così la chiusura. A tutti gli effetti svolge le attività di un centro servizi per la comunità, fungendo ad esempio da gruppo d’acquisto per ordini di gasolio o legna da ardere e garantendo la distribuzione a domicilio di beni di prima necessità.
Con un secolo in più di attività e di storia (è nata nel 1909), la cooperativa di consumo Lamosano è tra le più longeve cooperative di consumo a livello nazionale e garantisce servizi essenziali alla piccola comunità montana attraverso un negozio di vicinato e di servizio. È stata fondata con l’obiettivo di contrastare l’isolamento, l’emigrazione, la miseria e la disoccupazione nel territorio tramite l’acquisto.

E poi c’è Cadore – Dolomiti, di Pieve di Cadore, nata nel 2008, che conta oltre 90 soci e occupa oggi più di 200 lavoratori, contribuendo alla loro integrazione sociale attraverso attività utili alla comunità e dedicandosi, al contempo, alla conservazione e valorizzazione del territorio: si tratta di un vero e proprio progetto di economia integrata (attività industriali, commerciali e di servizi) e welfare di comunità.

Ancora, la Cooperativa di San Vito di Cadore è nata nel 1892 come società di mutuo soccorso. Nel 2001 ha inaugurato la prima filiale ad Auronzo di Cadore, subentrando alla Cooperativa di Reane nella gestione di negozi e negli anni successivi ha aperto altri 12 punti vendita in tutto il Cadore, consentendo anche alle comunità più piccole di poter fruire di un servizio primario pure quando i numeri non ne garantiscono l’equilibrio economico.

Infine, c’è la Cooperativa Lassù – Luoghi Alpini della Salute, della Sostenibilità, che ha sede a Comelico Superiore. Nata nel 2014, riunisce alcuni professionisti della progettazione e opera come soggetto ideatore e attivatore di progetti per uno sviluppo responsabile e innovativo della montagna veneta nei settori territoriale, sociale, culturale e imprenditoriale. In dettaglio, la cooperativa supporta enti pubblici, soggetti privati e istituzionali nella realizzazione di programmi e progetti di scala territoriale, nel monitoraggio e nella ricerca di contributi e finanziamenti di ambito locale, regionale e comunitario e nella progettazione multidisciplinare, con particolare attenzione all’ambiente, l’architettura, l’ingegneria e le energie rinnovabili.

 





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