Editoria, fondo di 50 milioni “Per un sistema forte e credibile”

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Roma, 17 dicembre 2024 – Il sostegno all’editoria, ingrediente fondativo di ogni democrazia che si rispetti, è stato votato ieri in serata in Commissione Bilancio, dove la seduta è continuata poi in notturna per il secondo giorno di fila. Non si tratta dei 140 milioni di euro circa che erano stati proposti in due diversi emendamenti di Forza Italia e del Pd, ma non sono neppure i 20 milioni che lunedì a un certo punto erano trapelati. Sono 50 milioni di euro, risorse tecnicamente “destinate alla quota spettante alla Presidenza del Consiglio ai fini della integrale copertura degli oneri derivanti da disposizioni legislative”.

Il risultato è che l’informazione potrà contare su un aiuto salvifico per affrontare la transizione digitale. Sulla misura votata in in Commissione c’è spazio, in realtà, per un ultimo balletto. Perché il testo approvato è alla fine quello presentato da Marco Grimaldi (Avs), dopo che un minuto prima la maggioranza aveva ritirato un subemendamento (stesso tema, stessa cifra) presentato nel pomeriggio dai relatori del ddl Bilancio, ovvero Ylenia Lucaselli di Fratelli d’Italia, Mauro D’Attis di Forza Italia e Silvana Andreina Comaroli della Lega.

Il motivo è che, da regolamento di Montecitorio, non è possibile subemendare un emendamento se esiste un testo uguale già depositato. Alla fine il risultato sarà uguale. “Finalmente una buona notizia per tante testate e per tante voci libere – esulta Grimaldi, secondo cui grazie all’emendamento “è stato possibile porre rimedio alla incombente ed irreversibile crisi del pluralismo dell’informazione”.

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Ed esprime soddisfazione per lo sblocco dei fondi anche il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che ha parlato di una “battaglia vinta, d’intesa con la presidenza del Consiglio”, regia fin dall’inizio dell’operazione a difesa del pluralismo e dell’informazione di qualità, e finanziata con “i proventi che prenderemo dai giganti della Rete che saccheggiano l’editoria e inondano il mondo di fake news”. Una cifra che non è definitiva, è il ragionamento di Gasparri, perché “vi si aggiungeranno cifre analoghe che saranno recuperate grazie alle iniziative a cui sta dando contributo essenziale il dipartimento dell’Editoria della Presidenza del Consiglio con il sottosegretario Barachini”.

E sempre dal fronte azzurro arriva anche la voce di Paolo Emilio Russo, deputato e responsabile per i rapporti con la stampa di Forza Italia, per il quale “un sistema dell’informazione forte, credibile e libero, è una garanzia per la democrazia”, anche se “lo si può ottenere solo investendo sulla professionalità dei giornalisti e di conseguenza nell’autorevolezza delle testate”. Una considerazione che Russo chiude citando “l’attenzione al settore dell’informazione e alle nuove esigenze dei giornalisti prestata in questi due anni di esecutivo”.

L’intervento dà seguito ai numerosi appelli dei giorni scorsi sulle pagine dei principali giornali italiani con le parole del presidente della Fieg, la Federazione Italiana Editori Giornali, Andrea Riffeser Monti (editore di Qn – Quotidiano Nazionale). “Nella legge di Bilancio – si legge nel comunicato diramato sabato – si stanziano a sostegno del cinema e degli spettacoli dal vivo (musica, teatro, danza e circhi) 1 miliardo e 60 milioni di euro per il 2025; gli oneri stimati a carico dello Stato per il Superbonus 110% sono pari a 123 miliardi di euro”.

A quell’ultimo appello era seguito un invito a tutti i parlamentari, poi raccolto dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, dal co-portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli, dal responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, e dal presidente di Azione, Carlo Calenda. Per tutte le parti politiche alla base della discussione c’è stato fin dall’inizio un assunto sostanziale: assicurare il sostegno a un settore così importante costituisce la garanzia di una piena attuazione dell’articolo 21 della Costituzione, che riconosce il valore irrinunciabile della stampa nel sistema democratico, e pone le fondamenta per una stampa libera da pressioni e per la salvaguardia di un pluralismo dell’informazione.

Tanto più considerato che il settore dell’editoria sta attraversando da tempo e con le proprie forze una transizione digitale che sta rivoluzionando il mercato e le abitudini dei lettori. Cambia il mercato e cambiano le modalità di lettura. Non cambia e non dovrebbe cambiare mai il ruolo cruciale che l’informazione professionale, plurale e di qualità svolge ogni giorno sulle pagine di carta, su quelle digitali, sui siti e in tutte le modalità di comunicazione che la tecnologia continuamente aggiunge.



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