Il New York Times rivela che Elon Musk e la sua Space X, l’azienda spaziale, sono oggetto d’un’inchiesta perché avrebbero violato norme di sicurezza e protocolli destinati a proteggere segreti di Stato. E, sul Washington Post, Elisabeth Warren, senatrice democratica del Massachusetts e già candidata alla nomination nel 2020, chiede a Musk di chiarire i dubbi sui conflitti d’interesse potenzialmente sollevati dal suo coinvolgimento nell’Amministrazione prossima ventura, essendo lui contemporaneamente cliente del governo e membro del governo.
Del resto, il ‘Trump 2’ nasce nel segno della deregulation, alla ricerca – l’espressione è del FT – “d’una bonanza del 21 Secolo”. Sul Washington Post, Catherine Rampell si concentra sull’intenzione del presidente eletto e del suo addetto all’efficienza dell’Amministrazione pubblica, cioè Musk, di abrogare l’assicurazione sui conti bancari creata quasi un secolo fa proprio per evitare il ripetersi delle scene di panico della Grande Depressione: per Rampell, l’età dell’oro dell’America che Trump spesso evoca rischia di assomigliare agli Anni Trenta, uno dei momenti più bui e difficili nella storia americana.
D’altro canto, tutti i media, ma, ovviamente, in particolare il Des Moines Register, il quotidiano dello Iowa per antonomasia, riferiscono che Donald Trump ha querelato il giornale e una sua sondaggista perché, pochi giorni prima delle elezioni del 5 novembre, diffusero i risultati di un rilevamento, rivelatosi poi completamente sbagliato, che dava Kamala Harris avanti nello Stato.
Dopo avere vinto nei giorni scorsi una causa per diffamazione contro l’Abc, una delle tre grandi tv generaliste Usa, da cui avrà un indennizzo di 15 milioni di dollari, il presidente eletto è ringalluzzito e determinato a portare avanti la sua azione intimidatoria contro i media critici nei suoi confronti.
Usa 2024: Trudeau vittima dei dazi di Trump
Una delle prima vittime del mix trumpiano dazi e deregulation potrebbe essere il premier canadese Justin Trudeau: la Cnn si chiede se i dazi non finiranno per mettere Trudeau fuori gioco, cosa che a Trump, che non l’ha in simpatia, non dispiacerebbe. L’Ap riferisce che il premier canadese subisce crescenti pressioni a dimettersi dall’interno del suo stesso partito liberale, dopo che la vice-premier e ministra delle finanze Chrystia Freeland s’è già dimessa per dissensi sul bilancio. Sul suo social Truth, Trump commenta: se se ne andrà, “Non ci mancherà”.
Sul presidente in carica Joe Biden, invece, piovono consigli su come mettere al sicuro alcune conquiste sociali acquisite, ma non garantite, che Trump potrebbe mettere in discussione
Usa 2024: consigli a gogò per Biden, dai diritti (dei cittadini) ai processi (di Trump)
E’ il caso dell’Equal Rights Amendment (l’ERA), un emendamento alla Costituzione presentato negli Anni Settanta e che, se adottato, proibirebbe in modo esplicito ogni discriminazione sessuale. C’è chi sollecita Biden ad agire in tal senso, ma i costituzionalisti avvertono che l’emendamento non può essere adottato, cioè inserito nella Costituzione, senza ulteriore passi del Congresso, non concepibili in questo momento.
Un altro consiglio apparentemente bizzarro che dai media arriva a Biden è quello di perdonare Trump per tutti i suoi crimini: in tal modo, spiega Robert Y. Shapiro, professore di scienze politiche ed affari internazionali alla Columbia University, le condanne e le accuse a Trump già formalizzate resteranno ‘cristallizzate’, benché perdonate, e non potranno più essere cancellate – a meno che non ci si ispiri a 1984 di George Orwell-.
Usa 2024: che rapporto c’è tra economia e rifugi atomici
Infine, due notizie dall’Ap apparentemente contraddittorie: un sondaggio indica che gli elettori, specie i repubblicani, danno un giudizio negativo sull’economia Usa, ma sono ottimisti per il 2025, come se fossero rassicurati dal solo avvicendamento alla Casa Bianca di Biden con Trump. Però, nel contempo, i dati indicano che negli Usa sono in aumento le vendite di bunker nucleari ‘personalizzati’, nonostante gli esperti mettano in guardia dall’inefficacia di tali dispositivi, de dovesse davvero scoppiare un conflitto nucleare. L’anno scorso, gli americani hanno speso 91,4 miliardi di dollari in rifugi nucleari: o avevano soldi da buttare o hanno una percezione delle priorità di spesa discutibile.
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