Una crisi finita – almeno apparentemente, almeno per il momento – e una ridistribuzione di poltrone, arrivata dopo mesi di lotte intestine che hanno visto vincitori e vinti. Dopo la sfuriata del Senatore Claudio Lotito, in guerra con il governatore della Regione Lazio Francesco Rocca, dal quale non tollera più di essere trattato “come un cameriere”, in quel di via Raimondi Garibaldi nelle ultime ore è stato trovato un accordo.
Che le minacce di Lotito di uscire dalla Giunta, tuonate nei corridoi di Palazzo Madama, c’entrino o no poco importa. La cosa su cui sono puntati i fari adesso sono invece i nomi. Quelli che entrano e quelli che escono. Nomi pesanti, in entrambe le direzioni.
Simeone pigliatutto
Il vincitore di questa battaglia è Giuseppe, Pino per gli amici, Simeone (in quota Forza Italia). E il suo amico più amico di tutti è il senatore Claudio Fazzone, abile stratega politico. Era proprio Fazzone che, a gennaio, spingeva per Simeone come coordinatore provinciale a Latina. E ancora lui che avrebbe voluto che diventasse il presidente di Cotral. Ma la poltrona è poi stata presa da Manolo Cipolla e Fazzone, in credito, ha presentato adesso il conto.
Un conto che porta belle soddisfazioni: a Simeone andranno infatti due deleghe in Regione, quella alla Cultura e al Cinema, finora gestite dalla leghista Simona Baldassarre. Ma questo, si potrebbe dire, sono sono “quisquilie”. A Forza Italia, secondo fondati rumors di “radio regione”, andranno anche due poltrone importantissime: quelle di Astral e LazioCrea. Una mossa che potrebbe rimettere in equilibrio una coalizione in fibrillazione da sei mesi, ma che non passerà senza lasciare strascichi.
Un accordo segreto, ma ormai definito
Il nuovo incarico per Simeone dovrebbe essere formalizzato nei prossimi giorni, appena in tempo per le festività natalizie. L’accordo, già approvato dai vertici nazionali di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, rappresenta una vittoria politica per gli azzurri, che da mesi chiedevano maggiore peso all’interno della Giunta. A pagarne il prezzo sarà però la Lega, che vede così ridursi la propria influenza, nonostante il partito sia parte integrante della maggioranza. L’accordo – ancora top secret – avrebbe già il via libera dei big nazionali dei rispettivi partiti.
Gli sconfitti
Ma in questa partita ci sono anche degli sconfitti. E per assurdo uno di loro è proprio Claudio Lotito, da cui si è scaturita la miccia che ha fatto partire l’accordo. Il suo protetto, il consigliere Giuseppe Emanuele Cangemi, infatti, non è riuscito a ottenere quel posto di vice presidente ancora ben saldo nelle mani di Roberta Angelilli.
Il motivo, quasi certamente, va ricercato nel passato e nel “salto della quaglia” del 2018, quando, grazie al ‘patto d’aula’ fatto insieme all’ex leghista ora forzista Enrico Cavallari, uscì dal centrodestra per fare stampella della maggioranza di centrosinistra e salvare l’allora presidente Zingaretti, assicurandogli una maggioranza risicata ma stabile.
Altra sconfitta, ma questo si sapeva, è certamente la Lega, che la zappa sui piedi se l’è data da sola, tra la fuga dei consiglieri e la debacle alle elezioni. Unica consolazione per il partito di Salvini è non aver perso l’Urbanistica, dove resta Pasquale Ciacciarelli, nonostante gli sforzi di Forza Italia di sottrarre anche questa importante pedina.
Forza Italia, da outsider a regista
Il peso politico di Forza Italia è cresciuto enormemente nell’ultimo anno grazie alla strategia del suo segretario nazionale, Antonio Tajani, e del senatore Claudio Fazzone, che hanno attratto consiglieri regionali da altri partiti. Tra le “new entry” figurano Marco Colarossi e Roberta Della Casa (ex M5S), Angelo Tripodi e Giuseppe Cangemi (ex Lega) e persino Nazzareno Neri (ex Noi Moderati). Questa campagna acquisti ha ribaltato i numeri in Consiglio regionale, permettendo a Forza Italia di negoziare da una posizione di forza, nonostante il modesto 8,4% ottenuto alle elezioni del 2023.
Astral e Lazio Crea: due pesi massimi nel pacchetto Forza Italia
La gestione di due partecipate regionali di primo piano, Astral e Lazio Crea, sarà la vera carta in mano a Forza Italia. Astral, in particolare, è finita sotto i riflettori per un’indagine su presunti illeciti nell’utilizzo di materiali durante i lavori per la Ryder Cup 2023. Nonostante le polemiche e le inchieste, il controllo della società rappresenta un’opportunità strategica per chiunque la gestisca.
Fine di un’era per Mallamo
La nomina di Simeone segna anche la fine del lungo regno di Antonio Mallamo alla guida di Astral. La Lega avrebbe quindi ‘mollato’ l’Amministratore Unico di Astral. Mallamo era stato nominato Amministratore Unico di Astral nel giugno del 2013 dalla Giunta Zingaretti.
L’ex Governatore targato Pd era diventato il Presidente della Regione Lazio da appena tre mesi e aveva riposto in Mallamo la sua fiducia. Riconfermata il 5 maggio 2016 e poi ancora il 24 giugno 2019, stavolta durante la Giunta Zingaretti bis, e infine il 13 luglio 2022. Alla faccia del principio della rotazione dei dirigenti prevista dalle norme anticorruzione. Che forse non vale per le partecipate della Regione Lazio… Ma ora, dopo 11 anni e mezzo, l’ingegnere sembrerebbe essere arrivato al termine del suo mandato in Astral, dove ha regnato incontrastato, senza Cda, unica partecipata regionale ad avere un Amministratore unico.
Nuova stabilità o equilibrio precario?
Con questa manovra, Rocca cerca di riportare la calma in una maggioranza agitata da tensioni interne. Ma il prezzo di questa stabilità potrebbe essere un fragile equilibrio tra alleati sempre più diffidenti. La Lega, in particolare, non sembra disposta a digerire senza proteste la perdita di deleghe e partecipate.
Sarà questo l’inizio di una nuova fase per la Giunta Rocca? O le rivalità tra i partiti continueranno a minare la coesione della coalizione? La partita politica nel Lazio sembra tutt’altro che chiusa.
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