tonnellate di hashish, marijuana e cocaina

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Quarta ordinanza di custodia cautelare in carcere in 78 giorni per Luca Lucci, 43 anni, leader della Curva Sud Milano, già arrestato e condannato per droga. Sarebbe a capo di un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Insieme a lui sono state arrestate altre 7 persone, tra cui Fatjon Gjonaj, albanese di 32 anni, irreperibile. Sono stati eseguiti anche 13 decreti di perquisizione su altri indagati non raggiunti da misure cautelari.

Secondo l’indagine coordinata dai pm di Milano Rosario Ferracane e Leonardo Lesti e condotta dalla Squadra Mobile di Milano, il gruppo di Lucci avrebbe mosso tre tonnellate di hashish, 255 chili di marijuana e 53 chili di cocaina, tra il giugno del 2020 e il febbraio/marzo del 2021.

L’inchiesta è nata da un autonomo filone investigativo condotto dalla squadra mobile durante le indagini sul tentato omicidio di Enzo Anghinelli per il quale Lucci si trova in carcere in custodia cautelare come presunto mandante di Daniele Cataldo, l’uomo che materialmente avrebbe sparato alla testa del tifoso rossonero il 12 aprile 2019 riducendolo in fin di vita. 

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In particolare i poliziotti hanno analizzato e cercato riscontri a una serie di comunicazioni intrattenute dagli indagati con piattaforme di chat criptate acquisite grazie al coordinamento con Eurojust ed Europol.

A fine settembre, Luca Lucci era stato arrestato nel maxi blitz di Polizia e Gdf sugli ultrà delle curve di San Siro, come presunto vertice dell’associazione per delinquere della curva Sud rossonera. Poi, il 18 novembre scorso una nuova ordinanza per spaccio di droga in un’inchiesta del pm Gianluca Prisco e della Gdf di Pavia su un maxi traffico con legami con cosche della ‘ndrangheta. Il 2 dicembre è arrivato per lui un altro provvedimento di custodia in carcere come presunto mandante del tentato omicidio del 2019 dell’ultrà milanista Enzo Anghinelli, un fatto per il quale ad ottobre era finito in carcere uno dei presunti autori materiali, Daniele Cataldo, ritenuto il “vice” di Lucci.

Il ruolo di Luca Lucci, stando all’ultima ordinanza firmata dal gip di Milano Fabrizio Filice, era quello di “capo, promotore e finanziatore del sodalizio” insieme a uno dei presunti soci, Fatjon Gjonaj, al momento ancora irreperibile. In “costante contatto” con lui, il capo ultrà “dirigeva e organizzava” le “periodiche importazioni di marijuana e hashish dalla Spagna”.

In particolare, prima che gli stupefacenti arrivassero in Italia, si occupava di venderli agli “associati/clienti abituali residenti nel territorio nazionale”, stabilendo “il prezzo, le modalità di consegna e di ritiro del corrispettivo”. L’associazione, a quanto ricostruito nelle indagini del pm di Milano Leonardo Lesti e Rosario Ferracane, era operante in particolare nel Milanese, in Spagna, da dove venivano spediti “innumerevoli carichi di stupefacente” tramite furgoni o autoarticolati con doppi fondi, e in Marocco, dove l’hashish veniva prodotto e confezionato. 

Al trasporto via terra il gruppo di Lucci – stando alle conversazione acquisite – “ha dimostrato di avere addirittura la disponibilità di aeromobili per importare la sostanza stupefacente direttamente dal Marocco, un elicottero Augusta in grado di caricare fino a 1000 kg di hashish a viaggio ed un più piccolo elicottero Robinson R44 Clipper Il in grado di trasportare fino a 350/400 kg di stupefacente”.

I 22 indagati, tra i quali otto sono destinatari di misure cautelari, avrebbero avuto “costante disponibilità” di ingenti somme di denaro “nell’ordine di decine e decine di milioni di euro”, oltre che di automobili, elicotteri, capannoni e altri mezzi di trasporto per l’importazione della droga. 

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Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare, figurano anche i nomi Daniele Cataldo, ultrà milanista finito in carcere nell’ambito delle indagini sul tentato omicidio di Enzo Anghinelli, Rosario Calabria e Antonio Rosario Trimboli, a loro volta destinatari dell’ordinanza per la prima inchiesta sul narcotraffico e vicini a Lucci anche nell’indagine sulle curve. Indagata, invece, Roberta Grassi, presunta contabile della curva rossonera finita ai domiciliari nella precedente inchiesta per il maxi traffico di droga. 

I nickname dei narcotrafficanti

Da ‘orsetto’ a ‘bionda’ passando per ‘don bobi’ e lo ‘zio’ e i classici ‘belva Italia’ di Luca Lucci e ‘nano’ per il suo uomo di fiducia Daniele Cataldo. Sono i nickname con cui gli uomini arrestati dalla polizia di stato di Milano per traffico di droga si facevano chiamare sulla piattaforma di chat criptate SkyECC. 

Dalle oltre 900 pagine di ordinanza del gip Fabrizio Filice emerge come nell’inchiesta dei pm Rosario Ferracane e Leonardo Lesti siano coinvolti personaggi già finiti nella carte dell’indagine ‘Doppia curva’ che ha azzerato i vertici delle curve di San Siro.

In carcere oltre a Lucci ci sono finiti ad esempio Rosario Calabria detto ‘orso’ o ‘orsetto’, il ‘nano’ Daniele Cataldo soprannominato anche ‘Wolf’, Rosario Trimboli con il nick ‘Malverde’. La ‘cassiera’ della curva Sud Roberta Grassi era chiamata la ‘bionda’ e Yuri Trocino soprannominato ‘crazy’.

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