Otto le persone arrestate. Le nuove accuse della procura all’ex capo della Curva Sud rossonera, già in cella nell’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nel mondo ultrà di Inter e Milan. Ora rischia una condanna a vent’anni
L’ultimo progetto della «Belva» era anche il più ambizioso. Non solo l’importazione di tonnellate di hashish dalla Spagna e chili di cocaina dal Sud America, ma il trasporto della droga dalle «fattorie» del Marocco con elicotteri in grado di viaggiare lontano dai tracciati dei radar. Come il piccolo e agile «Robinson R44 Clipper» che poteva trasportare 350-400 chili di hashish per carico, di cui il fidato Yuri Trocino manda addirittura una foto via chat. Con la prospettiva, poi, di utilizzare i ben più potenti (e capienti) «Agusta» che possono arrivare a una tonnellata per volta. Propositi che si interrompono solo perché nel frattempo il capo ultrà rossonero Luca Lucci, 43 anni, viene arrestato nel 2021 per droga. Vicenda per la quale patteggia in appello 6 anni e 4 mesi.
Ma adesso le indagini della squadra Mobile e del pm della Dda Rosario Ferracane e del sostituto Leonardo Lesti della procura di Milano arrivano con un «carico» di accuse ben più pesante. Perché per la prima volta l’ex capo della Curva Sud rossonera — l’uomo della stretta di mano all’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, nonché recentemente «rivendicato» come amico dal rapper Fedez — già in cella dal 30 settembre nell’inchiesta Doppia Curva sulle infiltrazioni mafiose nel mondo ultrà di Inter e Milan, viene accusato di essere il capo di una associazione finalizzata al traffico internazionale di droga. Reato per il quale rischia una condanna a vent’anni. Con lui, a dividersi il ruolo di organizzatore, l’albanese Fatjon Gjonaj, 32 anni, con base in Spagna ma ancora irreperibile.
Otto le misure cautelari eseguite oggi, martedì 17 dicembre, dalla polizia. Nell’inchiesta ci sono molti nomi del tifo organizzato rossonero. A cominciare da Daniele Cataldo, 52 anni, recentemente arrestato come esecutore materiale del tentato omicidio del «rivale» Enzino Anghinelli del 2019. Delitto mancato (la vittima si salvò per miracolo) ordinato proprio da Lucci come ricostruito dalle accuse della procura. Ci sono poi lo stesso Yuri Trocino, 38 anni, Luciano «Ciano» Romano, 49 anni, Rosario Calabria, 36 anni e Antonio Rosario Trimboli, 42 anni, i «pretoriani calabresi» di Lucci in Curva Sud. Un gruppo di narcos-ultrà di cui Lucci disponeva dentro e fuori da San Siro: «I miei spaccano», si vantava nelle chat criptate «bucate» dalla polizia francese e trasmesse con un ordine di investigazione europeo alla procura di Milano. «Lucci — scrive il gip Fabrizio Filice — è senza ombra di dubbio il dirigente e promotore dell’associazione in Italia, essendo in grado di esercitare, d’intesa con Gjonaj, l’influenza necessaria per impartire direttive ai suoi sodali, molti dei quali appartenenti al mondo del tifo ultras milanista, del quale nel periodo della presente indagine egli era il capo indiscusso, consapevoli di seguire la sua guida per il buon esito degli affari illeciti».
L’ordinanza gli è stata notificata nel carcere di Voghera dove si trova già detenuto. Indagata (ma non arrestata) la contabile della Sud, Roberta Grassi, detta «la Bionda», anche lei già finita nell’indagine «Doppia curva». Si occupava di alcune consegne e soprattutto — come già faceva per i ricavi della rivendita dei biglietti della curva rossonera — di raccogliere i soldi del narcotraffico. Denaro che poi «imboscava» anche in appartamenti di vicini di casa e che venivano riciclati con un sistema simile all’hawala.
Insieme ai tifosi anche un personaggio storico del narcotraffico milanese, con legami solidissimi con i clan della ‘ndrangheta. Quel Costantino Grifa «amico dei calabresi», che nelle chat criptate si faceva chiamare «Patrizia», e che davanti a Lucci quasi si schermiva postando le foto degli articoli sul suo arresto nel 2016 con 27 chili di coca e fucili: «Ero solo un garzoncino…». In un passaggio dell’indagine emerge che Grifa «aveva da poco affittato un appartamento a Milano intestato ad un prestanome ricompensato con 3 mila euro e retribuiva, altresì, il portinaio dello stabile deputato al ritiro dei pacchi di sostanza stupefacente».
L’inchiesta fotografa, grazie alle chat decriptate del sistema SkyEcc, il periodo a ridosso dell’emergenza Covid, dal giugno 2020 al marzo 2021. E riporta decine di importazioni di droga in chiaro, con tanto di fotografie. Lucci, fedele a quanto già emerso nelle scorse indagini, si faceva chiamare con l’appellativo di «Belva», l’albanese Gjonaj invece era «Don Bobi», Trimboli «José Santa Cruz» o «Ghost», Grassi «Bionda», Cataldo «Wolf» o il «Nano», Trocino «Crazy», Calabria «Orsetto», Romano «Trapano» o «Ombra». L’indagine degli investigatori della sezione Omicidi della squadra Mobile, diretti da Alfonso Iadevaia e Domenico Balsamo, ha confermato che la droga arrivava dalla Spagna soprattutto a bordo dei Tir. Mentre le consegne più piccole (15-20 chili) venivano curate direttamente da Lucci con «corrieri Amazon», nascondendo i panetti tra i pacchi. Ma c’era anche chi utilizzava il «taxi» di un cugino per muoversi liberamente durante il periodo dei divieti legati all’emergenza Covid. Nei giorni più caldi del lockdown, come a metà dicembre 2020, Lucci e i suoi erano attentissimi ai provvedimenti del governo: «La cosa positiva che domenica se passiamo in “zona gialla” poi mi arrivano dalla Svizzera, da Livigno…». In alcuni casi i soldi della droga venivano consegnati nelle barberie di Lucci, i negozi dal marchio «Italian ink», diventati negli ultimi anni la cassaforte del capo ultrà rossonero: «Porta in negozio che fa capelli», scriveva Lucci riferendosi alla barberia di Cologno Monzese.
Nelle conversazioni «Belva» non nascondeva la sua potenza di fuoco: «Fra’, va che noi siamo ancora pieni di armi. La gente va messa sotto e basta». «Se te ci sei andiamo anche all’inferno…», la risposta di Calabria. Il gruppo importa anche un carico di coca dal Sud America, ma lo stupefacente viene sequestrato dalla polizia brasiliana. Le perdite sono pesanti. Ma Lucci non si dispera: «L’importante è che siamo liberi, poi i soldi li rifaccio». Tra i progetti, oltre a quello degli elicotteri per trasportare la droga direttamente in Europa senza intermediari, anche quello di affidarsi a camionisti di fiducia: «Due autotrasportatori — ricostruisce il gip Filice — appartenenti alla tifoseria organizzata Curva Sud».
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