Il report “Lost Winter” di Climate Central mostra come le temperature invernali stiano subendo un preoccupante aumento in tutto il mondo. L’Italia, con una media di 7 giorni invernali miti in più all’anno, si colloca tra le nazioni europee maggiormente colpite. Le conseguenze di questo “inverno perduto” si manifestano nel deterioramento di ecosistemi, nel calo del turismo invernale e nell’aumento di rischi per la salute umana
L’inverno sta scomparendo. Non è un’immagine poetica, ma la cruda realtà raccontata dal report Lost Winter di Climate Central: negli ultimi dieci anni, Torino ha perso ben 30 giorni di temperature sotto lo zero, finendo al terzo posto nella classifica mondiale delle città più colpite dal riscaldamento globale. Sembra un dato astratto, ma il significato è chiaro: l’inverno come lo conoscevamo non c’è più.
Secondo lo studio realizzato dall’Ong di scienziati e comunicatori, che hanno analizzato i dati di 123 Paesi e 901 città, l’Europa è, insieme all’Asia, l’area più colpita. Negli Stati Uniti, 28 Stati e circa il 63% (39 su 62) delle città analizzate hanno registrato almeno una settimana di giorni invernali persi ogni anno a causa del cambiamento climatico.
L’Italia, con un aumento medio di sette giorni di gelo in meno a stagione, è una delle protagoniste di questa crisi climatica, insieme a Francia, Germania e Polonia.
Torino non è la sola città italiana nella top 10: Verona è al 5° posto mentre Brescia è in 8° posizione. Milano è invece 25°esimasono tra le prime 50 città al mondo che hanno visto sparire il freddo invernale.
Le altre città italiane che hanno registrato più giornate invernali condizionate dal cambiamento climatico sono Trieste, Genova, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Roma, Venezia e Catania.
Questa perdita di giorni sotto lo zero ha effetti devastanti, e non solo per chi ama gli sport invernali. Le Alpi, simbolo di neve e ghiaccio, rischiano di diventare sempre più spoglie: meno neve significa meno turismo invernale, meno acqua dalle nevi sciolte per l’estate, e un equilibrio naturale stravolto. Gli ecosistemi sono sotto pressione: piante e animali reagiscono ai cambiamenti dei cicli stagionali, con conseguenze imprevedibili.
Il report spiega chiaramente che il fenomeno è causato dall’uomo. Bruciare carbone, petrolio e gas ha aumentato le temperature medie del Pianeta, e questo si traduce in inverni più miti, meno nevosi e meno freddi. Una situazione che colpisce anche la salute umana, con un aumento delle allergie stagionali, la proliferazione di insetti portatori di malattie e rischi per la sicurezza alimentare.
Davanti a questa realtà, non possiamo restare a guardare. Torino, con il suo “inverno perduto”, è un simbolo di ciò che rischia di accadere ovunque se non agiamo subito. Il cambiamento climatico è già qui, e solo riducendo drasticamente le emissioni di gas serra possiamo sperare di invertire questa tendenza. L’inverno potrebbe anche tornare a essere freddo, ma solo se decideremo di agire.
“L’analisi – si legge nel report – utilizza i dati osservati sulla temperatura e le stime delle temperature controfattuali (ovvero le temperature che si sarebbero verificate in un mondo senza cambiamenti climatici indotti dall’uomo) derivate dal sistema Climate Shift Index (CSI). I risultati mostrano i luoghi in tutto il mondo in cui i freddi giorni invernali stanno scomparendo in un mondo che si riscalda, rispetto a un mondo senza cambiamenti climatici”.
Questo studio di Climate Central evidenzia con urgenza la necessità di azioni concrete per mitigare l’impatto del cambiamento climatico. Il futuro climatico di Torino, dell’Italia e del mondo intero richiede un impegno collettivo e sostenuto per la transizione ecologica e la riduzione delle emissioni di gas serra. Non possiamo permetterci di ignorare questi segnali: il tempo per agire è ora.
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