La Repubblica Democratica del Congo ha avviato un’importante azione legale contro Apple e le sue filiali in Francia e Belgio, accusandole di sfruttamento sistematico di minerali di conflitto. Questi materiali, estratti in zone colpite da conflitti, hanno un impatto significativo sull’industria dell’elettronica e non solo, andando a influenzare diversi settori, dalla gioielleria all’automobilistico. La denuncia rappresenta una tappa cruciale in un lungo processo che mette in luce la continua battaglia della RDC per la trasparenza e la legalità nelle operazioni minerarie.
Minerali di conflitto e le loro conseguenze
I minerali coinvolti nella controversia sono principalmente lo stagno, il tantalio e il tungsteno, noti come le “3 T”, oltre all’oro. Questi materiali vengono estratti prevalentemente nella parte orientale del Congo, e sono componenti fondamentali di numerosi prodotti di consumo tecnologici, oltre a essere utilizzati in ambiti come l’industria aerospaziale e medica. La RDC sostiene che questo commercio non solo alimenti conflitti armati, ma contribuisca anche ad una spirale di violenza e illegalità .
Secondo le accuse, le pratiche per approvvigionarsi di questi minerali non solo sarebbero illegali, ma anche sistematicamente organizzate. Ciò significa che le aziende coinvolte, tra cui Apple, sarebbero a conoscenza delle violazioni dei diritti umani e della regolamentazione locale legata all’estrazione mineraria. Data l’importanza economica del settore minerario, che rappresenta una percentuale significativa del prodotto interno lordo del paese, la RDC valuta che questi minerali non solo arricchiscano le aziende straniere, ma impoveriscano ulteriormente la popolazione locale.
L’azione legale e le precedenti avvertenze
L’azione legale rappresenta un ulteriore passo dopo un ammonimento ricevuto dal governo della RDC nel mese di aprile dell’anno scorso. All’epoca, un gruppo di avvocati internazionali aveva presentato a Apple un elenco di domande, richiedendo risposte entro un termine fissato di tre settimane. La denuncia fa riferimento all’apparente consapevolezza da parte delle aziende della loro interazione con un mercato minerario profondamente compromesso da atti illeciti, come dimostrato nella lettera inviata al gigante tecnologico.
Negli ultimi report, Apple ha dichiarato di aver escluso dalla propria catena di approvvigionamento 14 fonderie e raffinerie che non soddisfacevano gli standard di verificabilità richiesti dall’azienda. Tuttavia, la RDC accusa Apple di utilizzare un programma di certificazione considerato inaffidabile, il quale viene denunciato come un tentativo di occultare la reale natura e qualità della catena di approvvigionamento.
Implicazioni per Apple e il settore tecnologico
Robert Amsterdam, avvocato per la RDC attivo negli Stati Uniti, ha dichiarato a media internazionali che le denunce in Francia e Belgio sono solo un primo passo. Ne seguiranno presumibilmente molte altre contro altri importanti attori del settore tecnologico. La criticità della situazione evidenzia una crescente pressione verso le aziende affinché si impegnino in pratiche più responsabili e trasparenti riguardo all’approvvigionamento dei materiali.
Le principali aree minerarie del Congo, tra cui Katanga e Kivu, sono note per l’estrazione di minerali preziosi come il cobalto, il rame e l’oro, contribuendo a un commercio spesso dominato da pratiche informali e contrabbando. Sebbene le stime ufficiali parlino di un contributo del 18% del settore minerario al prodotto interno lordo congolese, molti esperti ritengono che la cifra reale possa essere molto più alta, data la grande quantità di attività estrattive non registrate.
La posizione di Apple e la risposta a queste accuse
Nonostante le accuse, Apple ha costantemente ribadito il proprio impegno a garantire che i materiali utilizzati nei propri prodotti siano privi di legami con conflitti armati. Conducendo regolarmente audit e facendo parte della Public-Private Alliance for Responsible Minerals Trade, Apple cerca di affrontare proattivamente le problematiche legate ai cosiddetti “minerali insanguinati”. La compagnia ha interrotto rapporti con fornitori sospettati di operare in aree di conflitto, un passo audace che testimonia la sua intenzione di migliorare la responsabilità sociale.
Tuttavia, rimane da vedere come reagirà Apple a questa nuova sfida legale e se la denuncia della RDC potrà influenzare in modo duraturo le pratiche di approvvigionamento non solo dell’azienda, ma dell’intero settore tecnologico, sempre più sotto pressione da parte di consumatori e attivisti per una produzione più etica e responsabile.
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