Tempo fa, abbiamo affrontato il ruolo svolto da una delle principali agenzie educative, la famiglia e abbiamo visto come quelle immigrate siano tenute ad affrontare barriere linguistiche e culturali che possono ostacolare l’integrazione, generando attriti tra genitori e figli, (a tal proposito si rimanda all’articolo https://www.vanillamagazine.it/questione-linguistica-e-conflitti-generazionali-parliamone-insieme/). I figli, quindi, più esposti alla cultura italiana e alla lingua del paese ospitante, tendono ad adottare stili di vita e valori diversi dai genitori, avendo così difficoltà relazionali e comunicative; è auspicabile, perciò adottare un approccio integrato tra scuola, istituzioni e comunità per affrontare questi conflitti e promuovere l’integrazione.
Il nostro viaggio alla scoperta della mediazione interlinguistica e interculturale prende ora in considerazione un altro dei fattori educativi: la scuola. Analizzeremo in particolare il rapporto scuola-famiglia, gli aspetti da tenere presente quando vengono coinvolte famiglie immigrate.
La famiglia, quale primo fattore educativo, riveste un ruolo fondamentale perché è qui che si hanno le prime forme di educazione: i bambini vengono a contatto con il mondo esterno ed è compito dei genitori, dei nonni o altri familiari aiutare i piccoli a comprendere il funzionamento di ciò che gli sta intorno, a interiorizzare alcune regole sociali e a permettere il loro ingresso nel mondo scolastico. L’immigrazione è un fenomeno che non coinvolge solamente il singolo, ma l’intero nucleo familiare: è la famiglia a cambiare e con essa la sua struttura interna. Il bambino, il ragazzo può riscontrare difficoltà a relazionarsi con i genitori, allontanandosi gradualmente da loro, ma anche quest’ultimi possono incontrare non pochi ostacoli nel relazionarsi, ad esempio, con gli insegnanti.
Quali sono le principali sfide che i genitori di famiglie immigrate e le scuole si trovano ad affrontare?
Innanzitutto le barriere linguistiche. Chi arriva in Italia, spesso, non conosce molto la lingua e fatica a farsi capire. A differenza dei figli che, nonostante qualche difficoltà iniziale, riescono ad acquisire quelle competenze che gli permettono di “stare nella società”, i genitori, per motivi legati alla famiglia d’origine e alla cultura di provenienza, per motivi lavorativi, e/o per la scarsa scolarizzazione, hanno meno tempo da dedicare allo studio della lingua e gli risulta più complesso integrarsi. A questo si aggiungono le molteplici differenze culturali: il sistema scolastico italiano può differire notevolmente da quello del proprio paese d’origine, questo porta a incomprensioni; se poi prendiamo in considerazione le barriere linguistiche, diventa quasi impossibile per i genitori capire il ruolo della scuola in Italia e il rapporto con la famiglia. Quindi, difficoltà linguistiche, culturali, a cui si aggiungono problemi legati alle pratiche burocratiche, in poco tempo provocano confusione, smarrimento e i diretti interessati non sanno a chi rivolgersi. Invece che avvicinarsi, i genitori immigrati si allontanano, seguendo sempre meno o non seguendo del tutto i propri figli ignorando, in un certo senso, le comunicazioni che arrivano dalla scuola e non prendendo parte a riunioni scolastiche, colloqui con i docenti e a tutte quelle occasioni che, invece, potrebbero rivelarsi fonte d’aiuto ed integrazione.
Dall’altro canto, la scuola ha difficoltà a raggiungere le famiglie: un rapporto che vacilla e che può causare anche ripercussioni sull’andamento dei figli come ritardi scolastici e abbandoni delle carriere scolastiche.
È inutile dire che degli interventi mirati portati avanti da dei professionisti sono fondamentali per aiutare studenti, famiglie e scuole a relazionarsi e a crescere insieme. Parliamo, in particolare, dei mediatori culturali: persone della madrelingua degli studenti che sono in grado di spiegare e illustrare meglio le dinamiche della scuola, i vari percorsi burocratici, l’importanza di partecipare agli incontri scolastici e seguire i propri figli.
Altre figure professionali molto importanti sono i facilitatori linguistici: persone di madrelingua italiana o straniera in grado di avviare dei percorsi di prima alfabetizzazione, quindi lezioni di lingua italiana per gli studenti con alle spalle un passato migratorio. In concomitanza con questi interventi, la scuola può organizzare eventi che promuovano il dialogo tra famiglie di diverse provenienze e gli insegnanti, creando un ambiente più inclusivo e comprensivo.
Dopo questa riflessione, concludiamo dicendo che le figure professionali sopra citate rivestono un ruolo determinante nell’integrazione e nell’inclusione linguistica ma, l’aspetto da tenere presente è che le istituzioni dovrebbero partecipare maggiormente a questo processo e le scuole, in particolare, hanno bisogno di supporto, in quanto si tratta di progetti con un alto potenziale, ma che senza un concreto impegno (anche economico) da parte dei soggetti coinvolti possono faticare a spiccare il volo.
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a cura di Haidi Segrada e Federica Mascheroni
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