Camparino in Galleria: l’istituzione del “bere bene” milanese
Una visita obbligatoria non solo per gli appassionati di bar e cucina, ma anche per gli amanti del bello, dello stile e della storia. E’ il celeberrimo Camparino nella Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, creato pensate un po’ nel 1867, dove la storia viene ancora raccontata e miscelata. Con più di un secolo alle spalle, è oggi il luogo per antonomasia dell’aperitivo italiano ma anche il posto da scegliere se si vuole bere un Negroni a regola d’arte o cenare e pranzare. Chiunque arrivi a Milano passa dalla galleria ed è difficile che possa resistere ai cocktail cult, qui magistralmente preparati con savoir-faire impeccabile e pozioni alcoliche realizzate nel piano interrato dove è presente un laboratorio che in pochi riuscirebbero ad immaginare.
Le preparazioni gustose sono affidate allo chef Paolo Pivato sia nel Bar di Passo con il suo dehor vista Duomo, dove concedersi i cocktail più classici che hanno qui fatto la storia come l’iconico Campari Seltz, il Negroni e il Milano-Torino, sia nella più sofisticata, intima ed affascinante Sala Spiritello in cui la magia si ripete ogni giorno tra sperimentazioni e drink che hanno oggi portato questo luogo tra uno dei migliori cocktail bar del mondo.
E ora il menu è a disposizione anche per il pranzo. Finalmente, esclameranno in tanti, già perché lo spazio al piano al piano superiore è unico nel suo genere: chi ha vissuto innumerevoli aperitivi, sorseggiando un drink mentre si osserva la galleria colma di persone al passeggio, sa che la piacevole sensazione di tranquillità è impagabile. Ora fruibile anche di giorno dove si racconta il nuovo menù stagionale di chef Paolo Pivato abbinato alla cocktail list con i classici Campari.
È la prima volta che viene aperto a pranzo, pensato per offrire un’esperienza intima ed esclusiva, anche solo per un business lunch ma con i fiocchi. Insomma diverso da tutto ciò che si trova nel centro di Milano a mezzogiorno.
Pranzo al Camparino, tra piatti e cocktail
Nel tempio della mixology, dove l’eccellenza è il filo conduttore, la carta menù di Sala Spiritello è stata concepita per evolversi al cambiare delle stagioni, rispettando così il ciclo naturale del tempo e delle materie prime, valorizzandone la qualità intrinseca. La cucina, secondo chef Pivato, è un viaggio esperienziale, è un’emozione racchiusa in un boccone, dove ricette tipiche ed innovative giocano e si intrecciano tra passione e sapori. Il menù, incentrato sull’alta tradizione e la semplicità meneghina, non si priva di sperimentazione e gusto con i piatti più tipici proposti come fossero sempre una nuova scoperta.
La carta, diversa della cena se non con alcuni punti in comune imperdibili, propone tutto ciò che si vorrebbe durante un pranzo (anche se veloce): le due versioni di carpaccio di Fassona, impreziosita dalle note dolci dell’uva fragola e dall’aroma intenso di tartufo nero di stagione, e di ricciola, con agrumi profumati e un tocco di verdure croccanti, il vitello tonnato, le mezze maniche, burro affumicato, broccolo, acciuga, o un gustoso spaghetto al pomodoro.
A geolocalizzare i viandanti ci pensa l’ossobuco con risotto alla Milanese, decisamente ben realizzato tra cottura, condimento e proporzioni di sapori, per il quale servono poche presentazioni. E poi l’immancabile costoletta alla milanese ma anche il dentice per chi volesse andare oltre la tipica milanesità.
Il tutto, abbinato non soltanto ai vini in mescita (troverete sempre lo Champagne Lallier, maison del gruppo Campari) ma all’interno della cocktail list con i classici della casa, serviti con l’arte del perfect serve, tipica del locale, capaci di raccontare lo stretto legame con la città di Milano e con la sua anima internazionale, esaltando la ricerca di equilibrio tra tradizione e creatività. Impossibile non iniziare, soprattutto se siete a digiuno esperienziale da Camparino, con uno shakerato o con un rosso, frizzante, iconico, bitter Campari Seltz.
Di più. Se la pausa pranzo non è poi così breve, allora concedetevi un “Compadre”: mezcal Montelobos Espadìn, liquore al chinotto, Campari, agave, 1757 Vermouth di Torino Rosso, angostura. In ogni caso, qualunque cosa si scelga dal menu sarà comunque un sorso di storia. Durante il periodo natalizio, inoltre, a chiudere il pranzo troverete il profumato e suadente panettone con canditi e gelatine al Campari abbinato a (sole) trecento bottiglie del Brooklyn cocktail (Wild Turkey Rye, Amer Picon, Cinzano Vermouth Dry 1757, Maraschino), affinato due anni in ex bourbon cask da 220 litri in casa Camparino.
Se poi sarete fortunati, avrete modo di dare un’occhiata nell’area sotterranea che ospita la Sala Gaspare Campari, uno spazio recuperato dagli ambienti che in origine ospitavano i magazzini del locale, ora adibito a corsi di bartending, degustazioni ed eventi privati. Se non è storia questa…
Contatti
Camparino in Galleria
P.za del Duomo, 21, 20121 Milano MI
Telefono: 02 8646 4435
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