La mobilità elettrica sta trasformando il settore dei trasporti, con soluzioni innovative e sostenibili per affrontare le sfide dei nostri tempi. Il cuore dell’e-mobility risiede nei veicoli elettrici, che rappresentano un’alternativa sempre più diffusa e accessibile rispetto alle tradizionali auto a combustione interna.
Non si tratta solo di un trend, ma di una vera rivoluzione che combina innovazione, attenzione all’ambiente e vantaggi economici per chi sceglie di investire in veicoli elettrici.
Per il mercato italiano dell’auto la transizione verso l’elettrico si sta rivelando piuttosto faticosa.
Mercato elettrico in Italia: dove stiamo andando
Nel 2023 le vetture elettriche vendute sono state solo il 9,2% del totale nazionale, rileva il Global EV Outlook pubblicato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia.
Un risultato modesto in termini assoluti, ma anche in prospettiva: la crescita rispetto all’anno precedente in termini di vendite non ha infatti superato il +7%.
Ben al di sotto di altri mercati a loro volta lontani dalla maturità, come Stati Uniti (dove la quota di elettriche si ferma al 9,5% del venduto) e Polonia (6,6%), che nell’ultimo anno hanno toccato tassi di crescita rispettivamente del +28% e del +10%.
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A dispetto del mercato interno debole, la forza lavoro non si presenta comunque mal equipaggiata per la trasformazione in atto.
Stando ai dati di LinkedIn, il 5,58% dei professionisti del settore possiede almeno una competenza legata alle vetture elettriche: una percentuale in linea con quella dell’India (5,88%) e superiore a quella degli Stati Uniti (4,5%), per quanto piuttosto lontana da quelle del terzetto di testa composto da Svezia (9,32%), Germania (8,89%) e Regno Unito (8,32%).
L’impressione, però, è che basti poco a perdere terreno: nell’ultimo anno la fetta di professionisti dell’automotive che possiede almeno una skill legata ai veicoli elettrici si è allargata di meno del 5%, mentre altre nazioni europee come Paesi Bassi e Spagna hanno messo a segno progressi in doppia cifra.
Per l’Italia si tratta inoltre di un rallentamento evidente rispetto alla crescita media osservata dal 2016 a oggi, superiore al +10% annuo. Segno che le difficoltà osservate sul fronte delle vendite potrebbero disincentivare i talenti del settore che avevano iniziato a spostarsi verso questo segmento.
Se pure si allarga il campo d’indagine, il discorso non cambia di molto: in Italia lo 0,89% degli addetti ai lavori del settore dei trasporti, escluso quello aereo, possiede almeno una competenza legata ai veicoli elettrici, dato che ci posiziona al quarto posto su scala internazionale dietro a Svezia, Germania e India.
Ma anche in questo caso parliamo di una quota che è cresciuta relativamente poco tra il 2023 e il 2024 (+7%) e che lo ha comunque fatto in rallentamento rispetto all’anno precedente (+9%).
Auto elettriche, Italia deve andare 3 volte più veloce
Il rapporto Smart Mobility Report 2024 del Politecnico di Milano illustra contraddizioni, debolezze e punti di forza della mobilità elettrica italiana. E offre alcune proposte per recuperare il gap con il resto d’Europa.
Nel 2023 frena la penetrazione delle auto elettriche in Italia, in controtendenza rispetto all’Europa. E gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti con orizzonte 2030 si allontanano: a fine decennio rischiamo di trovarci con 1/3 degli EV previsti.
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Il rallentamento non è congiunturale, sono pochi gli incentivi all’acquisto. Per tutti: i privati come le aziende. Per arrivare a uno scenario di piena decarbonizzazione bisogna cambiare su tutta la linea con misure normative, economiche e culturali.
La fotografia ben poco rassicurante arriva dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.
Le contraddizioni delle auto elettriche in Italia
L’Italia va molto peggio della media europea sulle immatricolazioni di EV, ma è ai primi posti per sviluppo dell’infrastruttura di ricarica. Una contraddizione.
«Se il divario tra auto elettriche immatricolate e punti di ricarica persiste, rischiamo di avere una rete sottoutilizzata che non potrà supportare pienamente la transizione elettrica», spiega Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy & Strategy.
Nel 2023 le immatricolazioni di auto elettriche in Italia – tra full electric (BEV) e ibride plug-in (PHEV) – sono calate dello 0,2% sull’anno prima, mentre il dato europeo viaggia sul +16%.
Il caso italiano è un unicum tra i grandi mercati auto del continente. Anche i tedeschi hanno frenato (-6,2%), ma la quota di EV sul totale venduto è ben più alta di quella italiana: circa il 25% contro meno del 10% per il Belpaese, che dal 2022 è stato superato anche dalla Spagna.
Su questo sfondo, l’infrastruttura di ricarica continua a galoppare. Il 2023 chiude con +28% colonnine pubbliche e +35% punti di ricarica privati (il cumulativo è, rispettivamente, 49mila e 500mila). Il balzo è dovuto anche al Superbonus e non va a braccetto con il dato delle immatricolazioni.
Il nodo incentivi auto
È proprio il tema degli incentivi auto uno dei punti su cui si concentra il rapporto del PoliMi. Quest’anno l’Ecobonus ha portato le immatricolazioni a giugno a registrare +118% sullo stesso mese dell’anno precedente.
Ma è un fuoco di paglia, è andato esaurito in poche ore. Ed è anche un modo poco produttivo per utilizzare lo strumento incentivante.
Secondo gli autori per stimolare una crescita organica del mercato sono necessari incentivi pluriennali con fondi sufficienti a coprire tutto il periodo evitando stop & go che producono incertezza nel mercato sia dal lato dall’offerta (e.g., produttori di veicoli) sia dal lato della domanda (e.g., consumatori).
L’altro tema è cosa viene incentivato. L’ultima tranche di agevolazioni, come le precedenti, spalmava risorse anche su auto diesel e benzina. Il rapporto del PoliMi nota che così si rema contro gli obiettivi di decarbonizzazione.
Anche perché lato offerta la situazione è buona e gli incentivi darebbero nuovi stimoli. Nei primi 6 mesi del 2024 il numero di modelli elettrificati è arrivato a 100 crescendo del 20% rispetto al 2023. Quasi metà delle auto hanno ormai autonomia oltre i 350 km e inizia a diffondersi in tutti i segmenti la ricarica ultraveloce.
Tre scenari per la mobilità elettrica italiana secondo lo Smart Mobility Report 2024
Nel rapporto vengono delineati 3 scenari possibili per lo sviluppo del mercato auto al 2030.
- Scenario “Business As Usual” (BAU): mantenendo la traiettoria di oggi, a fine decennio il parco auto elettriche italiano arriverebbe appena a 2,8 milioni di unità. I BEV sarebbero il 70% delle elettrificate. Nel PNIEC, il governo ha fissato l’obiettivo di 6,6 milioni di unità di cui 4,3 milioni di BEV.
- Scenario “Policy Driven” (PD): con incentivi mirati e misure normative ad hoc si potrebbe stimolare la penetrazione degli EV arrivando a 6,6 milioni di veicoli elettrici entro il 2030. I BEV sarebbero il 70% delle elettrificate. In linea con il PNIEC.
- Scenario “Full Decarbonization” (FD): policy ancora più incisive, nella cornice di una strategia complessiva di sostegno alla decarbonizzazione del settore molto forte, potrebbe arrivare a 7,7 milioni di unità nel 2030. Sopra i target europei. I BEV in questo scenario salgono al 90%
Le priorità generali per il “cambio di passo” auspicato nel rapporto sono 3:
- un piano di incentivazione “pluriennale e ben strutturato”, come accennato sopra,
- una semplificazione dell’iter burocratico,
- una sensibilizzazione adeguata dell’opinione pubblica in merito ai vantaggi offerti da alimentazioni alternative.
Oltre a ciò, il rapporto suggerisce 3 priorità specifiche per stimolare il segmento passenger car:
- Inserire incentivi diretti all’acquisto di passenger car elettriche usate (second-hand) e non incentivare l’acquisto di veicoli tradizionali.
- Favorire la diffusione di passenger car elettriche o ad alimentazione alternativa nelle flotte aziendali.
- Supportare lo sviluppo tecnologico di soluzioni alternative (es. battery swap).
Italia fanalino di cosa in Ue per immatricolazioni elettriche
L’Italia continua a mostrare una bassa penetrazione delle auto elettriche, nonostante l’incremento delle infrastrutture di ricarica. Nei primi nove mesi del 2024, la quota di mercato delle elettriche rimane ferma al 4%, contro un robusto 42,9% delle ibride, confermando una preferenza per quest’ultima tecnologia.
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Diversi fattori come autonomia, tempi di ricarica e costi, ancora elevati per la maggior parte dei modelli, contribuiscono a rallentare la transizione verso l’elettrico.
Rispetto agli altri Paesi europei, il nostro Paese è in netto ritardo nella diffusione delle auto elettriche. Le immatricolazioni elettriche si fermano al 4%, una quota lontana dalla media europea del 13,1% e ben al di sotto della Francia, che raggiunge il 17,1%.
Al contrario, l’Italia si distingue per l’alto tasso di veicoli ibridi, che rappresentano il 42,9% del mercato, superando non solo la media europea (37%) ma anche Paesi come Francia e Germania.
Questa tendenza evidenzia una preferenza degli italiani per le soluzioni intermedie, che uniscono tecnologie a basso impatto ambientale con un’ampia autonomia, un problema ancora significativo per i veicoli 100% elettrici.
Barriere alla diffusione dell’elettrico: costi, autonomia e tempi di ricarica
Tre ostacoli principali frenano la diffusione delle auto elettriche in Italia: il costo iniziale, l’autonomia e i tempi di ricarica. Sebbene i modelli più recenti offrano un’autonomia maggiore (circa 400-450 km previsti per i modelli in uscita entro il 2025), questa rimane limitata rispetto alle auto tradizionali che possono anche essere rifornite più facilmente.
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Anche i tempi di ricarica restano un problema, nonostante la crescente diffusione di stazioni dedicate, anche delle tipologie più potenti, supportata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Sul fronte economico, le auto elettriche sono ancora costose per la maggior parte dei consumatori: oltre l’84% dei modelli sul mercato rientra nella fascia tra 20.000 e 80.000 euro, mentre solo l’1% si colloca sotto i 20.000 euro.
Sviluppo delle infrastrutture e scenari futuri
Il numero di punti di ricarica in Italia è in aumento, con circa 51.000 punti di ricarica attivi nel 2023, distribuiti in modo da garantire una buona copertura territoriale: il 99% del territorio ha un punto di ricarica entro 20 km e l’86% entro 10 km. Tuttavia, ben 3.691 comuni sono ancora sprovvisti di punti di ricarica.
Secondo le proiezioni di Motus-e, il settore potrebbe seguire due scenari di sviluppo entro il 2035: uno scenario “Accelerato” in cui la penetrazione delle elettriche aumenterà fino al 56% di quote di mercato per le elettriche al 2030, e uno “Conservativo” che prevede un passaggio graduale con il 39% delle immatricolazioni totali di elettriche entro il 2030.
La transizione verso l’elettrico in Italia incontra difficoltà che riflettono un contesto economico e infrastrutturale complesso, nonostante una rete di ricarica in espansione. Riuscire ad allinearsi agli standard europei richiederà incentivi efficaci e soluzioni innovative che possano rendere l’elettrico più accessibile e conveniente per gli italiani. Il taglio degli incentivi per l’acquisto di auto annunciato nella Legge di Bilancio, potrebbe ulteriormente deprimere queste previsioni.
Auto elettriche: a che punto è la rete di ricarica
In Italia i punti di ricarica pubblici in due anni sono quasi raddoppiati passando da 32.776 a 60.339, ma c’è ancora molto da fare.
Secondo l’ultimo report di Motus-E, l’associazione che si occupa di mobilità elettrica, in Italia sono presenti 60.339 punti di ricarica, numero in aumento di 13.111 unità nei 12 mesi e di 9.661 dall’inizio dell’anno (+3.347 nell’ultimo trimestre). Di queste 13.111 unità, il 49% è di tipo veloce. Analizzando l’andamento degli ultimi due anni il numero delle installazioni è quasi raddoppiato, passando da 32.776 a 60.339.
Il report evidenzia che i punti di ricarica nelle autostrade, fondamentali nei viaggi lunghi, sono 1.057 unità, numero in crescita rispetto alle 851 del settembre 2023 e alle 310 dell’anno precedente.
L’86% dei punti di ricarica è di tipo veloce in corrente continua e il 64% supera i 150 kW di potenza. Attualmente, poco meno della metà delle aree di servizio autostradali (circa il 42%) è dotato già di infrastrutture per la ricarica.
La geografia dei punti di ricarica vede in testa il nord, con il 58% di quelli totali, seguita dal sud con il 22% e del centro con il 20%. La Regione più ricca di punti di ricarica si conferma la Lombardia con 11.687 unità, (+3.593 negli ultimi 12 mesi), che precede Lazio (6.217 punti, +1.659 nei 12 mesi), Piemonte (6.035 punti, +1.322 nei 12 mesi), Veneto (5.690 punti, +1.126 nei 12 mesi) ed Emilia-Romagna (4.946, +896 nei 12 mesi).
Tra le province è quella di Roma la più ricca, confermando il primato per punti di ricarica installati (4.919, +1.346 nei 12 mesi), seguita da Milano (3.999 punti, +1.295 nei 12 mesi), Napoli (2.879 punti, +236 nei 12 mesi), Torino (2.751 punti, +659 nei 12 mesi) e Brescia (1.764 punti, +518 nei 12 mesi).
I punti di ricarica in attesa di connessione alla rete elettrica si attesta al 17,8%, numero in calo che è indice di volontà da parte di tutti gli attori chiamati in causa di velocizzare le procedure autorizzative.
Auto elettriche 2035: normativa, sfide e opportunità
Nell’era della crescente preoccupazione per l’ambiente e il cambiamento climatico, la transizione verso una mobilità sostenibile si fa sempre più urgente. In questo contesto, l’Unione Europea ha adottato un provvedimento che prevede il passaggio dalle auto con motore endotermico alle auto elettriche per il 2035.
Questa imminente rivoluzione verde promette di ridefinire radicalmente il modo di concepire la mobilità, con l’obiettivo di creare un ambiente più pulito e sostenibile per le generazioni future. Il presente articolo si propone di analizzare la normativa sul passaggio alle auto elettriche in Europa per il 2035, le sfide e le opportunità che questa transizione porta con sé.
Normativa auto elettriche dal 2035: il contesto europeo
L’industria automobilistica sta vivendo una svolta senza precedenti a causa dell’impulso normativo che spinge sempre di più verso il passaggio dalle auto con motori termici alle auto elettriche.
La crescente consapevolezza sui cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico hanno indotto molti paesi e regioni a introdurre politiche green in vari ambiti, tra cui la mobilità sostenibile. L’adozione di auto elettriche, alimentate da batterie ricaricabili, è diventata una strategia fondamentale per la riduzione di gas serra e il miglioramento della qualità dell’aria.
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L’Unione Europea ha intrapreso la rivoluzione green, stipulando varie proposte e numerosi accordi per porre importanti obiettivi che mirano a contrastare il cambiamento climatico.
Il principale quadro normativo è costituito dal Green Deal (“patto verde”) europeo, che racchiude le iniziative proposte dalla Commissione europea pensate per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 in Europa. Il piano prevede la revisione delle leggi dal punto di vista climatico e la formulazione di leggi nuove in diversi campi, tra cui:
- economia circolare;
- biodiversità;
- agricoltura;
- innovazione e ristrutturazione degli edifici;
- trasporti e mobilità sostenibile;
- edilizia;
- cibo;
- energia rinnovabile;
- eliminazione dell’inquinamento;
- industria sostenibile.
Nel contesto del Green Deal, il Fit for 55 è un importante programma che prevede la riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Anch’esso interessa vari ambiti di legge e settori economici, tra cui le norme sulle emissioni di anidride carbonica per autovetture e furgoni.
In particolare, gli obiettivi fissati per autovetture nuove e furgoni nuovi riguardano una riduzione delle emissioni di CO2 del 100% entro il 2035 ed una riduzione delle emissioni di CO2 del 55% (rispetto al livello del 2021) entro il 2030.
Legge auto elettriche 2035: come funziona
Nella pratica, il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Fit for 55 comporta, a partire dal 2035, l’impossibilità di produrre e vendere auto o furgoni dotati di motori termici alimentati a diesel e benzina. Infatti, il provvedimento europeo, entrato in vigore nell’aprile 2023, consente l’immissione nel mercato esclusivamente di auto nuove a emissioni zero.
Quindi, a partire dal 2035, solo auto elettriche o dotate di altre tecnologie che consentono di azzerare le emissioni potranno essere vendute.
Il provvedimento non prevede esplicitamente il passaggio obbligatorio alle auto elettriche nel 2035, ma lo stop ai carburanti inquinanti. Al momento, l’unica via realmente percorribile pare quella delle auto elettriche, ma non si esclude che, grazie alle nuove tecnologie, entro il 2035 siano introdotti nuovi e-fuel (carburanti green) a emissioni zero.
Le auto a diesel o benzina acquistate prima del 2035 potranno ancora circolare, così come sarà possibile vendere auto usate con motore endotermico, ma l’obiettivo è rimuoverle progressivamente dalla circolazione per lasciare il posto alle auto elettriche e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
Auto elettriche 2035: sfide e opportunità
I Paesi dell’Unione Europea hanno preso una direzione ben chiara (ed inevitabile) verso la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Dal 2035, le auto elettriche saranno certamente protagoniste della transizione ecologica, portando con sé un certo numero di sfide da affrontare e di opportunità da cogliere. Tra le sfide, principalmente si trovano:
- infrastrutture: essere dotati di una rete infrastrutturale di colonnine di ricarica robusta e capillare è essenziale per permettere il passaggio alle auto elettriche entro il 2035. La necessità di espandere e migliorare la rete di punti di ricarica anche ai luoghi più remoti è una sfida che necessita investimenti e piani di sviluppo precisi. A tale proposito, le istituzioni europee mirano ad installare colonnine di ricarica ogni 60 km entro il 2026.
- tecnologie: nonostante i continui progressi nella tecnologia, l’autonomia delle batterie rimane un’area di preoccupazione e scetticismo per molti consumatori. Per sostituire i veicoli con motore a combustione in modo efficace, i produttori di auto elettriche dovranno continuare a migliorare l’autonomia per soddisfare le esigenze dei viaggi a lunga distanza;
- costi e accessibilità: attualmente, le auto elettriche tendono ad essere più costose rispetto ai veicoli tradizionali, rendendo la tecnologia meno accessibile ad alcune fasce di popolazione. Grazie alla presenza di incentivi statali per l’acquisto di auto elettriche, tuttavia, è possibile ammortizzare l’investimento. Inoltre, lo sviluppo delle tecnologie e dei processi industriali potrebbe portare a una diminuzione del prezzo di acquisto;
- risanamento ambientale: sebbene le auto elettriche abbiano zero emissioni dirette, la produzione delle batterie e la generazione dell’elettricità utilizzata per le ricariche possono avere un impatto
- ambientale significativo. I principali punti chiave da tenere sotto controllo riguardano l’estrazione delle materie prime, il riciclo delle batterie e l’adozione di fonti di energia rinnovabile per la ricarica.
Le istituzioni stanno lavorando duramente per riuscire a vincere le sfide menzionate e poter sfruttare al meglio le seguenti opportunità:
- sostenibilità ambientale: le auto elettriche offrono l’opportunità di ridurre significativamente le emissioni di gas serra e l’inquinamento atmosferico. Attualmente, circa un quinto delle emissioni totali nell’Unione Europea proviene dal trasporto stradale, dato statistico che le istituzioni europee intendono ridurre drasticamente. Si tratta di un punto strategico fondamentale per la transizione ecologica;
- innovazione tecnologica: l’industria automobilistica elettrica è e sarà un motore di innovazione e di sviluppo tecnologico. Nuove soluzioni per le batterie, i sistemi di ricarica, la connettività e la guida autonoma possono migliorare non solo l’impatto ambientale, ma anche l’esperienza di guida;
- benefici per la salute pubblica: la riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici grazie all’adozione delle auto elettriche può portare a un miglioramento significativo della qualità dell’aria e della salute pubblica;
- nuovi mercati e opportunità commerciali: il mercato delle auto elettriche apre la strada a nuovi mercati e opportunità commerciali, come la produzione e la vendita di componenti elettriche, il settore delle infrastrutture di ricarica, i servizi di mobilità e molto altro.
Lo stop alla vendita di auto a diesel e benzina nel 2035 rappresenta un’importante svolta per un radicale cambiamento nel contesto europeo. Il cambiamento climatico è una sfida che tutta l’umanità deve affrontare insieme, in cui ogni attore ha un ruolo fondamentale per salvare il pianeta.
Italia: proposta ministro Urso e apertura dalla Commissione Ue
Qualcosa si muove nella Commissione Ue sulle auto elettriche. Il vicepresidente esecutivo con delega alla Prosperità e alla Strategia industriale, Stéphane Séjourné, ha manifestato la volontà di Bruxelles di adottare un approccio pragmatico alla transizione green e di Ursula von der Leyen di avviare un “dialogo strategico” con i costruttori e con tutta la filiera dell’automotive.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha affermato dopo un incontro con Séjourné: «È importante che il vicepresidente Séjourné abbia deciso di iniziare proprio dall’Italia il suo mandato, che lo abbia fatto con una visita in un’azienda della chimica e che in questa sede abbia anticipato le linea guida di una politica industriale pragmatica, che recepisce le nostre richieste e le nostre aspettative», ha commentato Urso.
Le aperture del commissario Séjourné sulle auto elettriche: torna il pragmatismo
Il commissario, che nelle scorse settimane aveva assunto una posizione più rigida rispetto agli obiettivi del green deal, ha parlato oggi della disponibilità a iniziare a lavorare sulla clausola di revisione dello stop alla benzina e al diesel nel 2025 in modo da essere pronti nel 2026, perché se iniziamo nel 2026, saremo pronti nel 2027, riassestando anche il focus del dossier transizione sui tempi della produttività e della competitività.
«È dovere della Commissione aiutare finanziariamente questi settori che stanno facendo molto e ai quali si chiede molto per la transizione – ha detto Séjourné, sottolineando che anche – la questione delle multe previste per i produttori che non raggiungeranno gli obiettivi di vendita sull’elettrico deve essere risolta in modo pragmatico per non penalizzarli».
Il commissario ha ribadito che i target fissati non sono in discussione, ma è evidente che l’approccio non è più quello di prima.
Urso: “C’è aria nuova, siamo sulla strada giusta”
«C’è un’aria nuova nella Commissione europea. Una visione pragmatica che affronta la realtà coniugando sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale – ha commentato Urso, sottolineando che –siamo finalmente sulla strada giusta, che mi auguro segua sempre di più il principio della neutralità tecnologica, per raggiungere l’ambizioso obiettivo della piena decarbonizzazione con un’industria competitiva, a partire dalla chimica, dalla siderurgia e dall’auto».
«Daremo il massimo supporto per indirizzare le istituzioni comunitarie in questa una nuova fase al fine di realizzare una vera politica industriale europea – ha proseguito il ministro, esprimendo soddisfazione anche per il fatto che – Séjourné ha confermato la disponibilità di Bruxelles ad andare incontro alla proposta italiana e iniziare a lavorare nel 2025 sulla clausola di revisione del regolamento sui veicoli leggeri. Una decisione che consentirà di accelerare la revisione delle normative per guidare l’automotive verso gli obiettivi di decarbonizzazione previsti entro il 2035».
Il pressing italiano, e non solo, sulla Commissione Ue
I temi affrontati dal commissario francese, infatti, sono quelli contenuti nel non paper presentato alla Commissione Ue dal governo italiano, insieme alla Repubblica Ceca, intorno al quale si è registrata un’ampia convergenza degli altri Stati membri.
Un’iniziativa che poi è stata seguita a livello parlamentare dal Ppe, il gruppo politico più numeroso dell’Ue, che ha a sua volta presentato un documento con richieste analoghe per deideologizzare la transizione green a vantaggio di un approccio pragmatico che sappia conciliare le esigenze ambientali con quelle economiche e industriali e, a caduta, occupazionali e sociali.
Neutralità tecnologica, incentivi, autonomia strategica: il “non paper italiano”
Nel dettaglio, il cosiddetto “non-paper” italiano ha l’obiettivo di riesaminare le modalità che porteranno allo stop dei motori endotermici nel 2035.
Un obiettivo che non viene messo in discussione, ma che si ritiene raggiungibile solo attraverso una revisione tempestiva del regolamento e l’adozione del principio di neutralità tecnologica così come auspicato dal Report Draghi, che permetterebbe di sostenere la competitività dell’industria europea, salvaguardando i posti di lavoro e promuovendo un approccio tecnologico diversificato.
Il documento sottolinea anche la necessità di un piano di incentivi per i consumatori europei, stabili, continuativi e duraturi nel tempo e quella di una vera autonomia strategica nell’approvvigionamento di materie prime indispensabili per la produzione di batterie.
Le multe potrebbero raggiungere i 15-17 miliardi di euro
Ma è chiaramente quello delle multe il fronte più caldo: gli otto Paesi firmatari sottolineano come il rallentamento nella diffusione delle automobili elettriche renda complesso rispettare i primi target intermedi previsti dal regolamento, come quello del 15% di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2025.
Una clausola, fa notare il dicastero di via Veneto, che porterebbe a pesanti sanzioni previste per le aziende non conformi, che potrebbero tradursi in una cifra complessiva tra i 15 e i 17 miliardi di euro nel 2025.
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