Unicef e l’appello contro il sangue versato a Gaza nel 2024

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La Direttrice Esecutiva dell’UNICEF, Catherine Russell, ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale, sottolineando la drammatica situazione dei bambini palestinesi a Gaza e, più in generale, l’impatto devastante dei conflitti armati sull’infanzia a livello globale.

Un nuovo orrore ha colpito la Striscia di Gaza negli scorsi giorni: si tratta del raid aereo che ha mietuto almeno 33 vittime, tra cui otto innocenti bambini, nel campo profughi di Nuseirat. Oltre cinquanta persone sono rimaste ferite in questo ennesimo atto di violenza che ha sconvolto la già fragile situazione umanitaria della regione.

Partendo da questa spaventosa vicenda, la direttrice Catherine Russell del fondo delle Nazioni Unite (attivo in 190 Paesi, si occupa di assistenza umanitaria per l’infanzia), ha voluto lanciare un appello per cercare di sensibilizzare la società allo scopo di fermare questa ingiusta barbarie che va ormai avanti da troppo tempo:

«L’ultima violenza si aggiunge a una cifra sbalorditiva di oltre 160 bambini presumibilmente uccisi a Gaza in poco più di un mese. Si tratta di una media di quattro al giorno dall’inizio di novembre».

Come affermato dalla direttrice dell’organizzazione, gli 1,1 milioni di giovani in quest’area hanno urgente bisogno di protezione e supporto. Privati di un’infanzia serena, sono costretti a vivere in condizioni di estrema precarietà, senza alcuna prospettiva di futuro. La mancanza di accesso a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria e l’istruzione sta compromettendo il loro sviluppo fisico e cognitivo. Le malattie infettive si diffondono rapidamente mentre la paura e l’incertezza mettono a dura prova la loro salute mentale.

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«I bambini non hanno iniziato questo conflitto e non hanno il potere di fermarlo, eppure stanno pagando il prezzo più alto con le loro vite e il loro futuro.»

Le immagini che invadono i telegiornali sono strazianti e i numeri parlano da soli: migliaia di giovani creature sono state uccise o ferite negli ultimi anni, mentre molti altri soffrono di traumi psicologici profondi. La comunità internazionale non può più restare indifferente di fronte a tale distruzione.

Non solo Gaza: un bilancio umano inaccettabile

La crisi umanitaria nei territori palestinesi è solo uno degli esempi più drammatici di come i conflitti armati stiano mettendo a repentaglio il futuro di milioni di vite in tutto il mondo.

Secondo i dati, oltre 460 milioni di bambini vivono in zone di conflitto o sono stati costretti a fuggire dalle loro case a causa della guerra. Queste giovani vite sono esposte a una serie di rischi, tra cui la violenza fisica e psicologica, lo sfruttamento, il reclutamento nelle forze armate e la separazione dalle famiglie.

Viene inoltre stimato per il 2025 che 213 milioni di ragazzi in 146 Paesi e territori diversi avranno bisogno di assistenza umanitaria: si tratta di un numero impressionante che sottolinea l’urgenza di un intervento globale e coordinato.

Tra i Paesi del Medio Oriente, anche il Libano sta patendo enormi sofferenze: il conflitto con Israele ha ucciso più di 240 vite innocenti, ne ha ferite circa 1.400 e ha sconvolto la vita di innumerevoli altri. A ciò si aggiunge l’interruzione dell’istruzione di oltre 2 milioni di giovani libanesi.

Nel continente africano, invece, le crisi più urgenti riguardano Sudan e Congo, i quali contano rispettivamente più di 12 milioni di creature con urgente bisogno di assistenza e quasi 15 milioni di minorenni in grave necessità di protezione.

Durante la sua visita a Port Sudan, la direttrice esecutiva dell’Unicef ha potuto constatare:

«Una devastante insicurezza alimentare, malnutrizione e gravi violazioni dei diritti  […] In termini di dimensioni, le conseguenze umanitarie della guerra in Sudan sono le più straordinarie che abbiamo visto negli ultimi vent’anni… al di là delle crisi che dominano i titoli dei giornali mondiali, continuiamo a vedere livelli storici di bisognosi di assistenza umanitaria nel quadro delle cosiddette emergenze dimenticate.»

In Myanmar, la violenza ha costretto oltre 3,4 milioni di persone a fuggire dalle loro case mentre ad Haiti le bande armate hanno fatto piombare milioni di persone  in condizioni di estrema precarietà.

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Tutto ciò si somma poi alla crisi climatica, che sta amplificando le crisi umanitarie, esponendo più di 1 miliardo di vite nel fiore degli anni a rischi sempre maggiori, tra cui inondazioni, siccità e tempeste.

Un appello all’azione

La situazione presente nella Striscia di Gaza è esemplificativa delle conseguenze dei conflitti armati sull’infanzia: infatti, i giovani che crescono in un ambiente di guerra sono più propensi a soffrire di disturbi mentali, a sperimentare difficoltà di apprendimento e a sviluppare comportamenti antisociali. Le ragazze, in particolare, sono a maggior rischio di violenza sessuale e di matrimoni precoci.

«Le cicatrici della guerra possono durare tutta una vita.»

L’appello lanciato da Unicef riflette il nostro dovere proteggere i più vulnerabili e garantire loro un futuro migliore investendo nell’educazione, nella salute e nella protezione dei più giovani.

La comunità internazionale si deve impegnare a porre fine ai conflitti armati e a proteggere i diritti dei bambini: è necessario un aumento degli aiuti umanitari, una maggiore protezione dei civili e un impegno più deciso per la risoluzione pacifica delle controversie.

Catherine Russell, riferendosi nuovamente alla guerra in Palestina, ha concluso dicendo:

«Invitiamo urgentemente tutte le parti in conflitto e coloro che hanno influenza su di loro a prendere misure decisive per porre fine alle sofferenze dei bambini, a liberare tutti gli ostaggi, a garantire che i diritti dei bambini siano rispettati e ad aderire agli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale.»

La crisi umanitaria dei bambini si qualifica dunque come una delle più grandi sfide del nostro tempo: noi tutti dobbiamo impegnarci a diffondere consapevolezza sulla situazione dei bambini colpiti dai conflitti, chiedere ai nostri rappresentanti di agire per proteggere i diritti dell’infanzia e sostenere le organizzazioni umanitarie, insegnando ai bambini stessi il valore della pace e della tolleranza.

Sara Coico

 

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