Kaja Kallas debutta come Alto Rappresentante Ue tra crisi ucraine, sanzioni alla Russia e relazioni con Siria e Medio Oriente. Quale sarà il futuro della politica estera europea?
Come cambierà la politica estera dell’Unione europea? Soprattutto, riuscirà oppure no ad affrontare tutta la complessità delle relazioni internazionali e rispondere ai conflitti in corso dall’Ucraina al Medio Oriente? Kaja Kallas, nuovo Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione europea esordisce oggi nel suo ruolo al Consiglio Affari generali, assente il ministro italiano Antonio Tajani, rimasto a Roma per la conferenza degli ambasciatori.
La Kallas è reduce da un viaggio domenicale in Giordania per affrontare i problemi legati alla crisi siriana. “Ho incaricato i più importanti diplomatici europei in Siria – ha riferito l’Alta Rappresentante – di andare a Damasco per stabilire contatti con il nuovo governo e la gente del posto. Quindi, oggi discuteremo su come impegnarci con la nuova leadership della Siria e a quale livello impegnarci con loro, e naturalmente quali altri passi siamo disposti a compiere se vediamo che la Siria va nella giusta direzione”.
Sull’Ucraina i ministri degli Esteri oggi adotteranno il 15° pacchetto di sanzioni contro la Russia. Il pacchetto, ha spiegato la Kallas, “include sanzioni alla flotta ombra” che aggira le sanzioni contro il petrolio russo, “e ai funzionari della Corea del Nord e alle aziende cinesi che stanno consentendo questa guerra. Inviamo un messaggio chiaro, che chiunque consenta a questa guerra di continuare deve pagare un prezzo“.
Contingente militare in Ucraina? Solo con la pace
Solo di sfuggita, però, verrà affrontata la questione di un possibile invio di un contingente militare di pace europeo per il mantenimento della pace in Ucraina, nel caso in cui vi sia un cessate il fuoco con la Russia. Sul punto l’Alta Rappresentante è stata chiara: “Prima deve esserci la pace, per poter inviare le forze di mantenimento della pace; e la Russia non vuole la pace, questo è molto chiaro”. Kallas ha citato un’intervista di una settimana fa di Sergey Lavrov, il ministro degli Esteri russo, a Tucker Carlson dell’AP: “Se guardate l’intervista – ha detto – è chiaro che non hanno fatto un passo indietro dai loro obiettivi, quindi non possiamo discuterne”. Se ne discuterà invece sicuramente mercoledì in una cena alla Nato offerta dal segretario generale Rutte alla presenza del presidente ucraino Vladimir Zelensky e di alcuni capi di Stato e di Governo europei tra i quali l’italiana Giorgia Meloni.
“L’idea di una forza di pace – spiega l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, già segretario generale aggiunto della Nato con il George Robertson dal 1999 al 2003 e presidente e fondatore del Nato Defence College Foundation di Roma – appare quanto mai prematura, difficile capire l’atteggiamento del presidente francese Macron che all’inizio della crisi si era fatto promotore di un dialogo con Putin in quanto garante degli accordi di Minsk e ora con il presidente polacco Tusk prefigura una missione di pace”.
Rassicurare Zelensky sul futuro dell’Ucraina
Ma quali risultati sono attesi per mercoledì? “Quasi certamente si cercherà di rassicurare in qualche modo Zelensky spiegandogli la necessità di una de-escalation del conflitto che garantisca un futuro politico per l’Ucraina: sull’ingresso nella Nato attualmente non c’è consenso neppure da parte degli Stati Uniti. Diverso sarebbe un trattato internazionale in cui si garantiscano i confini dell’Ucraina e la sua sicurezza”.
Ue, che politica estera sarà
Ma cosa a cosa ci dobbiamo preparare? Una politica estera dell’Europa guidata più da Rutte che dalla Kallas? Più dalla Nato che dalla Ue? “La Nato ha certamente una cultura militare e politica che all’Europa ancora manca – dice Minuto Rizzo – “ricordo che il Parlamento europeo pretendeva dallo spagnolo Javier Solana, primo Alto rappresentate di avere copia di tutte le lettere che aveva inviato ai capi di Stato e di Governo e Solana ebbe qualche difficoltà a far capire che un conto è la trasparenza, altra la necessità di riservatezza nei rapporti con capi di Stati e di Governo”.
Un’Europa guidata dai baltici?
Ma non c’è il rischio che la politica estera dell’Ue sia monopolizzata dalla crisi ucraina e guidata dai baltici e dalla Polonia che assumerà da gennaio la presidenza di turno dell’Unione? “I numeri parlano chiaro – risponde Minuto Risso – l’Estonia di cui la Kallas è stato primo ministro è un Paese di 1,5 milioni di abitanti pari esattamente al comune di Milano, i tre Paesi baltici sono abitati complessivamente da 5,5 milioni di abitanti, la popolazione della sola Lombardia. Paesi che fino al ’91 facevano parte dell’ex Unione Sovietica e che l’Italia, insieme d altri Paesi europei, ha fatto in modo che entrassero nella Ue e nella Nato”.
Minuto Rizzo ricorda quando venticinque anni fa organizzò un viaggio in Kuwait e molti ambasciatori dei Paesi baltici scoprirono solo allora quello che per loro era “un nuovo mondo“. Le classi dirigenti di quei Paesi erano molto giovani, con alcune personalità rientrate da lunghi esili all’estero che non avevano ancora tutti gli strumenti per leggere la complessità del mondo attuale e del ruolo che l’Unione europea esercita non solo nei rapporti con la Russia ma anche verso il Mediterraneo e Medio Oriente, il Far East e le relazioni transatlantiche. “In altre parole – dice Minuto Ruzzo – questi Paesi devono capire quale è il loro ruolo all’interno delle istituzioni euro-atlantiche; non possono certo pensare di insegnare oggi a noi Paesi fondatori cosa è la democrazia”.
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