Il 13 luglio 2021, e poi ancora il 16 luglio 2021, in sette, tra uomini e donne diversamente abili, si erano “assiepati” prima sul lungomare e poi nella sede della Regione Puglia per chiedere il contributo Covid e l’assegno di cura oltre che per poter scegliere e avere rapidamente gli ausili di cui necessitavano. La protesta finì con un accordo firmato dall’ente di via Gentile ma ora per i manifestanti arriva la beffa di un processo a loro carico, iniziato negli scorsi giorni, e che vedrà, nelle successive tappe, la presenza in aula, come testi della difesa il presidente, Michele Emiliano, l’ex assessore regionale alla Salute, Pierluigi Lopalco, e l’ex assessora al Welfare, Rosa Barone.
Le accuse
La procura di Bari li accusa di interruzione di pubblico servizio perché – come si legge nel capo di imputazione – “scendendo dal marciapiede sul quale era in corso il presidio e, soffermandosi sulla sede stradale, la occupavano ininterrottamente dalle ore 14.40 del 13.07.2021, costringendo inoltre, il personale in servizio a chiudere il tratto interessato dalla manifestazione deviando pertanto il traffico veicolare – stante la presenza de manifestanti al centro della carreggiata e il conseguente blocco stradale”.
Ma c’è anche una seconda accusa: quella di interruzione di pubblico servizio. “Dopo essersi recati all’interno della sala De Jesu, sita al primo piano del palazzo della Presidenza della Regione Puglia per partecipare ad una riunione organizzata al fine di illustrare ai delegati regionali le modifiche da apportare ai provvedimenti locali in materia di assistenza alle persone diversamente abili (stanti numerose richieste avanzate dai manifestanti nel corso della manifestazione tenutasi nella mattinata del 13.07.2021) – occupavano ininterrottamente e abusivamente l’edificio pubblico De Jesu a causa del mancalo accoglimento delle loro richieste, minacciando altresì di stazionari in attesa di un accordo ovvero sino a quando la Regione non avesse emanato un decreto atto a contenere le loro molteplici proposte (accordo raggiunto soltanto alle ore 18.00 del 16.07.202, a seguito del quale i manifestanti lasciavano definitivamente la predetta sala)”.
La mobilitazione
La mobilitazione iniziò il 13 luglio. Partì a causa del mancato rispetto di una serie di accordi scritti, frutto di una precedente manifestazione di protesta avvenuta il 15 giugno 2021 tra alcuni rappresentanti delle associazioni locali delle persone disabili e Regione Puglia. L’accordo era incentrato su quattro specifici temi: i progetti di Vita indipendente, l’assegno di cura/contributo Covid, gli ausili e l’assistenza infermieristica domiciliare. «In tanti non riescono a fare domanda per accedere ai bandi perché troppo complicate – spiegò, in quei giorni, uno dei disabili -. Così esistono enti accreditati che chiedono il 7 per cento del progetto, da 15 mila a 30 mila a seconda della misura, per compilare la domanda. C’è poi la questione dell’assegno di cura, già ridotto dallo scorso anno da 900 a 800 euro. Uno strumento rivolto ai disabili gravissimi che durante il lockdown non potevano neanche usufruire i tutti i servizi di assistenza. Chiediamo poi di eliminare la continua richiesta valutazione delle condizioni di chi ne usufruisce, perché a monte c’è già una valutazione, al massimo può essere richiesto un certificato di esistenza in vita. Così si risparmierebbero risorse e personale. Per il resto siamo a luglio e non sappiamo nulla del contributo, che chiediamo sia garantito fino a dicembre, con il varo a ottobre del nuovo bando per il prossimo anno».
Motivazioni forti che portarono i manifestanti a sistemarsi sui divani dei corridoi di via Gentile per trovare un po’ di riposo durante l’occupazione. Chiesero anche dei materassini. L’allora assessora al Welfare, Rosa Barone, spiegò che il contributo Covid sarebbe stato prorogato (era scaduto a fine giugno 2021) e sarebbe restato di 800 euro mensili. Le parole, con l’intento di chiarire e dirimere la questione, arrivarono in un momento di tensione i cui effetti sono ora davanti ai giudici del tribunale di Bari.
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