Dopo aver perso il voto il cancelliere ha proposto al presidente federale Steinmeier di sciogliere il Bundestag. La Cdu vuole rilanciare l’economia, i Verdi restano sullo sfondo. AfD contro il cordone sanitario
Il governo Semaforo appartiene al passato. Olaf Scholz ha avuto successo con la sua ultima richiesta da cancelliere al Bundestag, quella di liberare la via per le elezioni anticipate in Germania il prossimo 23 febbraio. Dopo il licenziamento del ministro delle Finanze Christian Lindner a inizio novembre, era l’unico esito passo possibile per il pezzo di governo rossoverde sopravvissuto.
Nonostante la sfiducia di 394 voti contro 207, il Bundestag rimane operativo. Il governo uscente nelle ultime settimane aveva provato – e cercherà di farlo nelle prossime – di portare a casa qualche provvedimento identitario come stanziamenti per il sociale o una norma contro la violenza sulle donne. Sembra però difficile che si riesca a portare a dama qualcosa, visto il diniego a qualsiasi collaborazione da parte del capo della Cdu Friedrich Merz. Per lui il microfono del Bundestag è stata la prima occasione per rivolgersi al plenum quasi fosse già lui il cancelliere.
Certo, i sondaggi sono dalla sua, i cristianodemocratici continuano a condurre la corsa che si è ufficialmente inaugurata ieri, ma uno dei suoi punti deboli continua ad essere il fatto che non abbia nessun tipo di esperienza di governo. L’altro elemento che viene sollevato dai detrattori è il fatto che non è dato finora sapere come verranno finanziate le promesse altisonanti che Merz ha presentato in nome della Cdu fino a questo momento.
Il dibattito
Ciononostante, Merz si è proposto come unico capace di ridare slancio all’economia tedesca, impantanata ormai da tempo: irride la proposta del cancelliere di abbassare l’Iva sugli alimenti – «una misura che abbasserebbe anche il prezzo delle coscette di rane, delle uova di quaglia e del caviale» – e promette di rivoluzionare il reddito di cittadinanza per riportare al lavoro chi ne è capace. Merz ha il coltello dalla parte del manico, starà a lui scegliere il suo partner di coalizione: non sarà in ogni caso una trattativa facile, considerato che di maggioranze-comfort zone per il momento non se ne vedono. Improbabile che i numeri bastino per Cdu e liberali, più probabile che si trovi l’accordo per una nuova grande coalizione o un governo nero-verde.
Il capo della Cdu non esclude nessuna delle due e riserva a entrambi i concorrenti attacchi durissimi: a Scholz rimprovera di non essere all’altezza di rappresentare la Germania sul piano internazionale, anzi di portarle vergogna, al Verde Robert Habeck di inscenarsi come dubbioso e sentimentale per conquistare l’elettorato, ma di essere il volto della crisi economica tedesca.
Habeck, da parte sua, apre la campagna elettorale rivendicando i successi, ma anche accusando la Cdu di godersi la prospettiva comoda dell’opposizione: la carta vincente con cui si propone all’elettorato è la sua capacità di concludere compromessi, ma non è detto che basti. Nel dibattito di ieri, però, è apparso in seconda fila, sfidante minore di un Merz in posizione di grande forza. Escluderlo dalla sfida è l’obiettivo del cancelliere uscente, il cui partito al momento galleggia intorno al 16 per cento, ma a polarizzare la sfida è stato anche il candidato della Cdu, che ha scelto come suo rivale il socialdemocratico.
Che esce dalla fine del suo mandato come grande sconfitto. Sesto a porre la questione di fiducia nella storia della Bundesrepublik, il cancelliere condivide il destino di Willy Brandt, Helmut Schmidt e Gerhard Schröder, gli altri socialdemocratici che hanno affrontato il Bundestag con fortune alterne: Brandt e Schröder andarono a elezioni anticipate, ma solo il primo riuscì a farsi rieleggere. Il destino di Scholz è incerto, ma sembra ormai praticamente impossibile che resti al suo posto: la sua campagna elettorale sembra iniziare nel segno della difesa dei meno abbienti, un po’ sulla falsariga di quella del 2021 che lo aveva portato alla cancelleria.
La ricetta che promette è semplice, un programma di investimenti da finanziare con nuovo debito: «Gli altri paesi del G7 sono tutti indebitati oltre il 100 per cento del loro Pil. Se c’è qualcuno che può permettersi di investire, siamo noi». Uno degli ultimi screzi con il suo ex ministro delle Finanze era stato proprio sulla rigidità di quest’ultimo a proposito del freno al debito previsto in Costituzione. Che Scholz si dice pronto a cambiare, se fosse necessario. Sempre che i tedeschi gli concedano un’altra possibilità e vengano convinti dalla sua performance nella crisi energetica e nella gestione della politica estera, in primis la guerra in Ucraina.
I liberali non sembrano invece essersi ripresi dal danno d’immagine che hanno avuto dopo la diffusione di un documento interno in cui si mettevano nero su bianco le strategie da seguire quando sarebbe avvenuta la rottura con la coalizione: “D-day” e “battaglia campestre” sono solo alcuni dei termini di gergo militari che la Fdp ha deciso di utilizzare con una leggerezza eccessiva, secondo l’opinione pubblica. «Non si vergogna di utilizzare termini simili, signor Lindner?» chiede indignato il capogruppo della Spd Rolf Mützenich. «È mai stato in visita ai cimiteri degli alleati caduti in Normandia?»
I toni sono già alti, ma a superare la linea rossa pensa ancora Alice Weidel. AfD è secondo partito davanti alla Spd con il 18 per cento dei consensi nei sondaggi, ma ora come ora il suo obiettivo primario è quello di sottrarre voti alla Cdu, catturando la fetta più conservatrice del suo elettorato: di qui l’urgenza di Weidel di denunciare il “cancelliere wannabe” Merz che nelle ultime settimane non ha raccolto l’offerta dell’estrema destra di portare avanti insieme proposte comuni. Si tratta di una mela avvelenata: accettando di fare cosa comune con AfD, Merz comprometterebbe il muro di fuoco che continua a isolare l’estrema destra, almeno per il momento. Momento per cui Weidel deve dipingere agli elettori di centrodestra il peggior scenario possibile: un governo neroverde, in cui il ministro «per la distruzione dell’Economia» Habeck resti in sella. La campagna elettorale è appena iniziata, ma l’atmosfera è già infuocata.
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