La prima reazione dei mercati finanziari non è di buon auspicio per il nuovo capo del governo francese, François Bayrou, nominato venerdì al termine di un feuilleton il cui esito è rimasto incerto fino all’ultimo. Moody’s, la più importante agenzia di rating internazionale assieme a Standard & Poor’s e Fitch, ha infatti declassato il rating del debito francese, portandolo da Aa2 aAa3. L’outlook passa da negativo a stabile. La decisione di tagliare il rating della Francia «riflette la nostra opinione che le finanze pubbliche del Paese si indeboliranno sostanzialmente nei prossimi anni. Questo perché è più probabile che la frammentazione politica impedisca un significativo risanamento dei conti pubblici, discostandosi dallo scenario di base su cui si fonda la nostra azione di rating dell’ottobre 2024», si legge nel comunicato di Moody’s. Esiste quindi «il rischio di un aumento duraturo dei costi di finanziamento, che indebolirebbe ulteriormente la sostenibilità del debito», rileva severamente l’agenzia internazionale.
Il 4 dicembre, la mozione di censura votata congiuntamente dal Nuovo fronte popolare, la coalizione delle sinistre guidata dalla gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon, e dal Rassemblement national di Marine Le Pen, il principale partito sovranista francese, ha portato alle dimissioni di Michel Barnier. «Ci aspettiamo che il nuovo governo faccia approvare una legge speciale che garantisca la continuità dell’amministrazione pubblica nel 2025. Tuttavia, guardando al futuro, le probabilità che il prossimo esecutivo riduca in modo duraturo l’entità dei disavanzi fiscali oltre il prossimo anno sono molto basse», ha sottolineato l’agenzia. La possibilità è che si crei dunque «un circolo vizioso negativo tra disavanzi più elevati, un carico di debito maggiore e costi di finanziamento più alti, sullo sfondo di rilevanti esigenze di finanziamento annuali».
Moody’s si aspetta in particolare un deficit del 6.3% del Pil nel 2025 rispetto alla previsione ottimistica dell’ex premier Barnier, 5%. Nel 2027, secondo l’agenzia, potrebbe attestarsi al 5,2%. Dunque, invece di ridursi, il debito pubblico francese salirebbe dall’attuale 113,3% del Pil al 120% circa del 2027, mentre il rapporto tra spese per interessi ed entrate dall’attuale 4,4% al 4,9% nel 2025 e al 5% nel 2026 e nel 2027. Il declassamento deciso da Moody’s conferma che oggi la Francia è il vero malato d’Europa, con un debito che continua la sua ascesa vertiginosa, 3.228,4 miliardi di euro. Del resto, lo stesso Bayrou, durante il passaggio delle consegne con il suo predecessore, ha descritto lo stato delle finanze francesi come «un Himalaya di difficoltà». «La mia linea di condotta sarà: non nascondere nulla, non trascurare nulla e non lasciare nulla da parte.
Di fronte a una situazione così grave, potrebbe esserci la tentazione di concentrarsi su uno o due argomenti e lasciare che il resto sia fatto nella mediocrità. Non sarà questa la mia linea», ha dichiarato il leader centrista, prima di aggiungere: «Nessuno più di me conosce la difficoltà della situazione politica e di bilancio del Paese. Il deficit della seconda economia della zona euro è una questione che pone un problema morale, non solo finanziario».
Ieri, il ministro dell’Economia francese, Antoine Armand, ha «preso atto» della decisione di Moody’s, sottolineando che l’agenzia ha «messo in luce i recenti sviluppi parlamentari e l’attuale incertezza che ne deriva sul miglioramento delle nostre finanze». Intanto, secondo un sondaggio Elabe per BfmTv, il 67% dei francesi non crede che il nuovo governo possa essere in grado di riportare stabilità politica nel Paese. Il 40% vede l’arrivo di Bayrou come una «cosa negativa», il 31% lo considera un «bene», il 29% non ha un’opinione in merito.
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