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֎In piena discussione del bilancio regionale pugliese per il 2025, tra gli emendamenti depositati in prima Commissione consiliare, competente per il bilancio, appare quello a firma dello stesso presidente Emiliano che propone profonde modifiche alla legge regionale n. 19/1997 sulle aree protette regionali. Discutibili orientamenti e c’è il rischio di non avere il parco delle Gravine֎
Da domani, martedì, inizia nell’Aula del Consiglio regionale pugliese la maratona di bilancio per il 2025. Probabilmente l’ultima legge di bilancio della maggioranza che sostiene Michele Emiliano come presidente della Regione. Ma non è detto; il turno elettorale per il rinnovo dei Consigli regionali che scadono nel 2025 potrebbe essere prorogato per aggiungersi a quello del rinnovo di molti Comuni nella primavera del 2026. Un rinvio determinato dal fatto che, causa Covid-19, le elezioni regionali del 2020 si tennero a settembre e che lo Statuto regionale pugliese prevede che si voti entro tre mesi dalla scadenza naturale della legislatura, quindi a dicembre. Il governo guidato da Giorgia Meloni sta pensando di proporre alla Conferenza Stato-Regioni una norma per accorpare le regionali con le amministrative di primavera 2026. Ma al di là di questo si nota un’accelerazione regionale pugliese sul tema delle aree naturali protette. Dopo anni di silenzio, all’improvviso arrivano proposte di sensibile modifica della legislazione regionale in materia.
Le modifiche alla legge regionale del 1997
E così in piena discussione del bilancio regionale pugliese per il 2025, tra gli emendamenti depositati in prima Commissione consiliare, competente per il bilancio, appare quello a firma dello stesso presidente Emiliano che propone profonde modifiche alla legge regionale n. 19/1997 sulle aree protette regionali. Sono 20 tra parchi e riserve naturali regionali e la loro gestione è diversificata in base all’ampiezza, al fatto di interessare i territori di uno o più Comuni ed alla scelta che di volta in volta è stata compiuta dalle amministrazioni locali e da quella regionale. Per cui ci sono parchi e riserve monocomunali la cui gestione è affidata al medesimo Comune, altre pluricomunali per le quali si è scelto l’affidamento della gestione a consorzi oppure a convenzioni tra enti locali oppure ancora alla provincia di competenza.
Sta di fatto che in molti di questi casi la gestione non funziona per disinteresse delle amministrazioni locali, per scarsa assistenza da parte della Regione, per difficoltà economiche legate alle scarse risorse finanziarie a disposizione. L’emendamento proposto da Emiliano prevede che la gestione di ciascuna area protetta venga affidata ad un ente strumentale regionale la cui composizione ed organizzazione viene demandata alle singole leggi istitutive dell’area. Di certo ciascuna area avrà il suo presidente, il suo organo collegiale, il suo revisore dei conti, il suo direttore, il suo personale. La scelta è drastica e viene assunta, sembra, senza una valutazione attenta delle condizioni complessive che hanno portato alle difficoltà applicative della legge del 1997.
Ad esempio, quella legge prevedeva l’istituzione di enti a livello territoriale provinciale che assumessero in gestione più aree protette. Il caso non si è mai verificato forse anche perché non si è puntato molto sull’applicazione di questa norma utilizzando, ad esempio, la convincente leva della riduzione di finanziamenti a qualsiasi titolo a fronte dell’inazione degli enti locali.
Il caso di Lama Balice
Nel medesimo emendamento proposto da Michele Emiliano si propone di istituire un ente strumentale della Regione per la gestione specifica del parco regionale di Lama Balice nei territori dei Comuni di Bari e di Bitonto. Un parco esteso meno di 500 ettari sarà gestito da un ente pubblico anziché da una convenzione tra i Comuni di Bari e Bitonto regolata dal Testo Unico sugli enti locali. Una soluzione espressamente richiesta alla Regione dai due Comuni ma senza che si sappia perché. Infatti, quel che emerge con chiarezza dalla relazione di accompagnamento all’emendamento, è che non vi sia stato alcun dibattito pubblico su modifiche così profonde alla legge n.19/1997 e che le interlocuzioni con i Comuni siano state affrontate in camera caritatis.
Non un buon viatico per una riforma legislativa che anziché seguire il percorso ordinario di un disegno di legge sottoposto ad un’ampia discussione politica e tecnica prima di approdare all’Aula consiliare, segue la via breve e pretenziosamente autosufficiente dell’emendamento riguardante un argomento alquanto estraneo alla legge di bilancio.
In un dibattito pubblico si sarebbero potuti affrontare, ad esempio, i costi derivanti da una scelta così importante e che la stessa relazione all’emendamento evidenzia quando afferma che «la scelta di costituire un ente di gestione del Parco di Lama Balice, in luogo della attuale Convenzione tra Comuni, considerata sotto il profilo meramente economico-finanziario, guardando esclusivamente al Parco di Lama Balice, comporta una nuova spesa per il funzionamento degli organi di gestione rispetto a quelle finora sostenute. Per tali ragioni viene stabilito che la spesa per gli organi di gestione sia parametrata sulla base di criteri che saranno definiti con provvedimenti della Giunta Regionale».
Il rischio esistenziale per il parco della Terra delle gravine
Intanto il parco naturale regionale della Terra delle gravine rischia di scomparire. Questo il timore espresso dall’assessore regionale al Turismo, Gianfranco Lopane, già Sindaco di Laterza (TA) per dieci anni e sostenitore dell’area protetta, in un recente incontro tenutosi a Bari per presentare il libro di Antonio Sigismondi «Il parco della Terra delle gravine – Tra canyon e grotte di Dio» edito da Adda.
In effetti nel corso degli anni il parco in provincia di Taranto è stato oggetto di compiuti, illegittimi «attentati» legislativi di vario tipo che ne hanno eroso i confini e le tutele ed è quindi del tutto verosimile che sia alle porte l’attacco finale. Per questo domani è previsto un sit-in del Comitato in difesa del parco davanti alla sede della Regione. Nel frattempo una parte dei 13 Comuni interessati dal parco hanno chiesto all’assessore regionale all’Ambiente, Serena Triggiani, di procedere senza indugio alla nomina di un commissario straordinario per la gestione dell’area protetta sottraendola alla Provincia di Taranto incapace, a detta delle amministrazioni locali, di assolvere in modo idoneo al compito. Il commissariamento, comunque lo si voglia leggere, costituisce la certificazione di un fallimento.
Fabio Modesti
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