La grande menzogna delle multe cancellate; non erano per i “novax” ma per chi non si era fatto la terza dose

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Chi diceva che era passata, che avevamo imparato, che non si sarebbero più azzardati è servito: tempi duri, durissimi per i novax, anche se non ha più senso, in nessun senso, definirli tali e la pandemia restrittiva è un incubo nel nostro passato. Incubo ricorrente, che non deve mai finire: anche il critico del Corriere, Aldo Grasso, critico televisivo, si sente in dovere di infierire, non si sa se per genuina convinzione o spirito di servizio, e tuona contro i novax, questa casta di paria che ricorda gli ebrei sotto il nazifascismo; epitome della crassa ignoranza, dei cretini presuntuosi che latrano dall’alto del loro analfabetismo di ritorno. I novax veri, integrali, talebani, non piacciono neanche a me e l’ho scritto mille volte guadagnandomi i loro anatemi, “se hai un cancro ti sta bene così impari”, non mi piacciono quelle che avevano capito tutto “perché mi son nata svelta”, non sopporto gli scienziati da bar per autonomina, i parassiti, i carrieristi ma non è che dall’altra parte il panorama sia molto migliore e stupisce che Grasso non si avveda del protagonismo smanioso, al limite della stupidità, di virologi autoimpancati a tuttologi, propagandisti, cialtroni e politici di potere che avevano messo in piedi un regime delirante e adesso insistono, unici al mondo a non avere tradito mai l’ombra di un rimorso, di un ripensamento. Grasso inquadra la koiné degli uomini bestioni nei novax ma sbaglia sapendo o meno di sbagliare: le multe che tanto fanno imbestialire i politici e i virologi, e più in generale quelli che benpensano, li fanno imbestialire per la portata simbolica, del controllo, dell’abuso di potere che viene meno; a meritarsi quelle sanzioni peraltro non furono i novax ossessivi quanto i renitenti alla terza dose e successive, gente che, dopo essersi adeguata o sottoposta alle prime due, aveva riscontrato un immediato scollamento del fisico, innumerevoli effetti inquietanti, oltre a contagiarsi ripetutamente a dispetto dell’obbedienza profilattica. A questi lo Stato autoritario aveva spedito le multe. Sapendo, o scoprendo più avanti, che a rigor di scienza era proprio la fatidica terza dose quella che scatenava non più semplici effetti ma condizioni perverse: cancri, malattie autoimmuni, attacchi cardiaci. A me ne bastarono due per guadagnarmi un linfoma (passando dai talebani del “che aspetti a vaccinarti? Se crepi di Covid ti sta bene” a quelli della tribù opposta, “ti sta bene, te lo sei cercato, noi avevamo capito tutto perché noi siamo desti, siamo infusi”), ma il grosso delle distruzioni è partito dopo la terza. Secondo recenti studi da plurime università, secondo la scienza che è dogma quando fa comodo e quando non conviene la si ignora, la si oscura.

C’è l’ignoranza dei fanatici, in vernacolo, rozza, imbarazzante, e c’è quella, non meno insopportabile, dotta, articolata, di quelli che si sentono meglio, come cantava Frankie Hi-nrg, e non ammettono ragioni: neppure con loro stessi. Riconoscono che molto se non tutto fu truccato in quella tetra stagione, dati sulla mortalità, riscontri sull’efficacia dei sieri, il “non ti vaccini, ti ammali, muori” di Draghi che resta la più colossale menzogna del potere, almeno in tempi moderni, ma insistono che tutto doveva andare così, che tutto è stato fatto al meglio; debbono prendere atto che i vaccini, sui quali garantivano, non hanno funzionato, che erano intrugli dagli effetti sottovalutati o taciuti, ma non demordono, quei sieri hanno salvato l’umanità, prendetene di nuovi “perché questi sono testati e sono sicuri”. A me neppure i medici più convinti osano più negare che il mio cancro fu, se non originato, almeno sguinzagliato da due dosi. Al mondo siamo milioni di milioni, come le stelle del salame Negroni di quando eravamo bambini, e lottiamo ogni giorno, moriamo per sopravvivere, in un calvario che non finisce mai. E chi si è fatto la terza, Dio l’assista. Ero a Milano sabato, nel centro del Duomo e della Galleria, mai vista una tale massa di umanità, a vederla scorrere dall’alto di un tavolino di un fast food si capiva davvero quanto fosse appropriata quella formula logora, “una fiumana di gente”. Li osservavo scorrere a fatica e mi parevano, saranno state le visioni della mia depressione post cancro, tutti come radioattivi, avvolti da una specie di aura sinistra. Mi chiedevo: quanti in questa moltitudine sono già minati, come me? Quanti lo saranno, o lo sono e non lo sanno e fra un anno, come è successo a me, il loro Natale lo passeranno in un reparto di ematologia o di oncologia?

C’è l’ignoranza degli ignoranti e quella dei sapienti e non sono molto diverse, sono entrambe truci, ringhiose, infami o petulanti, ma disperarsi per la cancellazione di multe emanate a puro scopo terroristico da un potere fuori controllo è uno spettacolo disperante e non è migliore la rimozione della realtà, la falsa coscienza che non può permettersi la decenza dell’onestà. Insistere nell’omertà, nei depistaggi, nel dare la colpa di morti palesemente correlate alla mela avvelenata viceversa al fato, ai cambiamenti climatici, alla ricorrenza dell’è sempre successo, insomma mentire, non è più ammissibile dopo le decine di tragedie quotidiane. Le ultime: il diciottenne calciatore amatoriale pugliese Giuseppe Camassa si accascia al suolo, come il collega professionista Edoardo Bove, della Fiorentina (e parecchi altri) un paio di settimane fa. Camassa va giù nel terrore dei compagni, viene soccorso, lo portano in ospedale, sembra cavarsela e questo dovrebbe chiudere i giochi, lasciando commentare all’informazione connivente “è andata bene”, senza ipotizzare niente? Ma non va bene al podista ex carabiniere Carmine Notaro, che a Nola durante una gara podistica crolla e ci resta secco. Va bene, ma per modo di dire, al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, di Forza Italia, in rianimazione perché gli è scoppiata la valvola mitrale. Occhiuto adesso dice, con un filo di voce: “Ho rischiato di morire e non una volta”, ma non aggiunge dettagli sul suo inaspettato tracollo, preferisce fare politica anche nelle sue condizioni, perorare la causa della sanità calabrese, ovvero la sua personale, e compatire gli odiatori che non mancano mai. Gli odiatori li ricevo anche io, a vario titolo, ma il fatto che Occhiuto tre anni fa si vantasse che la sua regione fosse la più zelante nelle vaccinazioni, “Figliuolo ce ne aveva chieste dodicimila ma siamo a quindicimila, una volta tanto la Calabria si conferma la regione più virtuosa”, non depone. Va smemorizzato, non c’entra niente, guai a ventilare una correlazione che ormai centinaia, migliaia di studi scientifici, pubblicati su riviste scientifiche, ipotizzano. Si passa subito per novax, analfabeti, dementi, ci si guadagna gli strali e il disdegno dei letterati e degli esperti, di cosa non si sa, comunque quelli che benpensano e “si sentono meglio”. E non accettano le multe tolte ai novax che rifiutarono di spararsi una terza dose possibilmente micidiale.

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