(Adnkronos) – “Suona non dico offensivo, ma bizzarro pensare che (la riforma costituzionale ndr.) sia punitiva della magistratura”. Lo afferma il ministro della Giustizia Carlo Nordio al dibattito sulla ‘Separazione delle carriere: una riforma che l’Italia attende da trent’anni – La via italiana per una giustizia giusta, più efficiente e più efficace’, moderato dal direttore dell’Adnkronos Davide Desario ad Atreju. “Figuriamoci se una persona come me, che ha fatto il magistrato, vuole una riforma punitiva”, ha continuato assicurando che l’indipendenza della magistratura non è messa in discussione. Secondo Nordio non c’è la possibilità che non si vada al referendum sulla riforma: “Non credo che, a quanto si legge, ci sia una maggioranza parlamentare dei due terzi, ma tutto sommato su una materia così delicata e complessa mi auguro sia il popolo a esprimersi perché non vorrei che un’eventuale maggioranza qualificata fosse, un domani, considerata con una sorta di sospetto come se, sotto sotto, vi fosse stata una baratteria politica, un ‘do ut des’. Diamo la parola al popolo e, tutto sommato, auspico il referendum”. Nel caso in un cui si arrivasse a referendum sulla riforma costituzionale e non dovesse ottenere un risultato a favore del governo “conseguenze ci sarebbero”. Se venisse bocciato “un referendum così importante sulla giustizia, che io auspico perché su un argomento così delicato l’ultima parola dovrebbe essere attribuita al popolo” e che auspico si svolga “in termini razionali e non emotivi…certo conseguenze ci sarebbero. Ma non vorrei che un domani un referendum di questo tipo fosse personalizzato ‘governo sì o governo no’. Non sarà né contro la magistratura né contro il governo”. “Quanto all’indipendenza è scritto nella riforma costituzionale che anche il pubblico ministero, magistrato inquirente, avrà la stessa indipendenza e autonomia dell’organo giudicante e non è scritto in una legge ordinaria ma nella riforma costituzionale”, aggiunge Nordio, per il quale “la separazione delle carriere ha una ragion pura e una ragion pratica. Quella pratica è che rientrava nel programma del governo ed elettorale perché il popolo italiano ci ha dato la fiducia ed è nostro dovere portarla a compimento, un dovere politico e logico per ottemperare al mandato elettorale”. “Entro 2026 colmeremo per la prima volta da entrata in vigore Costituzione la carenza di organico” dice il ministro della Giustizia Nordio. “Abbiamo ben cinque concorsi in piedi con 400 magistrati ciascuno. Se riusciamo a sburocratizzare l’iter sia del Csm, che per metà regola questa procedura, sia quella dello stesso ministero, allora comprimendo i tempi, riusciremo a colmare gli organici”. “Per quanto riguarda gli amministrativi il problema è enorme, siamo sotto organico da decenni, le risorse sono quelle cose e bisogna cercare di ottimizzarle e potenziarle”, ha continuato. “Il processo telematico non è affatto in paralisi e lo stiamo implementando – aggiunge -. Come tutte le novità ha avuto delle criticità anche perché, quando è stato ipotizzato, sono stati dati dei target forse al di sopra delle nostre possibilità; quando ci sono delle grandi innovazioni tecnologiche, queste criticità ci sono”. “Sono il primo a patrocinare la presunzione di innocenza, che secondo me è un baluardo. Quello che posso dire da cittadino è che una procura che per decenni è stata considerata un po’ simbolo della magistratura italiana ha in un certo senso contribuito al crollo, ormai palpabile, della credibilità della magistratura” sottolinea il ministro Nordio. “Abbiamo avuto un protagonista di Mani pulite, condannato in via definitiva. Davigo è ormai, tecnicamente parlando secondo le sue stesse parole usate nei confronti a suo tempi di Craxi, un pregiudicato e parliamo di una delle colonne della procura più importante di Italia dopo quella di Roma”. Il ministro ha sottolineato che abbiamo visto altri casi e “non è una bella immagine che viene data della magistratura e non è una bella l’immagine voler difendere a tutti costi posizioni che, al di là delle condanne penali definitive, sono pregiudizievoli per la percezione che il cittadino ha della credibilità della magistratura”. “L’espressione ‘bavaglio alla stampa’ è un’espressione che io non condivido, naturalmente il linguaggio giornalistico lo conosco e non lo censuro, come ex magistrato vorrei dire che è improprio” dice il ministro della Giustizia. “Esiste la necessità di contemperare la presunzione di innocenza, per cui siamo stati già condannati varie volte dal’Europa, il diritto all’informazione e il diritto alla segretezza delle indagini – ha continuato – Il segreto istruttorio molte volte serve sia per l’accuratezza e la complessità delle indagini sia per la tutela della dignità del cittadino”. “Poniamoci nei panni della persona che si vede sbattuta in prima pagina, magari con giudizi che poi si riveleranno completamente infondati, ma che intanto l’hanno pregiudicato nella sua immagine, nel lavoro e nella carriera anche politica – ha osservato – Sono tutti diritti primari che devono essere bilanciati”. “Noi siamo stati rimproverati tante volte di aver aumentato le sanzioni anche penali. Il Parlamento è autonomo, ma tendenzialmente vorrei fare più affidamento sulla deontologia che sull’aspetto intimidatorio della norma” aggiunge a margine di Atreju, riguardo al divieto di pubblicazione integrale delle ordinanze e all’introduzione di eventuali sanzioni per i giornalisti, aggiungendo che “non è un problema di sanzioni ma di deontologia e rispetto della volontà popolare”. “Il vero scopo è l’indebolimento del giudiziario”, ribatte il presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) Giuseppe Santalucia. “Il ministro dice che la riforma è necessitata dal processo accusatorio, ma come detto non solo dall’Anm ma da illustri studiosi, un processo di questo tipo vuole una distinzione delle funzioni e questo c’è già”, dice. “A noi fa paura un pubblico ministero che, da 5 componenti di oggi in un Csm molto più variegato, si ritroverà ad averne 20 su 30; un pubblico ministero ingigantito eccessivamente, patologicamente” precisa Santalucia. “Il ministro dice c’è scritto nel testo che il pubblico ministero avrà autonomia e indipendenza, ma nessuno, neppure il ministro, può ipotecare il futuro e quando alteriamo un equilibrio che c’è già andiamo incontro a un pericolo”, ha concluso. “Non so cosa c’entri la condanna di Davigo per un fatto commesso 30 anni dopo, con Mani Pulite.” aggiunge, poi, Santalucia in relazione a quanto detto dal Guardasigilli. “Mani Pulite è stata una stagione, con errori, ma è stato un fenomeno di una grandissima corruzione politico-amministrativa e penso che questo sia consegnato alla storia al di là degli errori dei singoli”. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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