Un duro colpo al commercio illecito di brand di lusso è stato inferto dalle Fiamme Gialle nel porto di Bari. I Finanzieri di Bari, unitamente ai Funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Bari, quotidianamente impegnati nel dispositivo di contrasto ai traffici illeciti nel porto cittadino, hanno sottoposto a sequestro un ingente quantitativo di prodotti (tra capi di abbigliamento, borse, calzature, accessori, profumi, confezioni, etichette e certificati) riportanti marchi contraffatti e riproduzioni non autorizzate di modelli registrati.
I controlli eseguiti all’esito di una mirata analisi di rischio sui flussi commerciali e sulla merce in ingresso nel territorio nazionale hanno permesso di intercettare migliaia di prodotti contraffatti contenuti in container provenienti dalla Turchia e dalla Grecia. In particolare, l’analisi è stata condotta incrociando i dati relativi alle rotte commerciali, alle tipologie di trasporto, alla coerenza tra la merce dichiarata e le ditte speditrici nonché destinatarie, con le informazioni presenti nelle banche dati di cui dispongono le Fiamme Gialle e l’ADM.
In un container in arrivo dalla Turchia sono stati rinvenuti oltre 70 mila articoli recanti i loghi dei più noti marchi internazionali (Adidas, Dior, Gucci, Nike, Louis Vuitton, Yves Saint Laurent, Tommy Hilfiger, Chanel, Burberry, Goyard Saint Honoré, Balenciaga, MCM, Chloé, Calvin Klein, Moncler, Off-White, Stone Island, Dsquared2, Under Armour, Lacoste, Prada), pronti per essere immessi sul mercato.
Per eludere i controlli, la merce era stata accuratamente nascosta nel container con un carico di copertura costituito da circa 40.000 indumenti di vario genere, privi di marchi o segni distintivi, anche questi sottoposti a sequestri e già devoluti nelle scorse settimane, previa autorizzazione della competente A.G., a numerosi enti caritatevoli per la consegna a persone svantaggiate e/o bisognevoli.
La merce, per la cui catalogazione e conteggio è stata necessaria circa una settimana, è stata sottoposta a perizia avvalendosi dei tecnici delle aziende titolari dei marchi, i quali hanno confermato la contraffazione dei prodotti e dei segni distintivi tutelati dai diritti di proprietà intellettuale, segnalando l’ottima qualità della manifattura che difficilmente avrebbe consentito ai comuni acquirenti di rendersi conto di essere di fronte a prodotti contraffatti.
L’ispezione accurata della merce sottoposta a sequestro ha consentito di rilevare, per buona parte della stessa, e in particolare per i marchi più costosi, il suo confezionamento finito, comprensivo di cartellino riportante i dati di dettaglio del prodotto, ivi incluso il prezzo finale al pubblico, così da poter essere pronta per la successiva vendita.
Oltre al prezzo, sui cartellini era stato apposto un codice QR che, una volta scansionato, rimandava ai siti ufficiali dei noti brand, potendo indurre in inganno anche i consumatori più esperti. Questa sofisticata strategia di etichettatura non solo rende la merce esteticamente simile ai prodotti originali, ma fornisce anche una solida apparenza di autenticità che aumenta significativamente la possibilità di truffa, poiché un normale controllo visivo da parte del consumatore non sarebbe sufficiente per rilevare l’inganno.
In un altro container proveniente dalla Grecia, sono state trovate, inoltre, oltre 8 mila calzature riconducibili a modelli dei noti marchi internazionali Skechers, New Balance e Converse, risultate contraffatte.
Tutti i di capi di abbigliamento, borse, calzature, accessori e quant’altro rinvenuto sono stati sottoposti a sequestro, con la contestazione del reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni mendaci (trattasi, in ogni caso, di accertamenti compiuti nella fase delle indagini preliminari che necessitano della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).
L’illecita riproduzione/produzione e commercio di marchi/modelli registrati, oltre a costituire reato e a danneggiare il sistema paese per le significative perdite di gettito fiscale prodotte dalla filiera del falso, instaura a tutti gli effetti un meccanismo di concorrenza sleale nell’economia reale, praticata a danno di aziende che operano nella legalità e nel rispetto di elevati standard qualitativi imposti dalla normativa vigente anche a tutela della salute dei consumatori, inconsapevoli acquirenti, anche a prezzo pieno, di prodotti illeciti.
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