è la richiesta degli scienziati all’Ue

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Il consiglio è arrivato da una commissione di scienziati interpellati dalla Commissione europea su come si dovrebbe porre l’Ue rispetto allo sviluppo delle tecnologie di Srm, Solar Radiation Management. Secondo gli esperti viola il principio ecologico che orienta legalmente tutta l’azione europea sull’ambiente: «do no significant harm»

Non solo la geoingegneria «rischia di avere ripercussioni ecologiche ed economiche negative, di danneggiare gli ecosistemi, diminuire la sicurezza alimentare e l’apporto dell’energia fotovoltaica», ma è anche interesse primario dell’Unione europea negoziare attivamente per metterla al bando globalmente.

È questo il consiglio che è arrivato da una commissione di scienziati interpellati proprio dalla Commissione europea, quando era ancora commissario Franz Timmermans, su come si dovrebbe porre l’Ue rispetto allo sviluppo delle tecnologie di Srm, Solar Radiation Management, la gestione della radiazione solare che più comunemente chiamiamo geoingegneria.

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Le ragioni 

L’Ue interpella gli scienziati attraverso lo Scientific Advice Mechanism. Dopo un lavoro di documentazione e riflessione durato un anno, i sette esperti hanno chiesto all’Unione europea di mettere al bando a qualunque esperimento di geoingegneria su vasta scala o implementazione di queste tecnologie un proprio riferimento politico.

Innanzitutto, perché la geoingegneria viola il principio ecologico che orienta legalmente tutta l’azione europea sull’ambiente, il «do no significant harm», cioè innanzitutto non arrecare danni, prospettiva che non si può per niente escludere quando si parla di schermare la radiazione del sole con giganteschi specchi spaziali o dello sbiancamento delle nuvole per aumentarne l’albedo, cioè la capacità di riflettere la luce invece di assorbirla.

Quando parliamo di Smr siamo discutendo di tecnologie mai davvero testate, né per la loro efficacia né sulle loro conseguenze non volute. Inoltre, il ricorso massiccio alla geoingegneria rischia di essere una distrazione politica rispetto all’unica strada per ridurre effettivamente il riscaldamento globale, cioè abbattere le emissioni di gas serra. Insomma, gli scienziati che hanno fatto da consulenti all’Ue hanno stabilito che la geoingegneria è allo stesso tempo una strada pericolosa e una potenziale grande fiera delle illusioni climatiche.

A quello che di recente il commissario Ue Woepke Hoekstra ha definito «inverno geopolitico» del clima, secondo gli esperti serve tutto tranne che nuovi conflitti sulla geoingegneria. La discussione per ora è ancora aperta principalmente su un piano scientifico. C’è un gruppo di voci autorevoli, tra cui James Hansen, patriarca della scienza del clima, che ritengono che, per come siamo messi oggi sul riscaldamento globale, non si può escludere la necessità di fare ricorso a queste tecnologie.

Questo parere era stato espresso un anno fa in una lettera aperta firmata da 60 scienziati (tra cui Hansen) che chiedevano una spinta ulteriore alla ricerca per valutare meglio costi e opportunità di questa prospettiva tecnologica. A loro si erano contrapposti altri scienziati, con un’altra lettera aperta, con molte più firme, che avevano invece chiesto la cosa opposta: una moratoria internazionale, lo stesso obiettivo per cui hanno suggerito di negoziare gli scienziati europei.

Era più o meno quello delle due lettere contrapposte di gruppi di scienziati il contesto di conflitto in cui Timmermans, tra gli ultimi atti del suo mandato prima di cedere il testimone a Hoekstra, aveva chiesto un parere proprio da parte della comunità scientifica. Al momento l’Unione europea non ha ancora una posizione ufficiale sulla geoingegneria, anche se un policy paper del 2023 l’aveva descritta come un «rischio inaccettabile per gli esseri umani e per il pianeta».

Un tema che diventerà scottante 

La richiesta del gruppo di scienziati è mettere subito una moratoria a livello continentale, per poi battersi per raggiungere lo stesso risultato a livello globale, dove non c’è ancora nessuna cornice legale su cosa si possa fare o non fare. C’era stato un invito a non usarla da parte della Cbd (Convention on Biological Diversity), cioè dalle Cop sulla biodiversità, che chiedevano di mettere al bando i grandi esperimenti, ma era una posizione non vincolante, inoltre gli Usa non fanno nemmeno parte della convenzione.

Secondo gli scienziati, servono delle regole etiche chiare anche per gli esperimenti su piccola scala, gli unici che loro consigliano di escludere da un eventuale bando. Al momento, il discorso sulla geoingegneria è rimasto ancora fuori dai radar della politica nazionale o internazionale, è ancora un tema da scienziati più che da capi di governo, ed è entrata nel dibattito pubblico soltanto sotto forma di fake news, come quelle sull’inseminazione delle nuvole che avrebbe causato le alluvioni devastanti di Dubai dell’anno scorso.

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L’aspetto più importante della richiesta della Commissione e del parere degli scienziati è proprio il tentativo di arrivare pronti al momento in cui la Smr diventerà un tema di cui parlano tutti, perché potrebbe accadere, e anche a breve, se il piano inclinato della crisi climatica dovesse peggiorare ulteriormente nel corso del decennio.

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