Covim Caffè è un’azienda italiana specializzata nella produzione di caffè di alta qualità. Fondata nel 1952 a Genova, si distingue per la selezione accurata dei chicchi e per la tostatura artigianale. L’azienda offre una vasta gamma di prodotti per soddisfare diverse preferenze, tra cui caffè in grani, macinato, cialde e capsule compatibili con i principali sistemi presenti sul mercato, come Nespresso, Lavazza A Modo Mio e Dolce Gusto.
Luca Solari, il co-Amministratore Delegato di Covim, ha promosso la collaborazione tra Covim ed Enel Energia ed Enel X per quantificare la Carbon Footprint dei propri prodotti, in particolare delle capsule compatibili Dolce Gusto. Questo impegno riflette la volontà dell’azienda di ridurre le emissioni e promuovere pratiche eco-compatibili.
Inoltre Covim si è distinta per aver promosso importanti investimenti infrastrutturali, tra cui la realizzazione di un nuovo magazzino per lo stoccaggio del caffè verde e l’implementazione di un impianto di pulitura all’avanguardia, iniziative che mirano a migliorare l’efficienza produttiva e a garantire elevati standard qualitativi.
GDONews lo ha intervistato per comprendere lo stato di tensione attuale dei mercati e come porta l’azienda verso il futuro.
D: Quali sono i risultati raggiunti da Covim in termini di volumi e quali sono le prospettive di crescita futura?
R: Abbiamo messo in funzione un nuovo polo logistico per gestire al meglio i volumi crescenti dei prodotti monodose, rendendo l’efficienza operativa un elemento cruciale. Inoltre, abbiamo raggruppato gli uffici commerciali e amministrativi in un’unica sede, aumentando così l’operatività. Con l’attuale struttura, puntiamo a incrementare il fatturato. Siamo già pronti per raddoppiare la capacità produttiva, grazie a spazi predisposti per l’introduzione di nuove linee di prodotto, senza necessità di ulteriori stabilimenti, ma solo con alcuni adeguamenti strutturali.
D: Qual è il ruolo della tecnologia nei processi di aggiornamento e crescita aziendale?
R: La tecnologia è fondamentale, come dimostrato dall’adozione negli anni Novanta di sistemi di controllo informatico per la tostatura. A differenza di una cottura artigianale, che può comportare problemi di uniformità e costanza, la tostatura informatizzata garantisce una qualità omogenea del prodotto. Questo approccio si estende anche agli altri processi produttivi, soprattutto nei monodose, dove la cura nella conservazione e nel confezionamento è determinante per il risultato finale. L’attenzione meticolosa a queste fasi è un tratto distintivo della nostra azienda, che ha sempre puntato sulla qualità e sull’apprezzamento costante dei clienti.
D: Che importanza hanno i silos per il caffè verde nell’ottimizzazione dei processi?
R: L’introduzione dei silos ha avuto un impatto significativo, permettendoci di ridurre considerevolmente i costi di immagazzinaggio all’anno e di migliorare il controllo qualitativo. Monitoriamo il caffè fin dall’imbarco sulla nave, verificandolo accuratamente all’arrivo nel magazzino ed selezionandolo ulteriormente con impianti di pulitura che eliminano tutti i corpi estranei. Questo processo è cruciale, soprattutto per settori come l’ho.re.ca. e il vending, ma anche per garantire un prodotto di alta qualità destinato alla Grande Distribuzione.”
D: Come sta influendo la tensione sui mercati internazionali del caffè?
R: Mai negli ultimi decenni si era visto un periodo così prolungato di prezzi in aumento. La valuta di riferimento, il dollaro, resta su valori elevati, rendendo difficile ammortizzare le variazioni. Inoltre, c’è una questione macroeconomica legata ai mercati mondiali, in particolare ai caffè Robusta. Paesi tradizionali come Camerun e Costa d’Avorio hanno ridotto la produzione, mentre il Vietnam è diventato il secondo produttore mondiale, senza però colmare del tutto la domanda. Questo squilibrio tra offerta e domanda porta a un aumento dei prezzi, sia in Borsa che nei differenziali. Per esempio, il caffè dall’Uganda, un tempo economico, ora ha un prezzo che supera i 5.500 dollari a tonnellata, con differenziali che sono passati da 200-300 dollari a oltre mille. Questi aumenti stanno mettendo a dura prova le torrefazioni, la cui marginalità, già fragile, si è ridotta ulteriormente negli ultimi tre anni, rendendo sempre più difficile chiudere i bilanci in pareggio.
A tutto ciò si è aggiunta la problematica relativa alla normativa Cee sulla lotta alla deforestazione (certificazione EUDR) che nonostante la proroga dell’attuazione del provvedimento ha contribuito a creare tensioni sui prezzi di acquisto su un mercato già molto in tenzione
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