Chi sono i trumpiani e gli anti trumpiani nell’Ue

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Il ballo dei pretendenti dell’Ue che corteggiano Donald Trump e i balletti degli anti trumpiani. Estratto dal Mattinale europeo

 

Donald Trump non è ancora presidente degli Stati Uniti, ma è corteggiato come non mai dai leader di alcuni paesi dell’Unione europea, ansiosi di diventare il “punto di riferimento” dell’imprevedibile miliardario americano. Il francese Emmanuel Macron, l’italiana Giorgia Meloni e l’ungherese Viktor Orban si sono alternati nel corteggiare Donald Trump ed Elon Musk, che è diventato il suo indispensabile consigliere e lo segue come un’ombra. Il balletto dei pretendenti conferma l’evanescenza dei leader delle istituzioni europee e rafforza la sensazione di sudditanza dell’Europa.

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Emmanuel Macron ha messo a segno un colpo invitando Donald Trump a Parigi per l’inaugurazione di Notre Dame, sabato 7 dicembre, e trasformando l’evento in un appuntamento diplomatico con un incontro a tre con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Trump era presidente quando la cattedrale fu devastata da un incendio 5 anni fa. È stata restaurata a tempo di record e il capo di Stato francese gli ha fatto l’onore di metterlo al suo fianco durante la cerimonia. Trump è sensibile a questo tipo di attenzioni, ma si è mostrato accigliato per tutta la cerimonia, come se avesse voluto dimostrare che Macron non avrebbe potuto ingannarlo o forzargli la mano.

Trump, per contro, si è mostrato estasiato quando ha incontrato l’italiana Giorgia Meloni all’Eliseo dopo la cerimonia. Il suo sorriso parlava chiaro nella foto pubblicata su X, il social network di Ellon Musk. “Siamo andati molto d’accordo”, ha insistito Trump in un elogio rivolto al primo ministro italiano attraverso il New York Post, che ha riacceso le congetture sulle credenziali europee del presidente eletto degli Stati Uniti. Giorgia ha ottimi rapporti con Musk.

Viktor Orban deve aver avuto un attacco di gelosia. A differenza dei leader europei vicini a Trump, che sono stati molto discreti durante la campagna presidenziale negli Stati Uniti, il primo ministro ungherese ha mostrato apertamente il suo sostegno al candidato repubblicano. È stato il primo a congratularsi con lui per la sua vittoria e si vanta della stima di cui gode presso il presidente eletto. Ma Orban non è stato invitato a Parigi. Di conseguenza ha preso un aereo e si è recato a Mar-a-Lago, la residenza del miliardario in Florida, dove ha trascorso un pomeriggio con Donald ed Elon, documentato da una serie di fotografie pubblicate su X.

Orban sta spingendo il limite della temerarietà per entrare nelle grazie di Trump. Pro-russo, il leader ungherese si è posto come “facilitatore di pace” nei suoi contatti con Vladimir Putin e si dice convinto che Trump possa porre fine alla guerra in Ucraina. “Stiamo vivendo una situazione paradossale per quanto riguarda la guerra tra Russia e Ucraina: non siamo mai stati così vicini alla pace e allo stesso tempo la situazione non è mai stata così pericolosa. La radice del problema è che attualmente ci sono due presidenti americani: il presidente uscente e il presidente eletto. Uno vuole continuare la guerra, l’altro vuole fermarla”, ha detto Trump in occasione della visita a Mar-a-Lago: “Le cose saranno più semplici quando il presidente. Donald Trump entrerà in carica. Ci porterà la pace”. Due giorni dopo ha parlato al telefono con Putin.

Con questa gara al corteggiamento, l’Unione Europea sta mostrando il suo volto peggiore: quello della divisione. “È assolutamente chiaro che l’instaurazione di una vera pace e di una garanzia di sicurezza richiede la determinazione dell’America, l’unità dell’Europa e l’impegno incrollabile di tutti i partner verso gli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite”, ha avvertito Volodymyr Zelensky. “Nessuno deve promuovere la propria immagine personale a scapito dell’unità; tutti devono concentrarsi su un successo comune. L’unità in Europa è sempre stata la chiave per raggiungere questo obiettivo. Non si può discutere della guerra della Russia contro l’Ucraina senza l’Ucraina”, ha insistito il presidente ucraino.

Ma dov’è l’Ue? Il Presidente del Consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa, e l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Kaja Kallas, sono stati messi in ombra dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Gli stati membri agiscono in modo disordinato. Von der Leyen sta procedendo da sola, ma le sue iniziative stanno alienando i leader europei. La sua decisione di recarsi a Montevideo dopo aver nascosto fino all’ultimo le sue intenzioni di concludere un accordo di libero scambio tra l’Ue e i Paesi del Mercosur, respinto dalla Francia e da altri Stati membri, è considerata un errore di valutazione. Ha fatto arrabbiare Emmanuel Macron. Il presidente francese l’ha “disinvitata” all’inaugurazione di Notre Dame.

Ursula von der Leyen ha un altro nemico: Viktor Orban. Donald Trump ce l’ha con la Germania fin dal suo primo mandato. Ha umiliato la cancelliera Angela Merkel alla Nato. La vicinanza di Ursula von der Leyen con il presidente uscente, Joe Biden, e il suo consigliere alla Sicurezza nazionale, Jack Sullivan, potrebbe renderle un cattivo servizio quando si tratterà di trattare con l’amministrazione Trump per evitare i dazi sulle auto tedesche, ci ha detto un funzionario europeo che parla a condizione di anonimato. Criticare “l’Imperatrice”, il nuovo soprannome dato a Ursula von der Leyen a Bruxelles, è molto rischioso per i funzionari dell’istituzione.

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