Assegno di inclusione, nuovi requisiti Isee e 500 euro a chi fa formazione. Le novità in Manovra

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La maggioranza prova ad allargare la platea di beneficiari dell’assegno d’inclusione, lo strumento per la lotta alla povertà che ha sostituito il Reddito di cittadinanza e viene erogato a circa 700mila famiglie. Tra le modifiche alla manovra è stato depositato ieri un emendamento firmato dai relatori di maggioranza (Silvana Andreina Comaroli della Lega, Mauro D’Attis di Forza Italia, Ylenia Lucaselli di Fratelli d’Italia e Saverio Romano di Noi Moderati) che porta da 9.360 a 10.140 euro la soglia di reddito Isee da non superare per richiedere il contributo, mentre passa da 6mila a 6.500 euro il valore del reddito familiare massimo e da 7.560 a 8.190 il tetto di reddito massimo per i nuclei composti da anziani o disabili. Dovrebbero crescere anche i beneficiari del supporto in ottica di formazione per trovare lavoro o riconvertirsi: su questo versante l’Isee familiare massimo per accedere allo strumento passa da 6mila a 10.140 euro, mentre il “voucher” mensile per l’outplacement arriva a 500 euro contro i 350 attuali. La cosiddette “indennità di partecipazione” può essere prorogata per altri 12 mesi, se il lavoratore partecipa a un corso di formazione. Più in generale, per l’estensione dell’assegno d’inclusione la spesa autorizzata è di 5,66 miliardi per il 2024, 5,88 miliardi, per il 2025, 5.76 miliardi per il 2026, per sfiorare i 6 miliardi nel 2027 e 2028. Invece, per l’anno prossimo, gli strumenti per il supporto per la formazione e il lavoro potranno beneficiare di 711 milioni. Sempre nello stesso emendamento sono aggiunti 700 milioni nel fondo del ministero del Lavoro, che copre anche gli ammortizzatori sociali.

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LO SCENARIO

Da tempo il governo aveva annunciato di voler potenziare gli strumenti per combattere povertà e disoccupazione. Molto probabilmente un’accelerata in questa direzione è arrivata dopo le ultime stime di crescita per il 2025 (+0,7 per cento per il Pil) e il timore degli effetti delle grandi crisi industriali, come quelle dell’auto, sempre più all’orizzonte. Non a caso nel vertice di maggioranza del 24 i partiti di centrodestra avevano concordato di guardare per le modifiche a interventi per rispondere «alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e tessuto produttivo».

In questa direzione sempre in manovra, ma con un emendamento del governo, la garanzia del 50 per cento del fondo mutui per chi compra la prima casa si focalizzerà in futuro soltanto su «giovani coppie o nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, o a chi vive nelle case popolari, o ai giovani sotto i 36 anni». Mentre la durata degli effetti del beneficio sull’imposta di registro per chi ha comprato la sua prima casa e poi la rivende, passa da uno a due anni. Nelle prossime ore è atteso anche un rifinanziamento del fondo per le morosità involontarie. Sale la quota, utilizzando i fondi del Pnrr, di finanziamento per gli interventi di efficientamento elettronico negli edifici di edilizia popolare. Venti milioni all’anno, dal 2025 al 2029, per favorire gli interventi necessari a limitare la «vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio privato nell’area dei Campi Flegrei».

Sul fronte sociosanitario sale di mezzo punto – intorno ai 60 milioni – il tetto di spesa per le prestazioni garantite al servizio sanitario dalle strutture del privato convenzionato. Dietro questa scelta, c’è la volontà del governo di decongestionare i pronto soccorso degli ospedali pubblici. Per favorire la cosiddetta «umanizzazione delle cure» si chiede alle strutture di «adottare modelli organizzativi, protocolli, assetti gestionali e procedure amministrative» per venire incontro «ai bisogni di cura del malato e delle sue esigenze terapeutiche complessive». Novantaquattro milioni, poi, sono destinati al fondo per le dipendenze patologiche istituito presso il ministero della Salute. Per disciplinare i «meri profili contabili», e riconoscere il ruolo dei caregiver, confluiranno nel Fondo nazionale per la non autosufficienza le risorse per aiutare chi si prende cura a livello familiare di minori, anziani e disabili. Per chi soffre di patologie oncologiche vengono prorogate per un anno le modalità semplificate per farsi autorizzare «le revisioni delle prestazioni già riconosciute».

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