«Un fallimento, Zaia ne renda conto»

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Non sono mancate le reazioni dell’opposizione sul tema anti-referendum relatico all’autonomia del Veneto.

Alessandro Zan

Alessandro Zan, deputato e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico: «Quella di Zaia che invita gli elettori a disertare le urne in caso di referendum contro la pessima autonomia differenziata appare ormai come la mossa disperata di un capitano che sta vedendo la sua nave affondare definitivamente. Dopo la decisione di oggi della Cassazione, dobbiamo attendere il pronunciamento della Consulta sulla fattibilità del referendum: in ogni caso quando i cittadini sono chiamati a esprimersi è sempre un esercizio democratico che merita rispetto, soprattutto da chi ha incarichi istituzionali apicali come Zaia. E se si farà, il referendum sarà il colpo di grazia a questo progetto, già di fatto smantellato dalla Corte Costituzionale, anche se Calderoli e lo stesso Zaia tentano di autoconvincersi del contrario. E si guardino allo specchio per trovare i responsabili di questo fallimento, perché la colpa è solo loro e di tutto il governo Meloni: si sapeva che la legge Calderoli sarebbe andata a sbattere, una legge scritta male e incostituzionale, ma sono voluti andare comunque avanti. I veneti, come tutti gli altri cittadini italiani, meritano una discussione seria e concreta sull’autonomia – in quello che è il perimetro fissato dalla Costituzione -, non propaganda e ideologia. La legge Calderoli è morta, Zaia se ne faccia una ragione e dovrà rendere conto al Veneto di questo fallimento».

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Arturo Lorenzoni

Dichiara invece Arturo Lorenzoni, consigliere regionale e portavoce dell’opposizione: «La Cassazione ha dichiarato legittimo il referendum che chiede di abrogare totalmente l’autonomia differenziata. Una buona notizia”. Così il consigliere regionale Arturo Lorenzoni: “Qualche mese fa ho firmato con convinzione a favore del referendum abrogativo della legge Calderoli. Come dimostrato dall’ultima sentenza della Consulta, quel testo è un pasticcio e non può portare che problemi ai nostri cittadini, anche in Veneto, dove l’idea dell’autonomia è assai popolare”. “Non si può procedere per ideologia, servono concretezza e idee chiare, che mancano a questa maggioranza. Solo un esempio: regionalizzare le reti dell’energia e dei trasporti, per parlare di ciò che conosco bene, sarebbe una iattura per tutti”. Nel frattempo, conclude Lorenzoni, “il presidente Luca Zaia continua a dichiarare che va tutto bene e il percorso procede senza intoppi. Evidentemente sta guardando un altro film».

Elena Ostanel

Non è da meno Elena Ostanel, consigliera regionale de Il Veneto che Vogliamo: «In aula, durante la discussione sulla legge di stabilità regionale, al presidente Zaia ho ricordato che il compito di chi governa una Regione è di pensare a chi non riesce a correre perché gli manca il supporto della Regione ormai da 15 anni: penso ad esempio alla questione giovanile dove i dati ci raccontano di un’emergenza. Da quando Zaia è al governo della Regione circa 300.000 veneti si sono iscritti all’anagrafe dei residenti all’estero, lasciando quindi la nostra Regione. Ma penso anche a chi è rimasto in Veneto, come i giovani che vanno a scuola, nella Regione del nord con la situazione più critica per quanto riguarda la raggiungibilità degli istituti con i mezzi. Al presidente ho anche fatto un appello per l’approvazione di una legge quadro sui giovani, considerando anche l’impegno assunto grazie ad un mio emendamento alla nota di aggiornamento al Defr. Serve dare a questa regione una legge dedicata che faccia capire alle nuove generazioni che ci stiamo occupando di loro e che stiamo facendo tornare chi oggi è all’estero dando loro opportunità. È ancora fermo in Commissione il mio progetto di legge, insieme a quelli a prima firma Zaia e Brescacin. Basta metterli assieme e uscire entro la fine della legislatura con una legge chiara e a supporto delle future generazioni. Per trovare i fondi per dare le gambe a questa e altre proposte noi abbiamo sempre proposta una cosa semplice: la richiesta di un piccolo contributo solo al 6% dei veneti (non toccando il 94% di loro) con redditi sopra i 50.000 euro anno, invece che una tassa indiscriminata a tutte le imprese, piccole e grandi, colpendo di fatto due volte aziende e famiglie: con la nostra proposta chirurgica avremmo 125 milioni di entrate, con l’Irap proposto dalla giunta solo 80. Alla fine del mio discorso al presidente ho voluto ricordare anche la battaglia a lui, a parole, tanto cara: quella sul fine vita, sulla quale più volte gli ho chiesto di riferire in Commissione. L’ho fatto portando i dati di un accesso agli atti effettuato nelle scorse settimane, dal quale risulta che dal 2022 al 2024 sono stati 15 i cittadini che hanno fatto richiesta di accesso al suicidio medicalmente assistito, come stabilito dalla Corte costituzionale, nella nostra Regione. Di questi due sono deceduti prima della conclusione della valutazione, a dimostrazione che è necessario arrivare a garantire tempi e modalità certe, come chiedevamo in Aula con la proposta di legge di iniziativa popolare a gennaio. Noi non ci siamo fermati al 16 gennaio ma abbiamo continuato la nostra battaglia, non vogliamo essere gli unici».



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